Data:
25/05/2002 3.19.26
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Cicerone, De finibus, I, 18
[18] Epicurus autem, in quibus sequitur Democritum, non fere labitur. quamquam utriusque cum multa non probo, tum illud in primis, quod, cum in rerum natura duo quaerenda sint, unum, quae materia sit, ex qua quaeque res efficiatur, alterum, quae vis sit, quae quidque efficiat, de materia disseruerunt, vim et causam efficiendi reliquerunt. sed hoc commune vitium, illae Epicuri propriae ruinae: censet enim eadem illa individua et solida corpora ferri deorsum suo pondere ad lineam, hunc naturalem esse omnium corporum motum.
Epicuro, l? dove segue Democrito, generalmente non cade in errore. Per quanto io non approvo molti punti di entrambi, ma specialmente questo. Due sono i problemi da porsi per la natura: primo, quale sia la materia da cui si produce ciascuna cosa; secondo, quale sia la forza che produce ciascuna cosa. Essi trattarono della materia, ma tralasciarono la forza e la causa per produrla. Questo per? ? un difetto comune; in quest'altro invece cade Epicuro. Secondo lui quei medesimi corpi indivisibili e compatti si muovono verso il basso trasportati dal loro peso secondo una linea retta, e tale ? il moto naturale di tutti i corpi.
Trad. database progettovidio
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