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25/05/2002 2.53.06




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Catone, De agricoltura, 5, passim

Haec erunt vilici officia. Disciplina bona utatur. Feriae serventur. Alieno manum abstineat, sua servet diligenter. Litibus familia supersedeat; siquis quid deliquerit, pro noxa bono modo vindicet. Familiae male ne sit, ne algeat, ne esuriat; opere bene exerceat, facilius malo et alieno prohibebit. Vilicus si nolet male facere, non faciet. Si passus erit, dominus inpune ne sinat esse.

Pro beneficio gratiam referat, ut aliis recte facere libeat. Vilicus ne sit ambulator, sobrius siet semper, ad cenam nequo eat. Familiam exerceat, consideret, quae dominus imperaverit fiant. Ne plus censeat sapere se quam dominum. Amicos domini, eos habeat sibi amicos. Cui iussus siet, auscultet. Rem divinam nisi Conpitalibus in conpito aut in foco ne faciat. Iniussu domini credat nemini: quod dominus crediderit, exigat. Satui semen, cibaria, far, vinum, oleum mutuum dederit nemini. Duas aut tres familias habeat, unde utenda roget et quibus det, praeterea nemini. Rationem cum domino crebro putet. Operarium, mercennarium, politorem diutius eundem ne habeat die. Nequid emisse velit insciente domino, neu quid dominum celavisse velit. Parasitum nequem habeat. Haruspicem, augurem, hariolum, Chaldaeum nequem consuluisse velit. Segetem ne defrudet: nam id infelix est. Opus rusticum omne curet uti sciat facere, et id faciat saepe, dum ne lassus fiat; si fecerit, scibit in mente familiae quid sit, et illi animo aequiore facient. Si hoc faciet, minus libebit ambulare et valebit rectius et dormibit libentius. Primus cubitu surgat, postremus cubitum eat. Prius villam videat clausa uti siet, et uti suo quisque loco cubet et uti iumenta pabulum habeant.

Gli obblighi del villico saranno questi: tenga buona disciplina, faccia osservar le feste, non tocchi le cose altrui, e custodisca con diligenza le sue. Regoli le liti della sua gente; e se qualcuno cada in colpa, con equa misura lo punisca. Se non la terr? male, s? che non soffra freddo o fame, e badi al lavoro, gli sar? facile impedire che faccia malanni o si pigli l'altrui. S'egli non vuole che male si faccia, non lo far?; e se lo tollerer?, non permetta il padrone ch'egli resti impunito. Premii chi ha fatto bene, perch? gli altri s'invoglino a far altrettanto. n villico non sia girellone, sia sempre sobrio e non vada attorno a cene. Non pensi di saperne di pi? del padrone. Faccia lavorare i suoi uomini, e badi che sia fatto quel che il padrone ha ordinato: gli amici del padrone si tenga amici suoi: dia ascolto a chi gli ? ordinato. Non faccia sacrifici, se non per i Lari compitali [protettori dei crocicchi delle vie], n? sui crocicchi delle vie, n? sul focolare. Senza ordine del padrone non faccia credito a nessuno, e i crediti del padrone riscuota: sementi, cibarie, farro, vino, olio non dia a prestito a nessuno: si tenga due o tre famiglie da cui pigli e cui dia quel che ? necessario all'uso, e fuor di quelle a nessuno. Faccia spesso i conti col padrone; non tenga oltre il giorno stabilito lo stesso operaio o il mercenario chiamati per i lavori; e non comperi mai nulla alla insaputa del padrone, e non gli celi nulla. Non abbia parassita; e non consenta che nessuno si consigli con aruspici, auguri, indovini, Caldei.

Non frodi su i raccolti, che ? un guaio. Procuri di saper fare tutti i lavori di campagna, e li faccia spesso pur che non si stanchi. Se li far?, potr? giudicar meglio dei suoi dipendenti, e questi saran meglio disposti alla fatica; e avr? anche meno voglia d'andar in giro, e star? bene e dormir? meglio. Sia il primo a levarsi, l'ultimo a coricarsi; e veda prima se la villa ? chiusa, se ciascuno dorme al suo posto, e se i giumenti hanno avuto il foraggio.

Trad. database Progetto Ovidio
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