Data:
25/05/2002 4.26.10
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La favola di Orfeo ed Euridice [autore del presente brano ignoto].
Antiquitus hanc de Euryd?ce fabulam narrabant. Eurydice, Orphei poetae uxor, serpentis morsu necata est. Tum Orpheus, saevo dolore adflictus, cum cithara ad inferos statim descendit. Sperabat enim deorum inferorum animos se commovere posse, ut miseram Eurydicen vitae redderent. In desertis campis inferorum, enim, diu cantavit Orpheus. Denique dii omnes cantus dulcedine commoti sunt, atque coniugem Orpheo restituerunt. At Pluto, Averni rex, iussit Orpheum, in itinere ad terram, oculos numquam ad uxorem adicere. Sed in reditu Orpheus magno amore victus est, dei iussum neglexit et Eurydicen leniter inspexit. At repente a diis sine misericordia punitus est: nam dolcissima Eurydice e conspectu evolavit.
Fin dai tempi antichi, si raccontava questa leggenda su Euridice. Euridice, moglie del poeta Orfeo, fu uccisa dal morso di una serpe. Allora, Orfeo, travagliato da un immenso dolore, discese risoluto [statim, lett. a pi? fermo, subito] negli Inferi, con la (sua) cetra. Sperava, infatti, di riuscire a commuovere la sensibilit? [lett. gli animi] degli d?i inferi [cio? "addetti" all'Ade], a che restituissero la vita alla (sua) povera Euridice [lett. il costrutto ? ribaltato: a che restituissero? Euridice alla vita]. Nei desolati campi infernali, Orfeo cant? a lungo. Finalmente, tutti gli d?i si commossero alla dolcezza del canto, e restituirono ad Orfeo la compagna. Ma Plutone, divinit? regia dell'Averno, ingiunse che Orfeo - durante il tragitto verso la terra [dall'Inferno] - non volgesse mai gli occhi verso la moglie. Tuttavia, durante il ritorno (alla terra), Orfeo si lasci? vincere dal suo grande amore, trasgred? l'ordine del dio e fiss? amorevolmente [leniter] il suo sguardo su Euridice. Ma all'istante, fu punito dagli d?i, senza piet?: infatti, la dolcissima Euridice svan? dalla (sua) vista.
Trad. Bukowski
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