Data:
09/10/2002 15.51.14
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Cicerone, Tusculane, IV, 37-38
E allora, chiunque [hic, quisquis est qui] si mostri tranquillo nell'intimo [lett. animo] e in amore ed accordo con se stesso [sibique ipse placatus], in virt? della (propria) moderazione e fermezza - tal che non si lasci logorare dalle preoccupazioni, n? abbattere dal timore, n? (tantomeno) consumare da un desiderio insaziabile [conviene riassumere cos?: nec sitienter quid expetens ardeat desiderio] o corrompere ["deliquescat"; il dizionario IL rende questo termine, proprio in riferimento a questo passo, con (fig.) "perdere di fermezza"] da una vana euforia - (ebbene) costui ? (proprio) il saggio che stiamo cercando, ? lui il felice (per eccellenza), (dato che) a lui nessuna umana piccolezza [nihil humanarum rerum] pu? sembrare (tanto) intollerabile da sconfortarlo o tanto augurabile da esaltarlo [insomma, il saggio ? refrattario alle piccole, grandi gioie e dolori dei comuni esseri mortali?]. Del resto, cosa riveste grande importanza, tra le umane faccende, per chi (come lui) comprende [lett. la costruz. ? al passivo] la (vera) eternit? e grandezza dell'universo [domanda retorica; risposta: nulla]? E quale, tra le umane preoccupazioni - tenendo conto dell'estensione effimera della (nostra) vita - potrebbe apparire importante al saggio, ch'? cos? sempre all'erta e vigile [sic excubat animo] che nulla di nulla potrebbe mai coglierlo di sorpresa [conviene riassumere cos?: ut nihil inprovisum, nihil inopinatum, nihil omnino novum, possit accidere ei]? E poi, egli [idem, sempre lui] ha un cos? serrato controllo delle situazioni [intendit aciem (vista, sguardo) ita acrem (sottile, acuto, penetrante) in partis (= -es) omnis (= -es)] che scorge sempre la dimora dove poter vivere senza (ricevere) fastidio e tristezza, per quanto - qualunque accidente la sorte (gli) riservi [lett. invexerit; legge dell' "anteriorit?" temporale] - egli la sopporti (sempre) in modo tranquillo e distaccato. Cos? facendo, non solo storner? la sofferenza, ma altres? tutte le altre passioni. Per concludere [autem], un animo libero da queste (preoccupazioni e passioni) rende, in maniera perfetta e assoluta, (gli uomini) beati, mentre un animo in preda alle passioni [concitatus] e distolto dalla giusta e conveniente condotta razionale, non solo pregiudica la (propria) fermezza, ma anche la (propria stessa) salute.
Trad. Bukowski
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