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profilo essenziale di storia del diritto romano

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L'ETA' MONARCHICA

Leggende relative al periodo regio.

Sia Livio che Dionigi di Alicarnasso raccontano di Enea e di suo figlio Ascanio, fondatore di Alba Longa. L’ultimo re di Alba ebbe due figli, Amulio e Numitore; Amulio detronizzò Numitore, ma dalla figlia di quest’ultimo, Rea Silvia, nacquero due gemelli, Romolo e Remo. Romolo, esule da Alba Longa, avrebbe fondato Roma, ponendole a capo un Rex e suddividendone la popolazione in tre tribù (Ramnes, Tities, Luceres). A lui risalirebbero anche i comizi curiati, il Senato composto da 100 membri e la divisione della popolazione in patrizi e plebei. Egli avrebbe governato come i magistrati repubblicani, vale a dire, presentando le leggi ai comizi e rispettando i pareri del Senato. Altrettanto avrebbero fatto i suoi
Numa Pompilio
successori latini: Numa Pompilio (cui sono attribuite le istituzioni religiose), Tullo Ostilio (che fondò Ostia e distrusse Alba Longa), Anco Marzio (che ingrandì la città). Alla morte di quest’ultimo sarebbe salito al trono Tarquinio Prisco, di origine etrusca, che avrebbe dato alla regalità gli attributi esteriori del comando e governato dispoticamente. Successivamente avrebbe regnato Servio Tullio, non etrusco, al quale sono attribuite alcune riforme di carattere popolare. Infine sarebbe salito al trono Tarquinio il Superbo che avrebbe governato da tiranno. Quest’ultimo avrebbe recato offesa ad una matrona e sarebbe stato perciò detronizzato (509 a.C.) demarcando il passaggio dall’età monarchica a quella repubblicana. In realtà i primi due re non sono mai esistiti ma sono eroi eponimi. Il numero di re che ci è stato tramandato è un numero sacro ma in realtà sono senz’altro stati più numerosi. A partire dalla dominazione etrusca la città si popola notevolmente e si assiste ad un cambiamento in senso commerciale dell’economia locale (trattato commerciale con Cartagine). Non c’è ancora espansione coloniale in quanto la città antica è “città-stato”.


L'origine storica di Roma.

Sulle origini storiche di Roma sono state avanzate molte ipotesi basate su ricerche archeologiche e glottologiche. Alcuni studiosi sostengono l’esistenza di Roma già prima della dominazione etrusca; altri propendono per l’origine etrusca.

Roma, città latino-sabina. Per gli studiosi che sostengono tale ipotesi, i primi stanziamenti nella zona latina risalgono al X secolo e la città sarebbe sorta, non per associazione, ma per successivi ampliamenti di un nucleo primitivo durante i secoli IX e XIII a.C.

Roma, città etrusca. Per i sostenitori di tale ipotesi esistono tracce di stanziamenti pre-etruschi sul Palatino ma questi rappresentavano solo confederazioni fra villaggi. Furono gli etruschi i primi a introdurre il tipo della “città-stato” in Italia. Comunque, se Roma non è propriamente di origine etrusca, è etrusca senz’altro la Costituzione cittadina.

Il processo formativo della città e la distinzione della popolazione fra patrizi e plebei. La storiografia moderna pone come organismo originario la familia, facendo derivare da questa organismi più ampi come la gens e la civitas. Questa opinione non tiene conto della circostanza che l’organizzazione primitiva non era la famiglia, ma la comunità indifferenziata. L’ipotesi più probabile è quindi quella gentilizia – cioè di una federazione di gentes – che, pur non disconoscendo la possibilità di una formazione delle gentes nell’ambito di più vaste comunità, né la compresenza di organismi minori, riconosce alla gens il carattere di una organizzazione politica sia perché in essa si verificava il primo limitato fenomeno di divisione in classi, sia perché essa non aveva vincoli di sangue ma etnici.
Osserviamo i fatti: si ha una città stato solo se esiste una economia commerciale; infatti ad un’economia agricola corrisponde una struttura gentilizia, aristocratica, gerarchica, territoriale, che non conosce lo schiavo, ma solo il cliente che ne è elemento estraneo con esclusivi compiti di difesa.
La città-stato è un modello etrusco. Nel 754 a.C. gli etruschi ebbero la loro massima espansione territoriale a sud, e giunsero al Tevere; all’altezza dell’isola Tiberina fondarono la loro più avanzata base commerciale, trovandovi però una popolazione locale a struttura tribale (gentilizia). Nacque così un lunghissimo conflitto tra il modello etrusco importato della città-stato e quello latino locale (gentes). In una prima fase la struttura gentilizia ebbe la meglio perché più solida (è il periodo in cui le assemblee
senatori
sono divise per curie); nella seconda fase i re acquisirono maggior potere ed entrarono in contrasto con il Senato di origine gentilizia (è il periodo dei comizi centuriati divisi per censo). Si ebbe dunque un cambiamento sociale, politico ed economico, insomma il passaggio da un modello politico statico ad uno dinamico. Il quel periodo i clienti si staccarono dalla gens e si unirono al resto della plebe di origine alluvionale.
L’elemento razziale può perciò essere preso in considerazione per spiegare la differenza tra patriziato e plebe, ma solo riguardo alla maggiore omogeneità del patriziato. Oltre alla struttura socio-politica, il divario tra patrizi e plebei era dovuto ai diversi culti e al “connubium”.

