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Bukowski
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01/05/2002 5.44.12




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Valerio Massimo

6.9.init. Multum animis hominum et fiduciae adicere et sollicitudinis detrahere potest morum ac fortunae in claris uiris recognita mutatio, siue nostros status siue proximorum [ingenia] contemplemur: nam cum aliorum fortunas spectando ex condicione abiecta atque contempta emersisse claritatem uideamus, quid aberit quin et ipsi meliora de nobis semper cogitemus, memores stultum esse perpetuae infelicitatis se praedamnare spemque, quae etiam incerta recte fouetur, interdum certam in desperationem conuertere?

Qualche accenno su come, a volte, in personaggi conosciuti si sia verificato un (vero e proprio) rivolgimento di costumi [comportamenti] e di fortuna pu? contribuire molto ad incoraggiare [multum adicere animis et fiduciae? degli] gli uomini, considerando sia la nostra situazione [lett. plurale] sia le inclinazioni di chi ci ? accanto [proximorum]: infatti, qualora ci rendiam conto - dando uno sguardo a ci? ch'? successo ad altri - di come la celebrit? e la nobilt? [claritas] sia venuta fuori da premesse [lett. da una condizione] tutt'altro che incoraggianti [lett. umili e spregevoli], cosa c'impedir? [quid aberit quin, cosa mancher? che] di aspettarci sempre il meglio da noi? Una cosa dev'essere ben fissa in mente [lett. memores, ricordando che, memori del fatto che; i "memores" siamo "noi"]: ? stupido considerarsi destinati ad eterna infelicit? e considerare disperata una situazione che mantiene una pur flebile speranza [lett. convertere spem, quae etiam incerta (la quale seppur incerta) recte fovetur (si alimenta)] [ho scisso i periodi per maggiore scorrevolezza].

6.9.1 Manlius Torquatus adeo hebetis atque obtunsi cordis inter initia iuuentae existimatus, ut a patre L. Manlio amplissimo uiro, quia et domesticis et rei publicae usibus inutilis uidebatur, rus relegatus agresti opere fatigaretur, postmodum patrem reum iudiciali periculo liberauit, filium uictorem, quod aduersus imperium suum cum hoste manum conseruerat, securi percussit, patriam Latino tumultu fessam speciosissimo triumpho recreauit, in hoc, credo, [ne] fortunae nubilo adulescentiae contemptu perfusus, quo senectutis eius decus lucidius enitesceret.

Manlio Torquato (veniva/fu) considerato, quand'era ancora giovincello [inter initia iuuentae], ottuso [hebetis atque obtunsi cordis; l'endiadi ? sinonimica e rafforzativa] a tal punto [adeo?] che [? ut] venne relegato in campagna [rus, ? accusativo di luogo], a lavorare i campi, dal padre - l'illustre Lucio Manlio - perch? appariva inadatto all'amministrazione della casa e alla vita politica. Ma poi [1] riusc? a scagionare il padre, colpevole, da una bega giudiziaria [il padre era stato accusato da T. Pomponio; nell'occasione, Manlio lasci? la campagna e si rec? da Pomponio costringendolo a giurare il ritiro dell'accusa; i Romani, ammirati, lo elessero addirittura console]; [2] fece decapitare [percussit securi] il proprio figlio, perch? - malgrado il suo divieto [lett. contro il suo comando] - aveva accettato un combattimento, (da cui pur era uscito) vincitore; [3] ridiede vigore a Roma [lett. alla sua patria], stremata [fessam] dalla guerra contro i Latini, con uno spettacolare trionfo.
Ebbene, suppongo che le sfortune che sub? nella sua grigia giovinezza fossero, quantomeno, inversamente proporzionali alla sua smagliante vecchiaia [il tono di Valerio Massimo, "ammiccante" (ne ? riprova il "credo" tra virgole, generalmente usato per supposizioni ironiche), ? volto ad avvalorare la parte finale di 6.9. init.; la traduzione ? "leggermente" libera, tuttavia il senso dell'originale ? chiaro: ne perfusus (non circondato) nubilo (dall'aurea) fortunae contemptu (nel?) adulescentiae, quo (quanto) decus eius senectutis etinesceret lucidius].

6.9.2 Scipio autem Africanus superior, quem di immortales nasci uoluerunt, ut esset in quo uirtus se per omnes numeros hominibus efficaciter ostenderet, solutioris uitae primos adulescentiae annos egisse fertur, remotos quidem a luxuriae crimine, sed tamen Punicis tropaeis, deuictae Karthaginis ceruicibus inposito iugo teneriores.

Parliamo ora, invece, di Scipione l'Africano Maggiore, l' "uomo della provvidenza" [lett. che gli dei immortali vollero nascesse (per la fortuna e la gloria di Roma)], la virt? in persona [rendo sinteticamente, per scongiurare la macchinosa traduzione di "ut esset in quo uirtus se per omnes numeros hominibus efficaciter ostenderet", di facile senso]: ebbene, ? cosa nota [fertur] che trascorse una prima giovinezza alquanto "libertina" [solutioris vitae] - oddio, libera/aliena/contraria certo d/all'onta dello sfarzo - ma piuttosto "cedevole" [teneriores; teneriores e remotos fanno riferimento ad "annos"] nei confronti dei trofei punici, duro scotto da pagare, per la sottomessa Cartagine [lett. inposito iugo ceruicibus (sulle spalle) devictae Karthaginis].

Trad. Bukowski
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