La decadenza:
Diocleziano e Costantino.
Dopo la fine dell’età dei Severi, l’unico punto fermo
nella compagine statale era l’esercito, e dell’imposizione
militare fu un tipico prodotto
Massimino Trace, primo
imperatore del nuovo periodo. Gli imperatori che lo seguirono rappresentano
la riscossa del mondo Senatorio, in particolare
Pupieno
e
Balbino, primo e ultimo esempio di piena collegialità
tra due imperatori.
Filippo venne considerato dai Padri
della Chiesa come il primo imperatore Cristiano.
Gallieno
tolse definitivamente ai Senatori il comando delle legioni, spezzando
così l’unico tramite fra Senato ed esercito. Con
Aureliano
si assiste ad un vigoroso tentativo di ripresa sotto il segno della lotta
contro i barbari: si creò una cerchia di mura intorno a Roma e
i barbari che avevano invaso l’Italia settentrionale furono sconfitti
nelle battaglie di Fano e Pavia.
Probo permise ad alcune
popolazioni barbare di stanziarsi entro i confini dell’impero, e
pagò loro un tributo perché li difendessero. A Probo successe
Caro e a questi i figli
Carino e
Numeriano.
Quest’ultimo, cui era stato affidata la parte orientale dell’impero,
fu ucciso e al suo posto fu acclamato
Diocleziano. Contro
questi mosse Carino che – dopo averlo sconfitto nella Mesia –
fu però ucciso dai suoi soldati lasciando Diocleziano imperatore
unico.
Diocleziano
Le riforme di Diocleziano interessano numerosi campi, da quello istituzionale
a quello economico e fiscale. La
riforma tetrarchica prevedeva
che l’impero fosse guidato da due Augusti, uno d’Oriente e
uno d’Occidente. Questi avrebbero nominato dei Cesari che dopo un
certo periodo di tempo sarebbero diventati Augusti e così via.
Con Diocleziano venne sancita anche la divisione assoluta tra il potere
civile, esercitato dai “
praesides”, e quello militare,
esercitato dai “
duces”. La riforma fiscale consiste
in una rinnovata politica di imposizione basata su due tasse: la
capitatio,
riguardante le unità lavorative, e la
iugatio, riguardante
le unità di superficie coltivabile. Le tasse vengono riscosse dai
decurioni, rappresentanti della Curia locale, per i quali vale
il principio della responsabilità collettiva, secondo cui essi
rispondono personalmente per il gettito fiscale, autoritativamente fissato,
del territorio loro affidato. Con l’
editto dei prezzi venivano
fissati i prezzi di tutte le merci, anche quelle più umili, ed
erano validi per tutto l’impero.
Per rendere più incisiva la sua opera di persecuzione contro i
Cristiani, Diocleziano emanò un editto secondo il quale tutti i
cittadini dell’impero dovevano munirsi di un
certificato che attestasse
l’avvenuto sacrificio da parte loro all’immagine dell’Imperatore.
Inoltre egli fu il primo imperatore che operò le persecuzioni con
il rito inquisitorio (senza attendere la
delatio).
L’epoca diocleziana ci ha lasciato i primi due codici della storia
imperiale:
- il codice Gregoriano, redatto fra il 292 e il 293
in 15 libri;
- il codice Ermogeniano, che raccoglie i rescritti
dal 293 al 294.
Diocleziano avrebbe anche legato ogni individuo alla propria professione,
creando una sorta di ereditarietà coatta dei mestieri: in un’età
caratterizzata da una simile crisi economica, la società tende
a serrarsi in corporazioni di mestieri, ai livelli più bassi per
escludere la concorrenza e assicurarsi la sussistenza; a quelli più
alti per assicurarsi il potere.
Costantino
Ritiratosi a vita privata Diocleziano, dopo varie vicissitudini, prevalse la personalità
di Costantino, figlio di Costanzo Cloro, il cesare di Diocleziano. Egli
emanò l’
editto di tolleranza nei confronti del Cristianesimo.
Costantino prende atto del fatto che ormai nell’Impero l’unica
organizzazione efficiente è quella cristiana, e concede numerosi
privilegi alle istituzioni ecclesiastiche.
L’amministrazione civile fu affidata a funzionari fissi:
- il comes sacrorum largitionum, che sovraintendeva alle
finanze locali;
- il quaestor sacri palatii, con competenza in campo giudiziario;
- il magister officiorum, che si occupava del carteggio con
i vari uffici provinciali.
La capitale fu spostata da Roma a Bisanzio, ribattezzata
Costantinopoli.
Alla morte di Costantino restò sul trono il figlio
Costanzo
II a cui successe
Giuliano l’Apostata,
che tentò di riprendere la politica filopagana, ma morì
dopo appena due anni di regno, durante una spedizione in Persia.
Con l’imperatore
Graziano, il Cristianesimo divenne
l’unica religione ammessa nell’Impero.
Teodosio,
fu l’ultimo imperatore a regnare su tutto l’impero: ai suoi
successori, i figli
Arcadio e
Onorio,
furono infatti assegnate rispettivamente la parte orientale e quella occidentale.
