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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita II, 13
 
originale
 
[13] Mucium dimissum, cui postea Scaeuolae a clade dextrae manus cognomen inditum, legati a Porsinna Romam secuti sunt; adeo mouerat eum et primi periculi casus, a quo nihil se praeter errorem insidiatoris texisset, et subeunda dimicatio totiens quot coniurati superessent, ut pacis condiciones ultro ferret Romanis. Iactatum in condicionibus nequiquam de Tarquiniis in regnum restituendis, magis quia id negare ipse nequiuerat Tarquiniis quam quod negatum iri sibi ab Romanis ignoraret. De agro Veientibus restituendo impetratum, expressaque necessitas obsides dandi Romanis, si Ianiculo praesidium deduci uellent. His condicionibus composita pace, exercitum ab Ianiculo deduxit Porsinna et agro Romano excessit. Patres C. Mucio uirtutis causa trans Tiberim agrum dono dedere, quae postea sunt Mucia prata appellata. Ergo ita honorata uirtute, feminae quoque ad publica decora excitatae, et Cloelia uirgo una ex obsidibus, cum castra Etruscorum forte haud procul ripa Tiberis locata essent, frustrata custodes, dux agminis uirginum inter tela hostium Tiberim tranauit, sospitesque omnes Romam ad propinquos restituit. Quod ubi regi nuntiatum est, primo incensus ira oratores Romam misit ad Cloeliam obsidem deposcendam: alias haud magni facere. Deinde in admirationem uersus, supra Coclites Muciosque dicere id facinus esse, et prae se ferre quemadmodum si non dedatur obses, pro rupto foedus se habiturum, sic deditam intactam inuiolatamque ad suos remissurum. Vtrimque constitit fides; et Romani pignus pacis ex foedere restituerunt, et apud regem Etruscum non tuta solum sed honorata etiam uirtus fuit, laudatamque uirginem parte obsidum se donare dixit; ipsa quos uellet legeret. Productis omnibus elegisse impubes dicitur; quod et uirginitati decorum et consensu obsidum ipsorum probabile erat eam aetatem potissimum liberari ab hoste quae maxime opportuna iniuriae esset. Pace redintegrata Romani nouam in femina uirtutem nouo genere honoris, statua equestri, donauere; in summa Sacra uia fuit posita uirgo insidens equo.
 
traduzione
 
13 Il rilascio di Muzio, poi soprannominato Scevola per la perdita della mano destra, fu seguito dall'invio di ambasciatori a Roma da parte di Porsenna. Il primo pericolo corso, ed evitato solo per un errore del sicario, e l'idea di dover affrontare la stessa situazione un numero di volte pari a quello dei futuri aggressori, lo avevano scosso al punto da arrivare a offrire spontaneamente la pace ai Romani. Tra le clausole della proposta c'era quella concernente la restaurazione dei Tarquini sul trono: pur sapendo che sarebbe stata un buco nell'acqua, Porsenna la avanz?, pi? perch? non se la sentiva di dire di no ai Tarquini piuttosto che per ignoranza del sicuro rifiuto da parte romana. Ottenne invece la restituzione ai Veienti del loro territorio. Quanto ai Romani, dovevano consegnare degli ostaggi, se volevano che venisse ritirata la guarnigione armata dal Gianicolo. Conclusa la pace a queste condizioni, Porsenna ritir? le sue truppe dal Gianicolo e abbandon? il territorio romano. Per ricompensare il coraggio dimostrato, i senatori fecero dono a Caio Muzio di un terreno al di l? del Tevere che in s?guito prese il nome di Prati Muzi. Questi onori resi alle virt? virili spinsero anche le donne ad atti di patriottismo. Cos?, una ragazza di nome Clelia, cui era toccato di trovarsi nel numero degli ostaggi, siccome l'accampamento etrusco era situato casualmente vicino alla riva del Tevere, riusc? a sfuggire alle sentinelle, e, con al s?guito un gruppo di coetanee, attravers? a nuoto il fiume sotto una pioggia di frecce, e le ricondusse sane e salve ai parenti in citt?. Appena il re lo venne a sapere, mont? su tutte le furie e in un primo tempo mand? degli ambasciatori a Roma per chiedere la restituzione dell'ostaggio Clelia, senza preoccuparsi troppo di tutte le altre ragazze. Poi per?, passato dalla collera all'ammirazione, disse che un'impresa del genere superava quelle dei Cocliti e dei Muzi e che il rifiuto di restituire l'ostaggio sarebbe stato considerato una violazione del trattato. Se invece gliel'avessero consegnata lui l'avrebbe restituita ai suoi senza farle alcun male. Entrambe le parti mantennero la parola: i Romani riconsegnarono il pegno di pace, come previsto dal trattato, e il re etrusco non solo protesse la ragazza, ma ne onor? il coraggio con questa forma di riconoscimento: le avrebbe donato parte degli ostaggi e lei stessa poteva scegliere quali portarsi con s?. Quando li ebbe tutti davanti, pare che abbia preferito gli adolescenti, sia perch? la scelta era pi? in sintoni con la sua et?, sia perch? avrebbe probabilmente avuto l'approvazione degli ostaggi stessi, in quanto la cosa migliore era togliere al nemico chi si trovava nell'et? maggiormente esposta a possibili rischi. Una volta ristabilita la pace, i Romani immortalarono quell'atto di coraggio nuovo in una donna con un onore anch'esso nuovo: in cima alla Via Sacra le fu dedicata una statua equestre che rappresentava una ragazza in groppa a un cavallo.
 

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