Cerca |
|
|
|
|
pls
- prima d'inoltrare richieste in forum
leggete le condizioni e i suggerimenti del FORUM NETIQUETTE
FORUM APERTO
>>> qualche suggerimento per tradurre bene (da: studentimiei.it)
--- altri forum di consulenza: DISCIPULUS.IT - LATINORUM - LATINE.NET ---
|
|
|
Leggi il messaggio
Mittente:
Bukowski
|
Livio: Sofonisba e Masinissa [XXX, 12]
|
stampa
|
Data:
17/05/2002 15.20.06
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Ti riporto l'intero paragrafo. L'entrata in scena di Sofonisba te la segnalo con >>>, sia in originale che in traduzione
Livio, storia di Roma, XXX, 12 [la traduzione ? sotto l'originale latino]
[12] Ibi Syphax dum obequitat hostium turmis si pudore, si periculo suo fugam sistere posset, equo grauiter icto effusus opprimitur capiturque et uiuus, laetum ante omnes Masinissae praebiturus spectaculum, ad Laelium pertrahitur. caedes in eo proelio minor quam uictoria fuit quia equestri tantummodo proelio certatum fuerat: non plus quinque milia occisa, minus dimidium eius hominum captum est impetu in castra facto quo perculsa rege amisso multitudo se contulerat. Cirta caput regni Syphacis erat; eoque ex fuga ingens hominum se contulerat uis. Masinissa sibi quidem dicere nihil esse in praesentia pulchrius quam uictorem reciperatum tanto post interuallo patrium inuisere regnum, sed tam secundis quam aduersis rebus non dari spatium ad cessandum; si se Laelius cum equitatu uinctoque Syphace Cirtam praecedere sinat, trepida omnia metu se oppressurum; Laelium cum peditibus subsequi modicis itineribus posse. adsentiente Laelio praegressus Cirtam euocari ad conloquium principes Cirtensium iubet. sed apud ignaros regis casus nec quae acta essent promendo nec minis nec suadendo ante ualuit quam rex uinctus in conspectum datus est. tum ad spectaculum tam foedum comploratio orta, et partim pauore moenia sunt deserta, partim repentino consensu gratiam apud uictorem quaerentium patefactae portae. et Masinissa praesidio circa portas opportunaque moenium dimisso ne cui fugae pateret exitus, ad regiam occupandam citato uadit equo. [>>>] Intranti uestibulum in ipso limine Sophoniba, uxor Syphacis, filia Hasdrubalis Poeni, occurrit; et cum in medio agmine armatorum Masinissam insignem cum armis tum cetero habitu conspexisset, regem esse, id quod erat, rata genibus aduoluta eius 'omnia quidem ut possis' inquit 'in nobis di dederunt uirtusque et felicitas tua; sed si captiuae apud dominum uitae necisque suae uocem supplicem mittere licet, si genua, si uictricem attingere dextram, precor quaesoque per maiestatem regiam, in qua paulo ante nos quoque fuimus, per gentis Numidarum nomen, quod tibi cum Syphace commune fuit, per huiusce regiae deos, qui te melioribus ominibus accipiant quam Syphacem hinc miserunt, hanc ueniam supplici des ut ipse quodcumque fert animus de captiua tua statuas neque me in cuiusquam Romani superbum et crudele arbitrium uenire sinas. si nihil aliud quam Syphacis uxor fuissem, tamen Numidae atque in eadem mecum Africa geniti quam alienigenae et externi fidem experiri mallem: quid Carthaginiensi ab Romano, quid filiae Hasdrubalis timendum sit uides. si nulla re alia potes, morte me ut uindices ab Romanorum arbitrio oro obtestorque.' forma erat insignis et florentissima aetas. itaque cum modo <genua modo> dextram amplectens in id ne cui Romano traderetur fidem exposceret propiusque blanditias iam oratio esset quam preces, non in misericordiam modo prolapsus est animus uictoris, sed, ut est genus Numidarum in uenerem praeceps, amore captiuae uictor captus. data dextra in id quod petebatur obligandae fidei in regiam concedit. institit deinde reputare secum ipse quemadmodum promissi fidem praestaret. quod cum expedire non posset, ab amore temerarium atque impudens mutuatur consilium; nuptias in eum ipsum diem parari repente iubet ne quid relinqueret integri aut Laelio aut ipsi Scipioni consulendi uelut in captiuam quae Masinissae iam nupta foret. factis nuptiis superuenit Laelius et adeo non dissimulauit improbare se factum ut primo etiam cum Syphace et ceteris captiuis detractam eam <lecto> geniali mittere ad Scipionem conatus sit. uictus deinde precibus Masinissae orantis ut arbitrium utrius regum duorum fortunae accessio Sophoniba esset ad Scipionem reiceret, misso Syphace et captiuis ceteras urbes Numidiae quae praesidiis regiis tenebantur adiuuante Masinissa recipit.
