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Mittente:
...:::Bukowski:::...
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cicerone familiares
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Data:
25/05/2002 3.15.53
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Cicerone, Ad familiares, I, 8 (corpo del testo)
[3] me quidem etiam illa res consolatur, quod ego is sum, cui vel maxime concedant omnes, ut vel ea defendam, quae Pompeius velit, vel taceam vel etiam, id quod mihi maxime libet, ad nostra me studia referam litterarum; quod profecto faciam, si mihi per eiusdem amicitiam licebit. quae enim proposita fuerat nobis, cum et honoribus amplissimis et laboribus maximis perfuncti essemus, dignitas in sententiis dicendis, libertas in re publica capessenda, ea sublata totast, nec mihi magis quam omnibus; nam aut adsentiendum est nulla cum gravitate paucis aut frustra dissentiendum. [4] haec ego ad te ob eam causam maxime scribo, ut iam de tua quoque ratione meditere. commutata tota ratio est senatus, iudiciorum, rei totius publicae; otium nobis exoptandum est, quod ii, qui potiuntur rerum, praestaturi videntur, si quidam homines patientius eorum potentiam ferre potuerint; dignitatem quidem illam consularem fortis et constantis senatoris nihil est quod cogitemus; amissa culpa est eorum, qui a senatu et ordinem coniunctissimum et hominem clarissimum abalienarunt.
Questa cosa per lo meno mi consola in parte: che mi siano comunque concesse tre possibilit? [lett. che io sono colui al quale tutti soprattutto?]: o abbracciare fino in fondo la causa di Pompeo [lett. che io difenda quelle cose che Pompeo voglia] o tacere o addirittura - cosa che pi? di tutte mi piacerebbe - ritirarmi ai miei studi filosofici. Cosa che senza dubbio far?, se mi sar? permesso dalla sua [eiusdem = di Pompeo] magnanimit?. Ci?, infatti, mi ero [qui come in seguito Cicerone utilizza il plurale maiestatis] (da tempo) riproposto: che, dopo aver goduto dei massimi onori e dopo aver sostenuto le pi? grandi fatiche (politiche), avrei conservato la mia dignitosa autonomia politica continuando ad esprimere le mie opinioni [dignitas in sententiis dicendis], una volta che mi fosse stata sottratta la libert? di dedicarmi fattivamente all'attivit? politica, a me non pi? che a tutti [la traduzione ? piuttosto libera, ma il senso ? chiaro]; infatti, o si deve concedere il proprio assenso ai pochi, senza per? contare nulla [nulla cum gravitate], o si deve non essere d'accordo, ma invano. Ti scrivo questa lettera soprattutto per questo motivo [Cicerone si sta rivolgendo al proconsole Cornelio Lentulo]: (ovvero) che anche tu riconsideri la tua posizione. L'assetto (politico) [ratio] del senato, dei giudici, dello Stato tutto ? completamente mutato [commutata est tota]: non mi resta che scegliere l'otium, poich? sembra che coloro che detengono il potere [qui potiuntur rerum] siano pronti a tollerare [praestaturi: perifrastica attiva] se qualcuno [quidam homines] si dichiari disposto ad accettare, con molta rassegnazione, il loro potere. Quella dignit? consolare, propria di un membro del senato forte e coerente (nelle proprie opinioni), non ? quella che pensavo: (oggi) non ha colpa chi ha allontanato dal senato un'armonia collaudatissima o un uomo dalle grandi virt? politiche [clarissimum].
Trad. Bukowski
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