torna alla home della sezione

profilo essenziale di storia del diritto romano

riduci dimensione carattereaumenta dimensione carattere
 


L'ETA' REPUBBLICANA/4
pagina 1 2 3 4

Pompeo e Cesare.

Dopo la morte di Silla iniziò il periodo delle “grandi personalità”: ciò rispecchia la decadenza del sistema
Pompeo
oligarchico. Il Senato – organo dell’oligarchia – aveva cessato di essere la guida dello Stato al tempo delle guerre civili. Le assemblee popolari, inoltre, avevano perso gran parte del loro significato politico e rappresentativo con l’estensione della cittadinanza agli italici.
Nel 76 Pompeo ottenne il comando della guerra contro Sertorio, che durava dall’80, e la portò a termine nel 72, ricevendo poi il comando nella guerra contro Spartaco. In questa guerra apparve la figura di Licinio Crasso con cui Pompeo divise il consolato nel 70.
Nello stesso anno inoltre:
  • furono abrogate completamente le riforme di Silla;
  • tornò in vigore la lex Hortensia de plebiscitis del 286;
  • vi fu una nuova coalizione tra equites e populares nelle assemblee;
  • fu esiliato Verre, propretore della Sicilia, accusato “de repetundis” da Cicerone: in realtà si trattò di uno scandalo politico per far passare la lex Aurelia.
Nel 67 scoppiò la guerra piratica e la lex Gabinia affidò il comando dell’esercito a Pompeo, attribuendogli poteri enormi. Terminata la guerra piratica, Pompeo fu inviato contro Mitridate nel 66. Qui non si limitò a concludere il conflitto ma conquistò ingiustificatamente anche la Siria e la Palestina che organizzò a suo profitto.
Con Pompeo, dunque, i poteri militari vengono prolungati indefinitivamente, e ciò sarà un elemento di disgregazione dello Stato, perché un tale tipo di imperium è contrario ai principi repubblicani.
Nel 64, appoggiato da esponenti dei Senatori e dei cavalieri, si candida al consolato Catilina, esponente della nobiltà più antica. Ma fu proprio la factio che temeva Catilina per i suoi progetti innovatori, ad opporgli l’homo novus Cicerone, che infatti ottenne il consolato. Durante il consolato di Cicerone la situazione precipitò: Catilina venne accusato di gravi misfatti, il Senato emanò un senatus consultum ultimum, Catilina si rifugiò a Pistoia dove venne sconfitto e ucciso.
Nel 60 venne stipulato un accordo privato per la guida dello Stato fra tre personaggi: Crasso, Pompeo e Cesare. Quest’ultimo era nato nel 100 dalla gens Iulia, antichissima ma con un patrimonio dissestato. Era stato governatore della Spagna e era diventato console nel 59. In quest’anno Cesare propose moltissime leggi:
  • fece ratificare l’operato di Pompeo in Asia;
  • fece votare una legge agraria munita di “sanctio”;
  • fece approvare molti provvedimenti favorevoli ai cavalieri;
  • fece votare la lex Iulia de repetundis.
Nel 59 un tribuno di fiducia di Cesare, Vatinio, fece approvare una legge che concedeva a Cesare il governo della Gallia Cisalpina per 5 anni.
L’anno successivo un altro tribuno, Clodio, fa approvare numerose leggi fra cui:
  • una lex frumentaria;
  • una legge che costituisce l’isola di Cipro in provincia con il fine di allontanare Catone – chiamato a governarla – nemico di Cesare;
  • una legge che toglieva agli auguri l’obnuntiatio, cioè la facoltà di opporsi alle leggi adducendo motivi religiosi.
Clodio fece anche esiliare Cicerone per aver fatto uccidere i catilinari senza un regolare processo e solo in base ad un senatus consultum ultimum. Si trattò dello scontro fra due principi: quello aristocratico, secondo il quale un senatus consultum ultimum autorizzava ad uccidere i cittadini romani dichiarati nemici pubblici; e quello democratico, secondo il quale ogni cittadino poteva essere condannato a morte soltanto dopo un processo. L’esilio di Cicerone non durò comunque a lungo: nel 57 fu richiamato a Roma in quanto Cesare aveva bisogno di riconciliarsi con il mondo Senatorio e quello equestre.
Cesare
Nel 56 i triumviri stipularono a Lucca un secondo accordo: Pompeo e Crasso avrebbero avuto il consolato nel 55 e Cesare avrebbe avuto il comando della Gallia per altri cinque anni. Dopo il consolato Crasso andò a governare la Siria e a combattere i Parti; Pompeo, che sarebbe dovuto andare in Spagna, restò a Roma. Crasso morì nella battaglia di Carre del 53; Pompeo venne eletto console senza collega.
Nel 52 terminò la guerra gallica con la romanizzazione di tutta la Gallia.
Nel 49 il mandato di Cesare scadeva ma questi non volle deporre l’imperium per non finire sotto processo. Nel 49 Cesare passò il Rubicone con l’esercito contravvenendo alle leggi di Silla; il Senato emise un senatus consultum ultimum ma Cesare giunse a Roma e la occupò. In seguito inseguì Pompeo e lo sconfisse a Farsalo nel 48. Tornato in Italia si fece eleggere dittatore per 10 anni nel 46, console unico nel 45, dittatore a vita, imperator, tribuno a vita, pontefice massimo e padre della patria nel 44. Portò il Senato a 900 membri, estese la cittadinanza romana alla Gallia Cisalpina, fece votare una legge sull’unificazione dei municipi. Nel 44 venne ucciso.