12. In questa situazione Siface, mentre a cavallo cercava di opporsi agli squadroni nemici nel tentativo di fermare la fuga dei suoi facendo appello alloro senso dell'onore e al suo personale pericolo, viene sbalzato gi? dal suo cavallo gravemente ferito; viene sorpreso, catturato e trascinato vivo davanti a Lelio, offrendo a Masinissa, pi? che ad ogni altro, uno spettacolo gioioso. La capitale del regno di Siface era Cirta e l? si era radunata una gran quantit? di uomini allo sbando. La strage durante quella battaglia fu minore della vittoria, visto che lo scontro si limit? alle sole cavallerie. I caduti non furono pi? di cinquemila, mentre i prigionieri, catturati durante l'assalto al campo dove si era raccolta una gran folla costernata per la perdita del re, non ammontarono nemmeno alla met? di tale cifra. Masinissa ebbe ad affermare che in quel momento nulla era pi? bello per lui che vedere da vincitore il regno paterno, riconquistato dopo tanto tempo, ma che non si doveva perdere tempo, n? nel momento del successo, n? nel momento delle avversit?: se Lelio, affermava, gli concedeva di precederlo a Cirta con la cavalleria e con Siface in catene, egli avrebbe soffocato col terrore ogni accenno di sommossa; Lelio poteva tenergli dietro con i fanti, senza forzare troppo la marcia. Ricevuto il consenso di Lelio, avanz? fino a Cirta, ordinando ai maggiorenti della citt? di venire a colloquio, ma costoro ignoravano quanto era capitato al re; Masinissa n? illustrando quanto era accaduto, n? con le minacce, n? con le lusinghe riusc? ad ottenere credito e dovette esibire davanti a tutti il re in catene. Davanti ad uno spettacolo tanto triste, nacque una generale commiserazione e allora le mura furono abbandonate dalla gente spaventata mentre altri, con un inatteso consenso e nel tentativo di cattivarsi le simpatie del vincitore, gli spalancarono le porte. Masinissa, dislocati dei presidi attorno alle porte e nei punti strategici delle mura per evi- tare che qualcuno trovasse il modo di scappare, spron? il cavallo per andare ad occupare la reggia. [>>>] Nel momento in cui faceva il suo ingresso nel vestibolo, proprio sulla soglia, gli si fece incontro Sofonisba, moglie di Siface e figlia del cartaginese Asdrubale la quale, vedendo nel gruppo di uomini armati Masinissa, splendido per le sue armi e anche per tutto il resto del suo abbigliamento, pens? - e non si sbagliava - che quello fosse il re e, abbracciandogli le ginocchia, gli disse: ?Gli d?i, il tuo valore e la tua fortuna ti hanno concesso ogni potere su di noi; ma se ? consentito ad una prigioniera proferire una parola di supplica davanti al padrone della sua vita e della sua morte, se ? consentito toccare le ginocchia e la destra vincitrice, ti prego e ti scongiuro, in nome della maest? regale che anche a noi fino a poco tempo fa apparteneva, in nome della nazione dei Numidi, che tu hai avuto in comune con Siface, per gli d?i di questa stessa reggia perch? ti accolgano con presagi migliori di quelli con cui hanno da qui congedato Siface, concedi a me supplice questa grazia: sii tu, comunque ti consigli il tuo animo, a decidere sulla tua prigioniera, non consentire che io diventi preda dell'arbitrio superbo e crudele di alcun romano. Anche se io null'altro fossi stata se non la moglie di Siface, tuttavia preferirei sperimentare la lealt? di un numida e di un uomo nato come me in Africa piuttosto che quella di uno che appartiene ad un'altra razza e ad un'altra terra. Vedi bene cosa abbia a temere un cartaginese da un romano, e cosa debba temere la figlia di Asdrubale. Ti prego e ti scongiuro, se non puoi in nessun altro modo, di liberarmi almeno con la morte dall'arbitrio romano!?. Sofonisba era molto bella e nel fiore degli anni; stringendo ora la destra ora le ginocchia e chiedendo l'impegno a Masinissa di impegnarsi ? non consegnarla a qualche romano - ma le sue parole assomigliavano pi? a carezze che a preghiere - indusse il vincitore non tanto ad un atteggiamento di misericordia quanto a cadere schiavo della passione per la prigioniera (essendo, per temperamento, i Numidi molto sensuali). Diede la sua destra impegnandosi su quanto gli era stato richiesto ed entr? nella reggia. Poi prese a pensare tra s? e s? in che modo fosse possibile assolvere all'impegno di quella promessa, ma non riuscendo a trovare una soluzione, si lasci? suggerire dalla passione una decisione avventata e disonorante: ordina sul momento che per quella stessa giornata si preparino le nozze per non lasciare nulla di impregiudicato a cui dovessero provvedere Lelio o Scipione in persona nei riguardi di una prigioniera che nel frattempo era diventata la moglie di Masinissa. Celebrate le nozze, sopraggiunse Lelio il quale cos? poco dissimul? il suo disappunto per quell'iniziativa che in un primo momento tent? di mandare a Scipione, assieme a Siface e agli altri prigionieri, Sofonisba strappandola dal letto nuziale. Si lasci? tuttavia convincere dalle preghiere di Masinissa che lo scongiurava di lasciare scegliere a Scipione di chi, tra i due re, dovesse seguire la sorte Sofonisba; quindi, inviato a Scipione Siface e gli altri prigionieri, con l'aiuto di Masinissa conquist? le altre citt? della Numidia che erano presidiate da guarnigioni del re.
Trad. Newton
|
|
• Livio: Sofonisba e Masinissa [XXX, 12]
|
|
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|