Organi e istituzioni dell'età monarchica.

L’età monarchica si presenta divisa in due fasi. Nella prima fase si ritiene che non esistesse una vera e propria città ma un “sinecismo”, cioè una riunione di villaggi; solo nella seconda fase si ha una vera città-stato sotto l’influenza etrusca.
Nella prima fase lo stato è federativo raggruppando numerosi insiemi di individui (gentes); in questa struttura il re deve esistere in quanto costituisce la forma più semplice di legame federativo. Tale figura va intesa come coordinatrice di funzioni religiose e militari.
Nella seconda fase i re vengono presentati come figure dispotiche poiché la storia di questo periodo è scritta da elementi aristocratici contrari al potere regio. I re etruschi immettono nel diritto romano il concetto di “imperium”. L’attribuzione del potere al re avveniva con la “lex curiata de imperio” in un primo tempo rappresentata da un giuramento di fedeltà e successivamente un vero e proprio atto di sottomissione al sovrano. L’unico ostacolo era rappresentato dal Senato comunque notevolmente indebolito a partire dalla dominazione etrusca.

Il comizio curiato. Il comizio curiato, costituito da tutto il popolo, rappresenta il più antico organo che la storia di Roma ricordi. Secondo la tradizione fu Romolo a dividere la popolazione in tre tribù ed ogni tribù in 10 curie. Quanto alle competenze possiamo certamente escludere le funzioni elettorali, legislative e giurisdizionali. In effetti, anche per quanto riguarda la lex curiata de imperio occorre precisare che non si tratta di una lex o di una investitura ma di un semplice atto con cui il popolo riconosce l’autorità del magistrato supremo e si obbliga a sottostare al suo imperium.

Il Senato. Il Senato era l’assemblea dei patres o degli anziani. La dottrina ritiene che il Senato avesse un carattere originario e fosse depositario della sovranità che veniva, solo in un secondo tempo, delegata al rex. Le tre funzioni più antiche del Senato erano:
  1. l’interregnum, che si attuava quando veniva a mancare il rex. Gli auspici tornavano al Senato e i Senatori esercitavano l’imperium a turno per cinque giorni ciascuno;

  2. l’auctoritas, che consisteva in una sorta di ratifica delle deliberazioni ma non sappiamo se popolari o regie;
  3. lo ius belli et pacis, che consisteva nella titolarità del diritto di concludere foedera o di decidere le guerre.
I comizi centuriati. Creazione regia furono anche i comizi centuriati, attribuiti tradizionalmente a Servio Tullio. Essi erano ordinati in 193 centurie, ordinate gerarchicamente per censo, che erano al tempo stesso distretti di leva e unità di voto. Risultavano:

classe centurie milizia censo in assi
equestre 18 cavalleria 100.000
I 80 fanteria pesante 100.000
II 20 fanteria pesante 75.000
III 20 fanteria pesante 50.000
IV 20 fanteria leggera 25.000
V 30 fanteria leggera 11.000 o 12.000
extra classem I 2 aggregati alla I classe
extra classem V 2 aggregati alla V classe
extra classem 1 proletari esclusi dal servizio militare e dai diritti politici



La giurisdizione civile e quella penale.

Nella giurisdizione civile i poteri del re riguardano la legis actio sacramento mediante la quale egli decideva su una causa tra due individui che avevano giurato.
Nella giurisdizione penale i due reati principali sono la codardia che – in quanto reato militare riguarda sempre il re – e l’omicidio. Quanto a quest’ultimo, se riguardava l’uccisione di un uomo – in quanto soggetto politico – era di competenza del re; se riguardava l’uccisione di una donna era di competenza della famiglia. In quest’età primitiva alla base del processo penale stava il concetto di espiazione sacrale. I tipi di espiazione erano due: la consecratio, cioè l’esclusione dell’individuo dalla collettività; il deo necari, cioè l’uccisione del colpevole per reati molto gravi quali la proditio (il tradimento), la seditio (la ribellione), la defectio (la diserzione), la perduellio (alto tradimento) e il parricidium.