Data:
15/05/2002 12.56.08
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Cicerone, Tusculane, I, 74-75, passim
Tutta la vita del filosofo in effetti [come dice ancora Platone] ? preparazione alla morte. Noi che altro facciamo quando teniamo l'anima lontana dal piacere, cio? dal corpo, dalla cura dei beni individuali, che sono al servizio e alle dipendenze del corpo, dall'attivit? politica, da ogni occupazione materiale, che altro facciamo, dico, se non richiamare l'anima a s? stessa, costringerla ad una vita autonoma, e soprattutto staccarla dal corpo? E certo dissociare l'anima dal corpo altro non ? che imparare a morire. Perci?, da' retta a me, facciamo questa preparazione, e stacchiamoci dal corpo: abituiamoci, insomma, a morire. Questo, finch? saremo sulla terra, render? la nostra vita simile a quella celeste; e quando, liberi dal legame del corpo, saliremo lass?, il viaggio della nostra anima sar? pi? spedito. Perch?, quelli che sono stati sempre prigionieri del corpo, anche quando sono diventati liberi procedono pi? a rilento, come fa chi ? stato per anni e anni in catene. Soltanto quando saremo arrivati lass? noi incominceremo a vivere; perch?, quanto a questa vita terrena, essa ? una continua morte: e sul suo conto io potrei ben lamentarmi, se ne avessi voglia.
Trad. Mondadori
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