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                   Cicerone 
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                   Brutus, 232 
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                   originale 
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                   [232] Tum ego: vere tibi, inquam, Brute, dicam. non me existimavi in hoc sermone usque ad hanc aetatem esse venturum; sed ita traxit ordo aetatum orationem, ut iam ad minoris etiam pervenerim. 
Interpone igitur, inquit, si quos videtur; deinde redeamus ad te et ad Hortensium. 
Immo vero, inquam, ad Hortensium; de me alii dicent, si qui volent. Minime vero, inquit. nam etsi me facile omni tuo sermone tenuisti, tamen is mihi longior videtur, quod propero audire de te; nec vero tam de virtutibus dicendi tuis, quae cum omnibus tum certe mihi notissimae sunt, quam quod gradus tuos et quasi processus dicendi studeo cognoscere. 
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                   traduzione 
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                   232 E io allora: ?Ti dir? la verit?, Bruto. Non credevo che con questo discorso sarei giunto fino a quest'epoca;
ma la successione cronologica ha cos? trascinato la mia trattazione, che sono arrivato anche ai pi? giovani del nostro
tempo?. ?Introduci allora nella tua enumera zione? disse ?quelli che ti sembra opportuno; quindi torniamo a te e a
Ortensio.? ?A Ortensio, anzi;? dissi ?di me parleranno altri, se lo vorranno.? ?Niente affatto? disse. ?Infatti, anche se
non hai avuto difficolt? a tenermi avvinto col tuo discorso, in ogni sua parte, tuttavia esso mi pare alquanto lungo,
perch? ho fretta di sentir parlare di te; e non tanto dei pregi della tua eloquenza, che sono ben noti a tutti, e a me certo
pi? che a ogni altro; ?, piuttosto, che ho voglia di conoscere i tuoi passi e, per cos? dire, la tua avanzata nell'eloquenza.? 
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