La giurisprudenza in età repubblicana.

La prima grossa novità, risalente al 242, è l’introduzione del pretore peregrino. Davanti a questi non erano esperibili le legis actiones e nasce così il processo formulare nel quale il pretore invia al giudice una specie di “biglietto di istruzioni” nel quale si mette in evidenza il punto centrale della controversia. Con la lex Aebutia viene esteso il processo formulare anche alle controversie tra cittadini romani. L’uso delle formule, però, rende il diritto estremamente frammentario e perciò la giurisprudenza si occupa soltanto della casistica. Tutto ciò porterà alla creazione dell’Editto pretorio, un albo di formule fisse proposte da ciascun pretore, che si ripete di anno in anno e si arricchisce grazie all’intervento di alcuni pretori più esperti. Il diritto pretorio che così nasce non può derogare dallo ius civile, ma lo può interpretare favorendone un’applicazione meno meccanica, perché il pretore è il “dominus” del processo. Nascono con il tempo nuove formule:
  • le formule in factum, per situazioni concrete non previste dallo ius civile;
  • le formule fitticiae, con cui si da per esistente un certo presupposto per rendere possibile l’esperimento di un rimedio giudiziale;
  • le actiones utiles, con cui si adattavano i principi civilistici a casi non contemplati.
Vengono inoltre introdotti i principi della bona fides e quello opposto del dolus. Giuristi come Manio Manilio e Giunio Bruto ricercano la possibilità di interpretazioni in base a leggi posteriori a quelle decemvirali, mores e principi equitativi. In seguito nasce l’attività definitoria che tende a determinare i singoli istituti. In tal senso, Quinto Mucio Scevola fu il primo a comporre un trattato giuridico unitario. Mentre in tutta l’età repubblicana il giurista è sempre stato un uomo politico, nella tarda repubblica si assiste al suo progressivo distacco dalla vita politica, con un notevole incremento della produzione dottrinale.


la fine della Repubblica: Augusto e l’inizio del principato.

