Data:
30/04/2002 0.03.26
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Il tuo brano ? un adattamento, molto libero, da Plinio, Lettere, VII, 26
Recentemente l'infermit? di un amico mi ha fatto accorto che noi non siamo mai migliori di quando siam malati. Infatti n? l'avarizia, n? l'ambizione, n? la passione riescono a stimolare [lett. stimola, coniugato con l'ultimo soggetto] l'uomo malato. Costui non ? schiavo dell'amore, non ambisce le cariche, disprezza le ricchezze e anche se possiede poco, si accontenta, come chi ? sul punto di lasciare tutto [perifrastica attiva: ovvero chi sta per morire]. Si ricorda allora che vi sono gli d?i, che egli ? uomo, e dunque ch'? soggetto alla morte. L'ammalato non invidia alcuno, nessuno ammira, nessuno disprezza e nemmeno si interessa alle chiacchiere malevole: non pensa che ai bagni e alle fonti, a causa del bollore febbrile [ovvero dell'alta temperatura, del calore portato dalla febbre]. ? questa la pi? importante delle sue preoccupazioni, il pi? importante dei suoi voti. E se guarir?, si prefigge per l'avvenire una vita lieta e tranquilla, innocente e beata.
Trad. Bukowski
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