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Bukowski
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26/05/2002 20.16.11




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Non c'? di che.

Cicerone, Contro Verre, 2.1.46

[46] Delum venit. Ibi ex fano Apollinis religiosissimo noctu clam sustulit signa pulcherrima atque antiquissima, eaque in onerariam navem. suam conicienda curavit. Postridie cum fanum spoliatum viderent ii qui Delum incolebant, graviter ferebant; est enim tanta apud eos eius fani religio atque antiquitas ut in eo loco ipsum Apollinem natum esse arbitrentur. Verbum tamen facere non audebant, ne forte ea res ad Dolabellum ipsum pertineret. Tum subito tempestates coortae sunt maximae, iudices, ut non modo proficisci cum cuperet Dolabella non posset sed vix in oppido consisteret: im magni fluctus eiciebantur. Hic navis illa praedonis istius, onusta signis religiosis, expulsa atque eiecta fluctu frangitur; in litore signa illa Apollinis reperiuntur; iussu Dolabellae reponuntur. Tempestas sedatur, Dolabella Delo proficiscitur.

Verre giunse a Delo [acc. sempl. moto a luogo nome citt?]. Ivi, durante la notte, di nascosto [clam], sottrasse dei simulacri [signa], molto belli e molto antichi, dal tempio di Apollo, luogo di estrema sacralit?, e si diede da fare [curavit] a che il bottino [lett. ea, quelle cosa (rubate)] fosse traslato/collocato sulla sua nave da carico. Il giorno seguente, quando gli abitanti di Delo [ii qui Delum incolebant] s'accorsero della profanazione del tempio [lett. videro che il tempio?], furono presi da perplessit? ed indignazione [lett. graviter ferebant, si comportavano?]; tra loro, infatti, era tenuta in cos? grande onore la sacralit? e l'antichit? di quel tempio, ch'essi credevano che Apollo stesso fosse nato (proprio) in quel sagrato [lett. luogo]. Tuttavia, non avevano il coraggio di far parola (riguardo l'accaduto), affinch?, per un puro caso [forte], il fatto [ea res] chiamasse in causa lo stesso Dolabella [ovvero, gli abitanti confidano sull'intervento diretto, e punitore, del dio: come infatti avviene?].
Accadde, o giudici, che si scaten?, all'improvviso, una terribile tempesta, e che (per tal motivo) non solo Dolabella si vedeva costretto [lett. non poteva] a non partire - cosa che invece avrebbe gradito [lett. cum cuperet] - ma anche a una pericolosa sosta nel (porto della) citt? [lett. non solo non poteva andar via, ma a stento/fatica (vix) rimaneva?], per via della forza e frequenza delle onde. La nave di Dolabella [istius praedonis, di codesto predone], carica dei simulacri religiosi, viene sbalzata e rovesciata [nota il passaggio dalla narrazione al passato alla narrazione al presente, per rendere vivace il racconto] da un'onda grossa [fluctu]; sulla battigia si spargono i suddetti [illa] simulacri di Apollo; per ordine di Dolabella vengono ricollocati (al loro posto, cio? nel tempio). (Ci? fatto,) la tempesta si placa e Dolabella pu? partire [lett. parte] da Delo [abl. sempl. moto da luogo nome citt?].

Trad. Bukowski
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