Ad Arcadio successe
Teodosio II a cui si deve l’omonimo
codice e la celebre “
Legge delle citazioni”, che
serviva a mettere ordine nella sterminata produzione giurisprudenziale.
La divisione
dell’Impero e la fine dell’Impero d’Occidente.
Nella mente di
Teodosio [
nel riquadro], la divisione
aveva un carattere amministrativo, ferma restando l’unità
dell’impero. Tuttavia furono esigenze reali a suggerire la divisione:
l’occidente
non era più in grado di difendersi, mentre gli eserciti dell’Oriente
presidiavano efficacemente le frontiere.
Nell’ultima fase dell’impero, l’unica forma di costituzione
rimasta in uso è l’editto. Gli atti normativi di una parte
dell’Impero avevano valore nell’altra parte solo se comunicati
mediante una “
pragmatica
sanctio” .
L’esigenza giuridica primaria, in questo periodo, è quella
di eliminare le contraddizioni tra le varie costituzioni e di operare
una distinzione tra leggi generali e leggi speciali, compito a cui cercò
di far fronte il
Codice
Teodosiano. Questo codice venne emanato anche in occidente,
tanto che noi lo possediamo solo in quanto è contenuto nella
Lex
Romana Wisigothorum, una delle leggi romano-barbariche.
Quest’ultime sono:
- l’editto di Teodorico: questo re si riteneva investito
direttamente da Zenone, l’imperatore d’Oriente, per cui
la compilazione in questione – pubblicata nel 500 – conteneva
disposizioni valide sia per i romani che per gli ostrogoti. Constava
di 154 articoli, ricavati ciascuno da un testo delle leges
o degli iura, soprattutto dai codices, dalle Sententiae
di Paolo ecc. Vi sono anche alcune norme nuove, non si sa se di origine
ostrogota oppure derivate dalla pratica;
- la lex Romana Burgundionum, in 46 titoli, diretta alla
parte romana della popolazione del regno dei Burgundi;
- la lex Romana Wisigothorum o Breviarum Alarici:
applicata nell’impero che i Visigoti avevano conquistato, fu
preparata da giuristi romani che alle singole costituzioni facevano
seguire una interpretazione (riassunto in forma spicciola). L’opera
– che si basa su fonti sia occidentali che orientali –
è importante per il materiale che ci ha conservato.
Alla morte di Teodorico, il regno fu assunto da
Atalarico,
sotto la tutela della madre
Amalasunta. Morta quest’ultima
scoppiò la guerra greco-gotica, con cui l’imperatore d’Oriente
Giustiniano cercò di impadronirsi dell’Italia.
Durante questa guerra Roma fu saccheggiata 5 volte e la sua popolazione
fu distrutta per i 4/5.
La compilazione
di Giustiniano.
Giustiniano, come i suoi predecessori, volle preparare una legislazione
conforme alle esigenze dei suoi tempi e tuttavia così aderente
alla tradizione romana, da presentarsi come il coronamento dell’opera
della giurisprudenza classica.
Il Codex
La grandiosa opera di compilazione – il cui risultato fu il
Corpus
Iuris Civilis – ebbe inizio con una raccolta di leggi progettata
da Giustiniano e dal suo ministro Treboniano. Nel 528 Giustiniano, con
una costituzione (
Haec quae necessario) nominò una commissione
di dieci membri con il compito di compilare un nuovo codice, nel quale
fosse contenuto il materiale dei codici Gregoriano, Ermogeniano, Teodosiano
e le ultime costituzioni imperiali. L’opera fu compiuta in brevissimo
tempo e il codice venne pubblicato il 7 aprile 529.
Digesta seu pandectae
Nel 530 Giustiniano, con la costituzioni
Deo auctore, ordinò
una compilazione dei
digesta o
pandectae. Si trattava
di raccogliere i brani degli scritti dei giureconsulti muniti di
ius
respondendi. Tali brani, poiché dovevano essere necessari
per la comprensione dell’ordinamento giuridico, dovettero essere
modificati, eliminando ciò che era andato in desuetudine.
Le Institutiones
Mentre era ancora in corso la compilazione del digesto, Giustiniano
ordinò la stesura di un trattato elementare di diritto ad uso
scolastico da sostituire alle Istituzioni di Gaio.
Il Novus Iustinianus codex repetitae praelectionis
Dopo la promulgazione del
Digesto e delle
Institutiones,
il
Codice, compilato alcuni anni prima, apparve superato e
una commissione, composta da Treboniano, Doroteo e tre avvocati, ebbe
l’incarico di redigere una nuova edizione di esso che venne alla
luce il 17 novembre del 534: il
Novus Iustinianus codex repetitae
praelectionis, diviso in dodici libri, a loro volta divisi in rubriche,
che è giunto a noi.
Le Novellae
Giustiniano non si limitò alla compilazione ma pubblicò
anche numerose costituzioni delle quali alcune veramente innovatrici.
Fondamentali furono quelle sulle successioni legittime e sui matrimoni.
La
fine dell’Impero.
Tre anni dopo la morte di Giustiniano l’Italia fu invasa dai Longobardi
(568).
L’impero d’Occidente si dissolse definitivamente e Bisanzio
– formalmente imperiale e romana – si allontanò sempre
più dall’eredità dell’antica Roma e del suo
Impero.