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                   Cicerone 
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                   Brutus, 322 
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                   originale 
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                   [322] Nihil de me dicam: dicam de ceteris, quorum nemo erat qui videretur exquisitius quam volgus hominum studuisse litteris, quibus fons perfectae eloquentiae continetur; nemo qui philosophiam complexus esset matrem omnium bene factorum beneque dictorum; nemo qui ius civile didicisset rem ad privatas causas et ad oratoris prudentiam maxume necessariam; nemo qui memoriam rerum Romanarum teneret, ex qua, si quando opus esset, ab inferis locupletissimos testes excitaret; nemo qui breviter arguteque incluso adversario laxaret iudicum animos atque a severitate paulisper ad hilaritatem risumque traduceret; nemo qui dilatare posset atque a propria ac definita disputatione hominis ac temporis ad communem quaestionem universi generis orationem traducere; nemo qui delectandi gratia digredi parumper a causa, nemo qui ad iracundiam magno opere iudicem, nemo qui ad fletum posset adducere, nemo qui animum eius, quod unum est oratoris maxume proprium, quocumque res postularet impellere. 
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                   traduzione 
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                   322 Di me non dir? niente: dir? degli altri, tra i quali non vi era nessuno che apparisse essersi applicato pi? a
fondo della gran massa degli uomini allo studio delle lettere, che rappresentano la fonte di un'eloquenza pienamente
matura; nessuno la cui formazione abbracciasse la filosofia, madre di tutte le belle azioni e le belle parole; nessuno che
avesse appreso il diritto civile, materia quanto mai necessaria per le cause private e per la competenza dell'oratore;
nessuno che fosse padrone della storia romana, con la quale al bisogno evocare dagli inferi attendibilissimi testimoni; nessuno che, messo alle strette l'avversario con un'argomentazione breve e fine, ricreasse l'animo dei giudici, e
dalla severit? li facesse passare per un poco all'ilarit? e al riso; nessuno che fosse capace di ampliare il discorso, e da
una trattazione propria e definita, limitata a una persona e a una circostanza, di tramutarlo in una questione comune di
ordine generale; nessuno che, per divertire gli ascoltatori, sapesse fare delle digressioni, allontanandosi per un po' dalla
causa; nessuno che fosse in grado di indurre vigorosamente il giudice al riso, o al pianto; nessuno - e questa ?, da sola,
la caratteristica principale di un vero oratore - che sapesse spingerne l'animo in qualunque direzione le cose
richiedessero. 
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