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Ovidio


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Tacito
Storie I, 51
 
originale
 
[51] Nunc initia causasque motus Vitelliani expediam. caeso cum omnibus copiis Iulio Vindice ferox praeda gloriaque exercitus, ut cui sine labore ac periculo ditissimi belli victoria evenisset, expeditionem et aciem, praemia quam stipendia malebat. diu infructuosam et asperam militiam toleraverant ingenio loci caelique et severitate disciplinae, quam in pace inexorabilem discordiae civium resolvunt, paratis utrimque corruptoribus et perfidia impunita. viri, arma, equi ad usum et ad decus supererant. sed ante bellum centurias tantum suas turmasque noverant; exercitus finibus provinciarum discernebantur: tum adversus Vindicem contractae legiones, seque et Gallias expertae, quaerere rursus arma novasque discordias; nec socios, ut olim, sed hostis et victos vocabant. nec deerat pars Galliarum, quae Rhenum accolit, easdem partis secuta ac tum acerrima instigatrix adversum Galbianos; hoc enim nomen fastidito Vindice indiderant. igitur Sequanis Aeduisque ac deinde, prout opulentia civitatibus erat, infensi expugnationes urbium, populationes agrorum, raptus penatium hauserunt animo, super avaritiam et adrogantiam, praecipua validiorum vitia, contumacia Gallorum inritati, qui remissam sibi a Galba quartam tributorum partem et publice donatos in ignominiam exercitus iactabant. accessit callide vulgatum, temere creditum, decimari legiones et promptissimum quemque centurionum dimitti. undique atroces nuntii, sinistra ex urbe fama; infensa Lugdunensis colonia et pertinaci pro Nerone fide fecunda rumoribus; sed plurima ad fingendum credendumque materies in ipsis castris, odio metu et, ubi viris suas respexerant, securitate.
 
traduzione
 
51. Esporr? ora l'origine e le cause della sollevazione di Vitellio. Tolto di mezzo Giulio Vindice con tutte le sue truppe, l'esercito di Germania, ebbro di bottino e di gloria, perch?, senza fatica e senza rischi, s'era trovato fra le mani la vittoria in una guerra molto remunerativa, preferiva spedizioni e battaglie, bottino piuttosto che soldo militare. A lungo avevano sopportato un servizio privo di vantaggi, aggravato dalla natura del paese, dal clima e dalla severit? della disciplina; disciplina che, inflessibile in tempo di pace, si allenta nelle discordie civili, poich? nei due campi gi? son pronti i corruttori e il tradimento resta impunito. Uomini, armi, cavalli eran pi? che sufficienti al bisogno e anche alla parata. Ma, prima della guerra, i soldati non conoscevano che la propria centuria o il proprio squadrone e i confini delle province tenevano separati gli eserciti. In seguito per? le legioni, unitesi contro Vindice e misurate le proprie forze e quelle delle Gallie, cercavano nuovi scontri e nuove discordie e chiamavano i Galli non alleati, come un tempo, ma nemici e vinti. Senza contare poi che la regione delle Gallie posta vicino al Reno, schieratasi con gli eserciti in Germania, li aizzava accanitamente contro i Galbiani; tale era il titolo affibbiato, per disprezzo verso Vindice, alle sue truppe. Cos? i legionari, carichi di animosit? verso Sequani, Edui e via via altre popolazioni, a seconda della loro ricchezza, avevano accarezzato l'idea di conquistare le citt?, di devastare le campagne, di saccheggiare le case, non solo per avidit? e prepotenza, vizi tipici dei pi? forti, ma perch? irritati anche dall'insolenza dei Galli che, a dispetto e vergogna dell'esercito, si vantavano di dovere a Galba il condono di un quarto dei tributi e la concessione di pubblici donativi. S'aggiunsero voci, fatte circolare con malizia e stoltamente accreditate, relative a una prossima decimazione delle legioni e al congedo dei centurioni pi? valorosi. Da ogni parte notizie inquietanti, voci sinistre da Roma; la colonia di Lione, ostile a Galba e tenacemente attaccata a Nerone, era particolarmente fertile di voci incontrollate; ma il materiale pi? cospicuo a creare vane fantasticherie e a renderle credibili l'offrivano proprio gli accampamenti in preda all'odio, alla paura o, quando i soldati misuravano le proprie forze, a un eccesso di sicurezza.
 

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