Data:
21/05/2002 16.34.43
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Allora, ti spiego. Il tuo brano ? liberamente tratto da Seneca, Tranquillit? dell'animo, V 1. Ti invio dunque la traduzione rispondente al brano originale, che appunto dovrebbe presentare qualche leggera (o meno leggera, non lo so) differenza col tuo brano. Se, diversamente, vuoi la traduzione ESATTA del tuo brano, devi digitarlo PER INTERO - e lo so che ? una gran rottura di scatole - in latino e inviarmelo. Saluti.
Seneca, Tranquillit? dell'animo, V passim
V. 1 Numquid potes inuenire urbem miseriorem quam Atheniensium fuit, cum illam triginta tyranni diuellerent? Mille trecentos ciues, optimum quemque, occiderant, nec finem ideo faciebant, sed irritabat se ipsa saeuitia. In qua ciuitate erat Areos pagos, religiosissimum iudicium, in qua senatus populusque senatui similis, coibat cotidie carnificum triste collegium et infelix curia tyrannis augusta. Poteratne illa ciuitas conquiescere, in qua tot tyranni erant quot satellites essent? Ne spes quidem ulla recipiendae libertatis animis poterat offerri, nec ulli remedio locus apparebat contra tantam uim malorum: unde enim miserae ciuitati tot Harmodios? 2 Socrates tamen in medio erat, et lugentes patres consolabatur, et desperantes de re publica exhortabatur, et diuitibus opes suas metuentibus exprobrabat seram periculosae auaritiae paenitentiam, et imitari uolentibus magnum circumferebat exemplar, cum inter triginta dominos liber incederet. 3 Hunc tamen Athenae ipsae in carcere occiderunt, et qui tuto insultauerat agmini tyrannorum, eius libertatem libertas non tulit: ut scias et in afflicta re publica esse occasionem sapienti uiro ad se proferendum, et in florenti ae beata petulantium, inuidiam, mille alia inertia uitia regnare.
5. I. Ti ? forse possibile trovare una citt? pi? infelice di Atene, quando i trenta tiranni la facevano a brani? mille e trecento cittadini avevano ucciso, tutti i migliori, n? con questo la facevano finita, ma la crudelt? si eccitava da s? sola. Nella citt? in cui c'era l'Aeropago, tribunale legatissimo alle leggi, in cui c'erano un senato ed un popolo simile ad un senato, si adunava ogni giorno il collegio dei carnefici che incuteva paura e la curia funesta veniva resa troppo stretta per il gran numero di tiranni: era forse in grado di viversene in pace quel- la citt?, in cui c'erano tanti tiranni, quanti sgherri sarebbero stati (sufficienti)? agli animi non si poteva neppure offrire alcuna speranza di riacquistare la libert?, n? appariva esserci posto per alcun rimedio contro un cosi grande numero di mali: da dove potevano venire alla citt? infelice tanti Armodi? 2. Socrate se ne stava tuttavia in mezzo a tutti e consolava i buleuti piangenti, esortava coloro che disperavano dello Stato, rimproverava ai ricchi, che temevano per la roba loro, il troppo tardo pentimento per la loro pericolosa avidit?, portava intorno un grande esempio per chi voleva imitarlo, incedendo egli libero fra trenta padroni. 3. Costui, tuttavia, fu proprio Atene ad ucciderlo in carcere e la libert? politica non sopport? la libert? di parola di chi, senza suo danno, aveva fatto offesa ad una schiera di tiranni: puoi dunque sapere che, anche in uno Stato gettato a terra, c'? l'occasione per il saggio di manifestarsi e al contrario, in uno Stato fiorente e ricco, regnano sfrontatezza, invidia ed infiniti altri torpidi difetti.
Trad. Mondadori
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