LETTERATURA torna alla homepage
PRECICERONIANA CICERONIANA AUGUSTEA IMPERIALE RISORSE
     
Ovidio


  Cerca







Progetto Ovidio - database

 

 


 torna alla pagina precedente
 passim precedente

autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VII, 6
 
originale
 
[6] Eodem anno, seu motu terrae seu qua ui alia, forum medium ferme specu uasto conlapsum in immensam altitudinem dicitur; neque eam uoraginem coniectu terrae, cum pro se quisque gereret, expleri potuisse, priusquam deum monitu quaeri coeptum quo plurimum populus Romanus posset; id enim illi loco dicandum uates canebant, si rem publicam Romanam perpetuam esse uellent. Tum M. Curtium, iuuenem bello egregium, castigasse ferunt dubitantes an ullum magis Romanum bonum quam arma uirtusque esset, et silentio facto templa deorum immortalium, quae foro imminent, Capitoliumque intuentem et manus nunc in caelum, nunc in patentes terrae hiatus ad deos manes porrigentem, se deuouisse; equo deinde quam poterat maxime exornato insidentem, armatum se in specum immisisse; donaque ac fruges super eum a multitudine uirorum ac mulierum congestas lacumque Curtium non ab antiquo illo T. Tati milite Curtio Mettio sed ab hoc appellatum. Cura non deesset, si qua ad uerum uia inquirentem ferret: nunc fama rerum standum est, ubi certam derogat uetustas fidem; et lacus nomen ab hac recentiore insignitius fabula est. Post tanti prodigii procurationem eodem anno de Hernicis consultus senatus, cum fetiales ad res repetendas nequiquam misisset, primo quoque die ferendum ad populum de bello indicendo Hernicis censuit populusque id bellum frequens iussit. L. Genucio consuli ea prouincia sorte euenit. In exspectatione ciuitas erat, quod primus ille de plebe consul bellum suis auspiciis gesturus esset, perinde ut euenisset res, ita communicatos honores pro bene aut secus consulto habitura. Forte ita tulit casus, ut Genucius ad hostes magno conatu profectus in insidias praecipitaret et legionibus necopinato pauore fusis consul circumuentus ab insciis quem intercepissent occideretur. Quod ubi est Romam nuntiatum, nequaquam tantum publica calamitate maesti patres, quantum feroces infelici consulis plebeii ductu, fremunt omnibus locis: irent crearent consules ex plebe, transferrent auspicia quo nefas esset; potuisse patres plebi scito pelli honoribus suis: num etiam in deos immortales inauspicatam legem ualuisse? Vindicasse ipsos suum numen, sua auspicia, quae ut primum contacta sint ab eo a quo nec ius nec fas fuerit, deletum cum duce exercitum documento fuisse ne deinde turbato gentium iure comitia haberentur. His uocibus curia et forum personat. Ap. Claudium, quia dissuaserat legem, maiore nunc auctoritate euentum reprehensi ab se consilii incusantem, dictatorem consensu patriciorum Seruilius consul dicit, dilectusque et iustitium indictum.
 
traduzione
 
6 Nel corso di quello stesso anno, fosse per un terremoto o per un'altra forza della natura, si dice che nel centro del foro il suolo fran? fino a profondit? incommensurabili, lasciandovi un'ampia voragine. Non ostante tutti vi gettassero della terra, non si riusc? a riempirla, fino a quando, su preciso monito degli d?i, la gente cominci? a domandarsi quale fosse l'elemento principale della forza del popolo romano. Questo era quanto gli indovini sostenevano si dovesse consacrare a quel luogo, se si voleva che la repubblica romana durasse in eterno. Allora, stando a quanto si narra, Marco Curzio, un giovane distintosi in guerra, rimprover? i concittadini per essersi domandati se esistesse qualcosa di pi? romano del valore militare. Poi, calato il silenzio, con gli occhi rivolti al Campidoglio e ai templi degli d?i immortali che sovrastano il foro, tendendo le mani ora verso il cielo ora verso la voragine spalancata e verso gli d?i Mani, si offr? in voto ad essi. Quindi, mont? in groppa a un cavallo bardato nella maniera pi? splendida possibile e si gett? armato nella voragine: e una folla di uomini e donne gli lanci? dietro frutti e offerte votive. Fu lui a dare al lago il nome di Curzio e non Curzio Mezio, soldato di Tito Tazio in tempi remoti. Certo non sarebbe mancata la ricerca meticolosa, se fosse esistita qualche via per raggiungere la verit?; ma allo stato presente bisogna attenersi alla tradizione, visto che l'antichit? dell'episodio non permette di essere molto precisi. E il nome del lago risulta maggiormente glorioso se connesso a questa leggenda pi? recente. Una volta espiato quel prodigio cos? straordinario, nel corso dello stesso anno il senato decise di occuparsi della questione degli Ernici. Ma siccome l'invio di feziali con la richiesta di riparazioni belliche non diede risultati, il senato stabil? di presentare al popolo, quanto prima possibile, la proposta di dichiarare guerra agli Ernici. Nel corso di un'assemblea affollatissima, il popolo vot? a favore della guerra e al console Lucio Genucio tocc? in sorte il c?mpito di occuparsi della spedizione. L'attesa dei cittadini era grande: Genucio sarebbe stato il primo console plebeo a gestire una guerra sotto i suoi stessi auspici, ed essi avrebbero giudicato dagli esiti della campagna se avessero fatto bene o meno a rendere accessibili a tutti le magistrature. Ma il caso volle che Genucio, partito alla volta del nemico con un grande schieramento di forze, finisse vittima di un'imboscata: le legioni, colte improvvisamente dal panico, vennero sbaragliate, mentre il console venne circondato e ucciso da uomini che non lo avevano riconosciuto. Non appena la notizia arriv? a Roma, lo sdegno dei patrizi, per nulla afflitti dalla disfatta dello Stato, quanto piuttosto imbaldanziti dall'infelice esito del comando affidato a un console plebeo, riemp? la citt?. Andassero pure a scegliersi i consoli in mezzo ai plebei! Trasferissero pure gli auspici l? dove la legge divina lo vietava! Con un plebiscito sarebbero stati in grado di tener lontani i patrizi dalle loro magistrature: ma una legge approvata senza i regolari auspici avrebbe mai avuto valore per gli d?i immortali? Gli d?i in persona avevano rivendicato la loro autorit? divina e i loro auspici: non appena essi erano stati toccati da chi era privo del diritto umano e divino di farlo, esercito e generale erano stati sbaragliati come monito a che in futuro non si tenessero pi? elezioni in violazione dei diritti delle genti patrizie. Curia e foro rimbombavano al suono di queste parole. Appio Claudio, il quale si era opposto al passaggio della legge, godeva adesso di maggiore autorit? perch? denunciava i risultati di una politica che aveva attaccato in precedenza. Con il consenso dei patrizi, il console Servilio lo nomin? di conseguenza dittatore, bandendo poi una leva militare e proclamando la sospensione dell'attivit? giudiziaria.
 

aggiungi questa pagina ai preferiti aggiungi ai preferiti imposta progettovidio come pagina iniziale imposta come pagina iniziale  torna su

tutto il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti, ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski

  HOMEPAGE

  SEGNALA IL SITO

  FAQ 

ideatore, responsabile e content editor NUNZIO CASTALDI (bukowski)
powered by www.weben.it

Licenza Creative Commons
i contenuti di questo sito sono coperti da Licenza Creative Commons