Data:
30/04/2002 1.13.20
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Quintiliano, Institutio oratoria, I, 10, passim
[Nam] quis ignorat musicen, ut de hac primum loquar, tantum iam illis antiquis temporibus non studii modo verum etiam venerationis habuisse ut idem musici et vates et sapientes iudicarentur, mittam alios, Orpheus et Linus: quorum utrumque dis genitum, alterum vero, quia rudes quoque atque agrestes animos admiratione mulceret, non feras modo sed saxa etiam silvasque duxisse posteritatis memoriae traditum est. X. Itaque et Timagenes auctor est omnium in litteris studiorum antiquissimam musicen extitisse, et testimonio sunt clarissimi poetae, apud quos inter regalia convivia laudes heroum ac deorum ad citharam canebantur.
[Infatti] tutti sanno che la musica - per cominciare da questa - ha goduto, fin dall'antichit?, non soltanto di grande attenzione di studio ma anche di una sorta di venerazione, al punto che Orfeo e Lino, per non parlare degli altri, erano considerati al tempo stesso musici, vati e sapienti: entrambi generati dagli dei, ma del primo, poich? con la meraviglia che suscitava riusciva ad addolcire anche gli animi rozzi e incolti, si tramand? come leggenda che avesse trascinato non solo le bestie feroci, ma anche le pietre e le selve. Pertanto anche Timagene sostiene che, tra tutte le discipline che hanno attinenza con le lettere, la musica sia la pi? antica, e a testimonianza di ci? vi sono celeberrimi poeti che ci ricordano come durante i banchetti regali si cantassero le lodi degli dei e degli eroi con l'accompagnamento della cetra.
Trad. Mondadori
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