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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 30
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originale
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[30] Quando igitur duobus generibus iniustitiae propositis adiunximus causas utriusque generis easque res ante constituimus, quibus iustitia contineretur, facile quod cuiusque temporis officium sit poterimus, nisi nosmet ipsos valde amabimus, iudicare. Est enim difficilis cura rerum alienarum. Quamquam Terentianus ille Chremes "humani nihil a se alienum putat"; sed tamen, quia magis ea percipimus atque sentimus, quae nobis ipsis aut prospera aut adversa eveniunt, quam illa, quae ceteris, quae quasi longo intervallo interiecto videmus, aliter de illis ac de nobis iudicamus. Quocirca bene praecipiunt, qui vetant quicquam agere, quod dubites aequum sit an iniquum. Aequitas lucet ipsa per se, dubitatio cogitationem significat iniuriae.
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traduzione
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30. Noi poco fa abbiamo chiarito le due forme dell'ingiustizia, aggiungendovi le cause dell'una e dell'altra; e prima ancora avevamo definito la vera essenza della giustizia; sicch? ora potremo facilmente determinare quali siano i nostri particolari doveri nelle singole circostanze, se non ci far? velo l'eccessivo amore di noi stessi: perch? ? ben difficile il prendersi a cuore gl'interessi altrui. Ha un bel dire Cremete di Terenzio:
"Sono uomo: non c'? nulla di umano che non mi riguardi";
ma tuttavia, poich? ci toccano ben pi? i sensi e il cuore le fortune e le sfortune nostre che non quelle degli altri (queste noi le vediamo, per cosi dire, a gran distanza), diverso ? il giudizio che facciamo di di quelli e di noi. Saggio perci? ? il consiglio di chi ci ammonisce di non far cosa alcuna della cui giustizia o ingiustizia siamo in dubbio. La giustizia risplende di un suo proprio splendore; il solo dubbio implica sempre un sospetto d'ingiustizia.
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