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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 105
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originale
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[105] Sed pertinet ad omnem officii quaestionem semper in promptu habere, quantum natura hominis pecudibus reliquisque beluis antecedat; illae nihil sentiunt nisi voluptatem ad eamque feruntur omni impetu, hominis autem mens discendo alitur et cogitando, semper aliquid aut anquirit aut agit videndique et audiendi delectatione ducitur. quin etiam, si quis est paulo ad voluptates propensior, modo ne sit ex pecudum genere (sunt enim quidam homines non re, sed nomine) sed si quis est paulo erectior, quamvis voluptate capiatur, occultat et dissimulat appetitum voluptatis propter verecundiam.
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traduzione
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105. Anche nei divertimenti dobbiamo osservare una certa misura, per non prorompere in eccessi e, inebriati dal piacere, scivolare in qualche sconcezza. Offrono esempi di onesti divertimenti il nostro Campo di Marte e gli esercizi della caccia.
Sempre, in ogni questione morale, conviene tener presente la grande eccellenza della natura umana rispetto a tutti gli animali, domestici e selvatici. Questi non sentono altro che il piacere dei sensi, e ad esso son trascinati da cieco impeto; invece la mente dell'uomo trova il suo alimento nell'imparare e nel meditare: essa o cerca o fa sempre qualche cosa, ed ? guidata dalla gioia del vedere e dell'udire. Anzi, se un uomo ? per temperamento alquanto incline ai piaceri, purch? non sia della razza dei bruti (alcuni sono uomini non di fatto, ma di nome); solo che egli sia d'animo un po' elevato, per quanto dominato dal piacere, nasconde e dissimula, per un senso di pudore, codesta sua bramosia.
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