Data:
25/05/2002 3.46.15
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Umili origini di uomini illustri.
Euripidem accepimus (sappiamo), tragoediarum scriptorem nobilissimum, ex herbaria (erbivendola) natum esse et Demosthenem illum, oratorum Graecorum lumen et gloriam, filium fuisse cultrorum venditoris: qui tamen multis aequalibus, nobilissimo genere natis, anteponendi videntur. Etenim non semper e clarissimis maioribus prognati se dignos gloria patrum praebent; alii contra, humili loco nati, ad summos preveniunt honores. Caium Marium, quem ex plebe, in perobscuro Volscorum vico ortum esse constat, numquam puduit originis suae, quam ipse fortissimis rebus gestis nobilitavit.
Horatius Flaccus, libertino patre natus, ingenio suo et patris opera, qui eum a societate improborum aequalium prohibuit et omnibus artibus liberalibus instituit, non solum vir maxima probitate praeditus extitit, sed tanto inter Romanos poetas praestitit ut suis temporibus nemo inveniretur qui cum eo carminum laude comparari posset. Vergilius quoque , quamvis humilibus parentibus natus , gloria littararum ita floruit ut Homeri gloriam aequaverit.
Sappiamo che Euripide, grandissimo scrittore di tragedie, nacque da un'erbivendola e che il ben noto [illum, con valore enfatico, per esprimere la notoriet?] Demostene, esempio luminoso e glorioso [lett. luce e gloria] dell'arte oratoria greca [lett. degli oratori greci], fu figlio di un venditore di coltelli [culter, tri]: (ebbene) questi due [Euripide e Demostene; lett. "qui", i quali], nonostante ci? [tamen; ovvero nonostante le loro umili origini], sembrano doversi preferire a molti (loro) contemporanei [aequalibus], (pur) di nobilissimi natali. E, in realt? [etenim], non sempre coloro i quali vantano nobile discendenza [prognati e clarissimis maioribus, i discendenti da avi illusti] si dimostrano degni della gloria dei padri; altri, di contro, di umili natali [lett. nati in un posto...], raggiungono alti onori. Caio Mario (ad esempio), il quale - non ? un segreto [lett. constat, ? evidente] - nacque in uno sperduto villaggio di Volsci, da gente peblea, non si vergogn? mai della propria (umile) origine, la cui nobilt? (anzi) riscatt? sul campo, con coraggiosissime imprese [lett. che egli [ipse] (anzi) nobilit? con coraggiosissime imprese]. Orazio Flacco, figlio di un liberto [lett. nato da padre...], grazie al suo proprio ingegno ed alla sollecitudine [opera] del padre - il quale lo tenne lontano [prohibuit eum] dalla cerchia [a societate] degl'inetti e corrotti coetanei, e lo nutr? [lo educ?] con e a tutte le arti liberali - non solo crebbe [exstitit] come un uomo dotato della pi? grande rettitudine, ma eccelse cos? di gran lunga [tanto...] tra i poeti Romani che [...ut], ai suoi tempi, non si trovava alcuno che gli si potesse equiparare per pregio poetico [laude carminum].
(Del resto) anche Virgilio, sebbene di umili origini [lett. nato da umili genitori], raggiunse una tale fama letteraria [lett. fior? per gloria di lettere] da eguagliare la fama di Omero.
Trad. Bukowski
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