Durante il suo governo l'Impero combatte le seguenti guerre:
 
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     Contro i Giudei (66-73 d.C.). 
 Tito con le legioni  V Macedonica, X Fretensis, XII Fulminata, XV Apollinaris,
 vexillationes della III Cyrenaica e numerosi auxilia assedia Gerusalemme elevando
 una circonvallazione lunga 7 chilometri con 13 fortezze. La città è espugnata e
 rasa al suolo (70 d.C.). Tito celebra il trionfo a Roma con il padre e gli viene eretto un arco
 di Trionfo (esistente ma rifatto sotto Pio VII). 
 Il legato Cesto Gallo con vexillationes della X Fretensis assedia per altri tre anni
 nella rocca di Masada l'ultimo migliaio di ribelli che infine si suicida in massa (73 d.C.).
 La vittoria è commemorata con l'erezione a Roma del tempio della Pace (75 d.C.), che
 accolgie le reliquie saccheggiate nel tempio di Salomone. 
 Lo storico Giuseppe Flavio descrive la rivolta nell'opera De Bellum Judaico.
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     Contro i Batavi (69-70 d.C.). 
 I generali di Vespasiano hanno istigato contro Vitellio i Batavi, una tribù dei Catti
 sul basso Reno, guidati da Giulio Civile (già comandante di auxilia) ma questi non
 cessano le ostilità alla fine della guerra civile. 
 La rivolta trova il sostegno delle popolazione germaniche oltre Reno (Cauci, Bructeri, Tancteri
 e Catti), si estende in Gallia, sotto la guida di Giulio Sabino, e nella Germania Renana, sotto
 la guida della profetessa Velleda. 
 Gli insorti assediano ai Casta Verera le legioni V Alaudae e XV Primigenia (a effettivi ridotti
 perché impegnate nella recente guerra civile), ne ottengono la resa e le distruggono. 
 Anche le legioni renane I Germanica, XVI Gallica, IV Macedonica parte si arrendono e parte
 passano agli insorti, poi si uniscono a Petillo Ceriale con le legioni XXI Rapax (renana),
 VI Victrix, X Gemina (spagnole), II Adiutrix (dall'Italia, riceve poi l'epiteto
 Pia Fedelis), XIII Gemina (dalla Pannonia), XVI Gemina (dalla Britannia)
 ma senza auxilia. 
 I ribelli sono respinti oltre il Reno e firmano la pace con la quale ottengono l'amnistia e
 l'esenzione dai tributi in cambio di truppe come alleati (70 d.C.). 
 Le legioni XV Primigenia e I Germanica sono sciolte mentre la IV Macedonica e la XVI Gallica 
 sono reclutate ex-novo con Italici e Galli (IV Flavia e XVI Flavia). 
 Velleda è portata in trionfo da Domiziano (figlio di Vespasiano) e muore in prigionia.
 Giulio Sabino si nasconde fingendosi morto ma 9 anni dopo viene tradito e giustiziato con la
 moglie Eponina (78 d.C.).
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     Contro i Roxolani (69 d.C.). 
 La III Gallica stermina 9.000 cavalieri Roxolani carichi di bottino saccheggiato in Mesia.
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     Contro i Britanni (71-77 d.C.). 
 Petillo Ceriale, seguito da Sesto Giulio Frontino, espandono verso nord e nel Galles i confini
 dell'Impero in Britannia e fondano Eboracum (71, odierna York).
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 Sotto il governo di Vespasiano sono restaurati numerosi edifici 
  di Roma, ne sono realizzati di nuovi come il templum Sacrae Urbis, che 
  custodiva la forma urbis; lastra di marmo con scolpite le mappe del catasto 
  (restano numerosi frammenti). È inoltre costruita la via Flavia, da Tergestum 
  a Pola (78 d.C.).  
   
   
 Flavio Sabino Vespasiano TITO (79-81). 
Figlio del precedente, gli succede al trono. 
Un eruzione del Vesuvio (24 VI 79) distrugge Pompei, Ercolano e Stabia, riscoperte nel 1748.
 Nell'eruzione muore anche Plinio "Il Vecchio", comandante della flotta di Miseno e noto
 naturalista. 
  Tito, soprannominato "Delizia del Genere Umano", restaura l'aquedotto dell'Acqua 
  Marcia, riedifica il teatro di Pompeo (rimane la statua d'Ercole in Vaticano), 
  inaugura l'Anfiteatro Flavio iniziato dal padre, la più grande costruzione 
  dell'antichità noto come Colosseo (80) e muore misteriosamente l'anno 
  seguente appena quarantunenne (13 IX 81).  
 