Alla morte di Cesare, le classi sociali si trovarono di nuovo in conflitto. Alla guida dei democratici, degli
Ottaviano giovane
equites e dell’esercito, troviamo Marco Emilio Lepido e Marco Antonio. Quest’ultimo era riuscito a farsi attribuire il governo della Gallia dall’assemblea e non dal Senato che, dunque, gli mandò incontro i due consoli con un esercito: entrambi i consoli morirono nella battaglia di Modena. Nel frattempo Cicerone credette di aver trovato in Gaio Ottaviano – figlio adottivo di Cesare – un campione da opporre ad Antonio. Ma Ottaviano, eletto console, strinse un accordo con Antonio e Lepido: nacque allora il secondo triumvirato, questa volta legalizzato da una lex Titia che nominava i tre triumviri rei publicae constituendae. Essi si divisero il governo delle province che – dopo la legge di Silla che scindeva l’imperium domi dall’imperium militiae – era l’unico modo per aver a disposizione un esercito: Ottaviano ottenne l’Africa e le isole, Lepido la Gallia Narbonese e la Spagna, Antonio la Gallia Cisalpina. Subito dopo la costituzione del triumvirato, Cicerone venne inserito nelle liste di proscrizione; Bruto e Cassio furono uccisi nella battaglia di Filippi del 42 dall’esercito di Antonio e di Ottaviano. Dopo Filippi vi fu in Italia un enorme sconvolgimento: 170.000 veterani furono lasciati liberi di occupare il suolo italico e l’agricoltura dopo questo colpo non si risollevò più.
Lepido fu tolto di scena, mandato prima ad amministrare la Sicilia e poi eletto pontefice massimo; rimanevano Antonio e Ottaviano che si divisero l’impero: a Ottaviano l’Occidente; a Antonio l’Oriente con l’incarico di far guerra ai Parti. Mentre Ottaviano riusciva a ripristinare il potere degli organi repubblicani, Antonio invece di far guerra ai Parti si trasferì in Egitto dove legò con la regina Cleopatra. Nel 32 Ottaviano rese noto il testamento di Antonio che lasciava alcun territori romani all’Egitto: il Senato affidò quindi ad Ottaviano il compito di muover guerra all’Egitto e ad Antonio, dichiarato nemico pubblico. Ottaviano sconfisse Antonio ad Azio nel 31 e fece dell’Egitto un suo possedimento personale che trasferì ai suoi successori.
Ottaviano fu console dal 31 al 23 e fino al 28 rimase triumviro senza colleghi. Nel 27 dichiarò di volersi ritirare a vita privata ma dietro supplica del Senato accettò l’amministrazione di alcune province; nel 23 deposto il consolato, accettò l’imperium proconsulare maius e la tribunicia potestas, due cariche che successivamente mantennero tutti gli altri imperatori; nel 12 fu nominato pontefice massimo a vita. Infine cambiò nome: si fece attribuire i titoli di imperator in quanto governatore delle province e capo dell’esercito, Caesar in quanto figlio adottivo di Cesare, Augustus.
Egli conservò tutti gli istituti giuridici e le formule costituzionali repubblicane: ciò è scritto nell’epigrafe del Monumentum Ancyranum, una stele ritrovata ad Ankara, in cui Augusto parla in prima persona definendo le proprie azioni “res gestas divi Augusti”. Egli vuole essere considerato un restauratore che ha posto termine alle guerre e restaurato la Repubblica .
Quale capo dell’esercito, Augusto si preoccupò della sua riorganizzazione:
  • le legioni vengono portate a 25, ognuna di 5.000 uomini divisi in 10 coorti;
  • vi sono poi i pretoriani, la guardia ufficiale dell’imperatore formata da 9 coorti di 1.000 uomini con notevoli vantaggi rispetto ai legionari;
  • infine quattro flotte, stanziate a Marsiglia, Ravenna, Miseno e in Grecia.
Si calcola che sotto le armi servissero almeno 500.000 uomini su 4.000.000 di cittadini: nasceva il problema della carenza di uomini.
In conclusione, non si può parlare di Augusto come di un magistrato con poteri straordinari; certo i suoi poteri non derivano da alterazioni violente della costituzione ma dall’introduzione di competenze nuove in materie nuove e dall’integrazione delle strutture preesistenti con nuove strutture che si erano rese necessarie:
  • una amministrazione centralizzata;
  • una nuova organizzazione dell’esercito;
  • un fisco unitario.
Ottaviano imperatore
