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brano
 
Tacito
Storie I, 72
 
originale
 
[72] Par inde exultatio disparibus causis consecuta impetrato Tigellini exitio. Ofonius Tigellinus obscuris parentibus, foeda pueritia, impudica senecta, praefecturam vigilum et praetorii et alia praemia virtutum, quia velocius erat, vitiis adeptus, crudelitatem mox, deinde avaritiam, virilia scelera, exercuit, corrupto ad omne facinus Nerone, quaedam ignaro ausus, ac postremo eiusdem desertor ac proditor: unde non alium pertinacius ad poenam flagitaverunt, diverso adfectu, quibus odium Neronis inerat et quibus desiderium. apud Galbam Titi Vinii potentia defensus, praetexentis servatam ab eo filiam. haud dubie servaverat, non clementia, quippe tot interfectis, sed effugium in futurum, quia pessimus quisque diffidentia praesentium mutationem pavens adversus publicum odium privatam gratiam praeparat: unde nulla innocentiae cura sed vices impunitatis. eo infensior populus, addita ad vetus Tigellini odium recenti Titi Vinii invidia, concurrere ex tota urbe in Palatium ac fora et, ubi plurima vulgi licentia, in circum ac theatra effusi seditiosis vocibus strepere, donec Tigellinus accepto apud Sinuessanas aquas supremae necessitatis nuntio inter stupra concubinarum et oscula et deformis moras sectis novacula faucibus infamem vitam foedavit etiam exitu sero et inhonesto.
 
traduzione
 
72. Seguirono poco dopo manifestazioni di esultanza non minore, ma per causa ben diversa: l'ottenuta condanna di Tigellino. Di Ofonio Tigellino furono basse le origini, disgustosa la fanciullezza, repellente la vecchiaia. Si assicur? coi vizi, sistema certo pi? rapido, il comando dei vigili, delle guardie del pretorio e altre cariche, assegnate come compenso della virt?, mettendo subito in campo la crudelt? prima, la sete di potere poi, colpe se non altro virili. Pervert? Nerone a ogni delitto, osando anche di attuarne alcuni a sua insaputa, e fin? con l'abbandonarlo e tradirlo. Ecco perch?, come per nessun altro, si insistette a volerne la morte, sia pure sotto spinte emotive diverse, a seconda dell'odio o del rimpianto per Nerone. Con Galba era stato difeso dalla potenza di Tito Vinio, il quale si giustificava dicendo di dovergli la salvezza della figlia. Gliel'aveva s? salvata, ma non certo per clemenza (ne aveva fatti uccidere tanti!), bens? per tenersi aperta una via d'uscita per un domani; gesto tipico dei personaggi pi? squallidi, che, malsicuri del presente e temendo di vederlo cambiare, si costruiscono con debito anticipo una benemerenza privata contro l'odio pubblico: quindi nessun rispetto dell'innocenza, ma scambio d'impunit?. Tanto maggiore fu allora l'ostilit? del popolo, sommandosi l'odio inveterato contro Tigellino alla recente avversione per Tito Vinio. Da tutta la citt? si riversavano a Palazzo e nelle piazze e dilagavano nel circo e nei teatri, dove pi? si scatena la licenza del volgo, prorompendo in grida rivoltose, finch? Tigellino, ai bagni di Sinuessa, ricevette la notizia che per lui era la fine. Dilung? allora, senza dignit?, il momento supremo tra i baci e gli amplessi delle concubine e, tagliatasi la gola con un rasoio, aggiunse a una vita infame la macchia di una morte tardiva e disonorevole.
 

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