Data:
20/05/2002 15.07.37
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La difficolt? di questa traduzione risiede esclusivamente nella resa leggermente ostica, in italiano, dei costrutti un po' "macchinosi" della lingua latina, che qui abbondano.
In Grecia [lett. presso i Greci] (visse) Temistocle, di Atene [lett. ateniese], (che) a quanto si dice, ebbe incredibile buon senso [consilii] ed intelligenza [lett. fu di?]. Riguardo quest'uomo [de quo, argomento] mi sovviene alla memoria quella risposta [illius vocis?], rimasta molto famosa, ch'egli diede [?qua respondit] una volta, ad un tizio che - molto colto ma anche piuttosto banale [magna quidem doctrina sed magna etiam animi levitate] - presentatosi a lui [lett. la costruzione ? leggermente diversa, ma conviene scioglierla cos?, per conferire fluidit? alla traduzione italiana: cum quidam homo accessisset (presentarsi innanzi) ad eum], gli promise [pollicitus est] (di erudirlo nella) mnemotecnica [artem memoriae], (arte) che a quel tempo [tum], in Grecia, godeva di un grande prestigio [exisimabatur plurimi]. Quando Temistocle (lo) interrog? sull'utilit? ricavabile da tale arte, quel maestro di sapienza [doctor] (gli) rispose che la mnemotecnica [eam; quella (arte)] rendeva coloro che l'avessero seguita abili a ricordare ogni cosa, e in ogni momento. Al che Temistocle gli ribatt?: "Mi faresti un piacere di gran lunga maggiore, se mi insegnassi a dimenticare, piuttosto che a ricordare, ci? che desidererei (appunto) non ricordare". Che profondit? di giudizio si celava in queste parole! Di quanto acuto ingegno fu dotato quell'uomo! Riteneva (a buon ragione) che molti sono gli oltraggi e i torti, che gli uomini farebbero meglio piuttosto a dimenticare [lett. che sarebbe pi? utile all'uomo dimenticare?], e che inoltre molti sono gli affronti, il ricordare i quali ? cosa molto gravosa. Il (vero) sapiente tiene in maggior considerazione (opp. preferisce) [lett. la costruzione ? al passivo: dal sapiente?] la dimenticanza degli oltraggi e delle offese, piuttosto che il ricordo, e (ritiene) che non porta alcuna utilit? "rinnovare l'ineffabile [infandum, e non infendum] dolore", come scrive [lett. dice] il poeta Virgilio.
Trad. Bukowski
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