Tutto questo nuovo apparato fa capo al princeps che naturalmente ha bisogno di numerosi collaboratori, scelti solitamente fra gli schiavi poiché privi di capacità giuridica. La struttura burocratica che si va formando è essenzialmente diversa da quella repubblicana: il magistrato repubblicano è investito dei suoi poteri dal popolo; il burocrate di questo periodo è un funzionario con poteri amministrativi legittimati dal principe. Scelti dal principe, i magistrati persero molti poteri; i consoli divennero prima 4, poi 8 fino a 25, divisi in ordinari, eponimi e suffecti; i pretori divennero 16 con la creazione di nuovi pretori per singole materie; i proconsoli vennero inviati ad amministrare le province Senatorie; i Senatori vennero ridotti da 900 a 600. Gli equites si orientano verso la carriera burocratica in quanto gli appalti delle province Senatorie sono ben poca cosa; la plebe ha perso il potere legislativo dei concilia in quanto le leggi sono presentate dai consoli o da Augusto stesso ai comizi centuriati.
Per quanto riguarda la giurisdizione, Augusto riorganizza la materia con le leggi Iulia iudiciorum privatorum e Iulia iudiciorum publicorum; fa inoltre votare una lex sumptuaria per la repressione del lusso e si occupa di legislazione in campo matrimoniale e relativa agli schiavi. In quest’ultimo campo tre leggi, la Fufia Caninia, la Aelia Sentia, la Iunia Norbana, pongono una nuova disciplina fondata sulla limitazione del diritto del padrone di manomettere (liberare) lo schiavo rendendolo così cittadino.
L’economia dell’epoca Augustea è di tipo monetario, basata sul commercio e non produttiva: si sarebbe dovuto alimentare il circuito monetario attraverso una politica di conquiste cui Augusto era però contrario; ciò porterà alla crisi economica del III secolo.
Se la vera legislazione finisce con Augusto, con lui nascono fonti normative diverse. In età repubblicana, il Senato non può emanare leggi, ma ne può raccomandare una determinata interpretazione: su questa base nascono in epoca augustea i senatoconsulti normativi, che integrano anche le antiche leggi comiziali.
L’imperium proconsulare maius conferisce ad Augusto la facoltà di emanare editti validi per tutte le province: uno degli esempi più importanti è l’Editto ai Cirenei con il quale viene modificata la lex Iulia de repetundis creando un tipo di processo più rapido, per questa materia, da svolgersi davanti al Senato. Gradualmente questa procedura si estende anche ad altre materie: in particolare il Senato viene reso arbitro della giurisdizione sui propri membri in campo criminale.
Viene estesa la nozione di reato maiestas alle lesioni dell’assetto costituzionale; la cognitio extra ordinem, che si estende al di fuori dell’ordo iudiciorum delle quaestiones perpetue, finisce per assorbire in gran parte le loro competenze. Mentre nelle quaestiones perpetue il rito è accusatorio, nella cognitio extra ordinem è inquisitorio: un delegato di Augusto, ricevuta una denuncia, procede ad una inchiesta. Nei processi, Augusto si riserva il c.d. “voto di Minerva”, in caso di parità dei voti dei giudici, e l’appellatio, cioè l’intervento diretto per tutta una serie di casi.
In campo civilistico, la lex Iulia iudiciorum privatorum abolisce le legis actiones, già in disuso. Resta il processo formulare, caratterizzato dalla tipica forma contrattuale della c.d. litis contestatio. Anche nell’ambito del diritto processuale privato interviene la cognitio extra ordinem, subentrando al processo formulare: con la cognitio, la formula viene sostituita dalla domanda scritta di una delle parti al funzionario imperiale davanti al quale si svolgerà il processo. In questo periodo l’editto pretorio giunge ad un tale grado di perfezionamento che le formule in esso contenuto divengono fisse o quasi. Quanto alla giurisprudenza, c’è ora un istituto nuovo: lo ius respondendi, il diritto di dare risposte a quesiti giuridici completi suffragate dall’autorità dell’imperatore.
In epoca augustea si accentua anche il distacco dei giuristi dalla vita pubblica: si formano due scuole di pensiero, quella Proculiana, più tradizionalista, e quella Sabiniana, più aperta alle innovazioni.

pagina 1 2 3 4