Data:
21/05/2002 17.02.21
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Orazio, Odi, II, 17 [traduzione sotto l'originale]
Cur me querellis exanimas tuis? Nec dis amicum est nec mihi te prius obire, Maecenas, mearum grande decus columenque rerum. 5 A! te meae si partem animae rapit maturior uis, quid moror altera, nec carus aeque nec superstes integer? Ille dies utramque ducet ruinam. Non ego perfidum 10 dixit sacramentum: ibimus, ibimus, utcumque praecedes, supremum carpere iter comites parati. Me nec Chimaerae spiritus igneae nec, si resurgat centimanus gigas, 15 diuellet umquam: sic potenti Iustitiae placitumque Parcis. Seu Libra seu me Scorpios aspicit formidolosus, pars uiolentior natalis horae, seu tyrannus 20 Hesperiae Capricornus undae, utrumque nostrum incredibili modo consentit astrum; te Iouis impio tutela Saturno refulgens eripuit uolucrisque Fati 25 tardauit alas, cum populus frequens laetum theatris ter crepuit sonum; me truncus inlapsus cerebro sustulerat, nisi Faunus ictum dextra lauasset, Mercurialium 30 custos uirorum. Reddere uictimas aedemque uotiuam memento; non humilem feriemus agnam.
17, a Mecenate Perch? mi strazi l'animo coi tuoi lamenti? N? agli dei, n? a me piace che prima di me tu muoia, Mecenate, che per me sei insuperabile onore e sostegno. Se un destino inatteso dovesse rapirti, tu che sei met? dell'anima mia, ahim?, che mi resta, dimezzato superstite che non ama s? stesso? Sar? quel giorno l'estinzione di entrambi. No, non giuro il falso! Anche se tu dovessi precedermi, insieme, insieme ce ne andremo, preparati ad affrontare insieme il viaggio supremo. Da te n? l'alito in fiamme della Chimera, n?, risorto, il gigante dalle cento mani riuscirebbero a strapparmi: cos? piacque alle Parche e alla potente Giustizia. Sia che mi guardi la costellazione Libra o l'ombroso Scorpione, che pi? d'ogni cosa influisce sul giorno in cui si nasce, o il Capricorno, che tiranneggia il mare di Spagna, entrambe le nostre stelle si accordano incredibilmente. Splendendo contro l'empio Saturno, la protezione di Giove ti salv? e rallent? il volo veloce del fato, quando in gran folla scoppi? il popolo per tre volte nel teatro in un applauso; a me invece, un tronco m'avrebbe ucciso, cadendomi sul capo, se non avesse Fauno, che protegge gli uomini di Mercurio, sviato con la destra il colpo. Tu ricorda di offrire le vittime e il tempio in voto; sacrificher? io un'umile agnella.
Orazio, Odi, III, 9 [traduzione sotto l'originale]
'Donec gratus eram tibi nec quisquam potior bracchia candidae ceruici iuuenis dabat, Persarum uigui rege beatior.' 5 'Donec non alia magis arsisti neque erat Lydia post Chloen, multi Lydia nominis, Romana uigui clarior Ilia.' 'Me nunc Thressa Chloe regit, 10 dulcis docta modos et citharae sciens, pro qua non metuam mori, si parcent animae fata superstiti.' 'Me torret face mutua Thurini Calais filius Ornyti, 15 pro quo bis patiar mori, si parcent puero fata superstiti.' 'Quid si prisca redit Venus diductosque iugo cogit aeneo, si flaua excutitur Chloe 20 reiectaeque patet ianua Lydiae?' 'Quamquam sidere pulchrior ille est, tu leuior cortice et inprobo iracundior Hadria, tecum uiuere amem, tecum obeam lubens.'
9, a Lidia Finch? ti piacevo e nessun giovane desideravi che ti cingesse con le braccia il collo d'avorio, io pi? del re di Persia vivevo felice. 'Finch? tu pi? non t'infiammasti per un'altra e a Lidia non preferisti Cloe, la fama di Lidia anche quella di Ilia, madre dei romani, superava.' Regina mia ? ora Cloe, che dolci armonie canta e suona con la cetra: per lei di cuore morirei, se lasciasse il destino l'anima mia vivere. 'D'amore uguale al suo io ardo per C?lais, che di ?rnito da Turi ? figlio: per lui due volte morirei, se lasciasse il destino il mio ragazzo vivere.' E se l'antico amore torna, riunendoci nuovamente sotto il suo giogo? se cacciassi la bionda Cloe e riaprissi la porta alla reietta Lidia? 'Lui ? pi? bello d'una stella, tu pi? leggero del sughero e pi? irritabile dell'Adriatico malfido, ma con te vorrei vivere, con te morire.'
Trad. database progettovidio
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