Data:
06/01/2003 21.21.03
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Cicerone, De legibus, II, 1-2
Attico: Dato che, ormai, abbiamo [lett. si ?] passeggiato abbastanza, e devi intraprendere un altro argomento, preferisci [visne] che cambiamo zona e continuiamo la conversazione [demus operam sermoni reliquo] seduti in quell'isoletta sul Fibreno - o almeno, cos? mi pare si chiami quell'altro fiume [Cicerone ed Attico avevano passeggiato sul Liri; Attico propone di spostarsi su un'isoletta formata dal materiale di deiezione dell'affluente, il Fibreno appunto, nella quale Cicerone ha fatto porre dei sedili e fatto piantare degli alberi]?
Marco: D'accordo. Frequento solitamente, e molto volentieri, quella zona, quando sono in vena di riflessioni, o leggo o scrivo qualcosa.
Attico: Io, per me, soprattutto ora che ho avuto modo di visitarla (questa zona), non riesco ad esserne sazio: altro che [lett. disdegno] ville sontuose, pavimenti di marmo e case con soppalchi [tecta laqueata]! E, a dirla tutta [lett. invero], quegli acquedotti che costoro chiamano "Nili" ed "Euripi"? chi non se ne farebbe beffe, vedendo ci?? Ordunque, come tu - poco fa - mentre discettavi di legge e di diritto, facevi continui riferimenti [lett. riferivi tutto] alla natura, cos?, nelle cose che si richiedono per il riposo e il diletto dello spirito, la natura (a buon ragione) la fa da padrona! Per la qual cosa, (mentre) prima mi stupivo - e infatti, pensavo che in questi luoghi non ci fosse null'altro che rocce e montagne, ed ero indotto a pensarlo [lett. ut facerem] dai tuoi racconti e dai tuoi versi - (mentre prima) stupivo, come ho detto, del fatto che a te piacesse tanto stare qui, ora, di contro, mi stupisco del fatto che tu, quando sei lontano da Roma, preferisca stare in qualche altro luogo piuttosto (che qui).
Trad. Bukowski
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