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Bukowski
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Re: Cicerone
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Data:
16/10/2002 5.24.02
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Cicerone, Orazione al popolo, 19-20
Chiunque pensi che i miei princ?pi siano mutati, che il mio coraggio sia svanito, che la mia forza d'animo sia venuta meno, si sbaglia, e di grosso. Certo, tutto ci? che la violenza, l'ingiustizia, la cattiveria degli uomini malvagi mi ha potuto sottrarre, me l'ha (effettivamente) estorto, anzi rubato, anzi l'ha distrutto [eripuit, abstulit, dissipavit; climax ascendente; Cicerone, stoicamente, distingue tra le ricchezze materiali, passibili agli sconvolgimenti della fortuna, e quelle spirituali, che rimangono immutate, come affermato qui di seguito]; ma ci sono cose che non si possono sottrarre ad un vero uomo, mai e poi mai [lett. ci? che non pu? essere sottratto ad un vero uomo (viro forti), (ebbene) gli resta e (sempre) gli rester?]. Con questi miei occhi [ego rafforzativo] ho visto Caio Mario - uomo di estremo coraggio e valore, mio conterraneo [Mario era nativo dello stesso "municipium" di Cicerone, Arpino]; una sciagurata coincidenza, per dirla cos? [quasi], ha voluto [lett. dovemmo? per una certa?] che entrambi dovessimo combattere non solo contro i nostri nemici politici [lett. contro coloro che avevano voluto distruggere?], ma anche contro il destino - ho visto, dicevo, Caio Mario [eum], per quanto (oramai) molto anziano, non solo non scoraggiato [non infracto animo] dall'entit? della sciagura (toccatagli), ma addirittura vivo di una rinnovata forza. Con queste mie orecchie [ego rafforzativo] l'ho sentito definirsi spacciato e miserabile all'epoca in cui - esule dalla patria, che pur aveva liberato dall'assalto (dei barbari) - vide i suoi beni cadere in mano ai nemici e distrutti, vide il suo giovane figlio vittima della stessa sorte sciagurata; quando, immerso in acque paludose [con questo espediente di "mimetizzazione" Mario riusc? a sfuggire ai sicari di Silla], riusc? a sopravvivere [corpus ac vitam suam conservaret] (solo) grazie al misericordioso aiuto degli abitanti di Minturno; quando, giunto in Africa su una piccola imbarcazione (di fortuna), si present? disgraziato e supplice a cospetto di coloro i quali (un tempo) proprio lui aveva messo a capo di quei regni. (E gli sentii dire che) una volta recuperato il potere [dignitate] [Mario torn? a Roma, profittando dell'assenza di Silla e mettendo in atto un vero e proprio putsch militare: si abbandon? a proscrizioni e si fece rieleggere console, pur morendo poco dopo], avrebbe dovuto conservare [non commisurum ut non haberet; conviene cassare i due "non" e volgerli in affermazione] quella (sua) grandezza d'animo che mai l'aveva mai abbandonato, tanto pi? che aveva recuperato tutto il maltolto. Ma, in effetti, tra me e lui c'? una sostanziale differenza: egli si vendic? [ultus est - ulciscor] sui suoi nemici col mezzo a lui pi? congeniale [ea ipsa re qua re plurimum potuit]: le armi; io, invece, ricorro al mezzo che ho sempre usato: la politica [rendo cos? "oratione"; lett. la parola, il discorso]; perch? lui viveva di scontri e rivolte armate; il mio ideale, invece, ? una vita tranquilla e pacifica [bugiardo eheheheh].
Trad. Bukowski
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• Cicerone Re: Cicerone
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