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                   Cicerone 
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                   Brutus, 118 
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                   originale 
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                   [118] Tum Brutus: quam hoc idem in nostris contingere intellego quod in Graecis, ut omnes fere Stoici prudentissumi in disserendo sint et id arte faciant sintque architecti paene verborum, idem traducti a disputando ad dicendum inopes reperiantur. unum excipio Catonem, in quo perfectissumo Stoico summam eloquentiam non desiderem, quam exiguam in Fannio, ne in Rutilio quidem magnam, in Tuberone nullam video fuisse. 
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                   traduzione 
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                   118 Allora Bruto: ?Vedo bene che ai nostri connazionali capita lo stesso che ai greci: quasi tutti gli stoici sono
abilissimi nel ragionamento, che conducono a regola d'arte; sono, per cos? dire, architetti delle parole. Ma quando
dall'argomentare devono passare a parlare, si rivelano carenti. Faccio eccezione per il solo Catone: in lui, che ? stoico
compiutissimo, io non avverto la mancanza di una eccelsa eloquenza; mentre vedo che essa fu scarsa in Fannio, non
cospicua neppure in Rutilio, e addirittura inesistente in Tuberone?. 
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