  
Tito 
  Flavio DOMIZIANO (81-96). 
Fratello del precedente, è proclamato imperatore dai pretoriani e poi dal
 Senato. 
Instaura un regime basato sul terrore, vieta a due legioni di risiedere nello stesso
 campo (l'impero dispone di 37 legioni di 5.000 uomini), aumenta a 3000 denari il soldo
 ai legionari e sostiene le seguenti guerre:
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     Contro i Britanni (77-84). 
Gneo Giulio Agricola raggiunge la Caledonia, sconfigge i Picti ed i Britanni insorti nell'83
 a Mons Graupius (83 d.C.) ma è richiamato per la guerra in Dacia.
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     Contro i Catti (83-85). 
Domiziano rafforza respinge la tribù germanica dei Catti che compie incursioni
 nell'Impero, occupa gli Agres Decumates, tra Reno e Danubio, li fortifica (resti
 monumentali esistenti) e colonizza con Galli in cambio di una decima. 
Alla campagna prendono parte la I Minervia (creata appositamente), vexillationes delle
 legioni V Macedonica, VIII Augusta, XIV Gemina, XXI Rapax, XX Valeria Victrix (questa dalla
 Britannia). 
 La vittoria è celebrata da un Trionfo ma è ridicolizzata dai contemporanei.
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     Contro i Daci (85-89). 
 Il popolo meglio organizzato oltre il Danubio, guidato da re Decebalo, compie
 incursioni in Mesia e sconfigge i Romani che hanno invaso la Dacia (86-87). 
 I Romani vincono a Tapae (89) ma Decebalo ottiene l'alleanza di Sarmati e Suebi (come i
 Romani chiamano i Quadi e Marcomanni), che abbandona ottenendo da Domiziano un sussidio e
 aiuti militari. 
 Alla campagna prendono parte le legioni IV Flavia (della Dalmazia), I Italica, I Adiutrix,
 II Adiutrix,  V Macedonica, XIII Gemina e vexillationes della IX Hispana (questa dalla
 Britannia, dall'88).
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     Contro L. Antonio Saturnino (88-89). 
 Governatore della Germania Superiore, si proclama imperatore a Magonza con l'appoggio delle
 legioni XIV Gemina, XXI Rapax e dei Catti, ma è abbandonato dalle truppe, sconfitto ad
 Adernach e ucciso da Lappio Massimo Norbano legato della Germania Inferiore. 
 Domiziano assegna alle legioni I Minervia e VI Victrix che non hanno appoggiato la rivolta
 l'epiteto Pia Fidelis e respinge i Catti intervenuti tardivamente a causa dello sgelarsi
 precoce del Reno.
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     Contro Suebi e Sarmati (92). 
 Domiziano trasferisce le due legioni ribelli sul Danubio (dove la XXI Rapax è distrutta
 dagli Jazigi nel 92) e respinge Quadi, Marcomanni e Sarmati che minacciano la Pannonia.
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     Contro i Nasamoni. 
 I Nasamoni compiono scorrerie in Cirenaica e sono sterminati dalla III Augusta.
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 L'imperatore ultima o fa erigere a Roma e numerosi edifici, 
  tra i quali il palazzo dei Flavi con la Domus Augustana (notevoli resti) 
  ed il Pedagogium (collegio dei paggi, con i loro curiosi graffiti), uno 
  stadio (odierna piazza Navona), il tempio di Vespasiano (pochi resti, tra i 
  quali tre colonne corinzie di un angolo). In Campo Marzio fa riedificare il 
  tempio d'Iside e Serapide (si conservano ancora obelischi, sfingi e statue). 
  Gli edifici esistenti sono decorati con statue e soprattutto quadrighe (su una 
  di queste un anonimo scrisse "satis", cioè "basta"). Nel foro 
  fa erigere l'equus Domitiani, una grande statua equestre (resta solo 
  il basamento) e presso il Colosseo la monumentale fontana chiamata Meta Sudans. 
  Domiziano è assassinato da una congiura della ex-moglie Domizia, dei 
  prefetti del pretorio e dei ministri (18 IX 96 d.C.), ultimo della dinastia 
  Flavia (ed ultimo dei "Dodici Cesari" contando da Giulio Cesare). 
  Durante il suo regno, nell'isola di Pathmos, Giovanni scrive l'Apocalisse.   |