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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 128
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originale
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[128] Nec vero audiendi sunt Cynici aut se qui fuerunt Stoici paene cynici qui reprehendunt et irrident, quod ea, quae turpia non sint, verbis flagitiosa ducamus, illa autem, quae turpia sunt, nominibus appellemus suis. Latrocinari, fraudare, adulterare re turpe est, sed dicitur non obscene; liberis dare operam re honestum est, nomine obscenum; pluraque in eam sententiam ab eisdem contra verecundiam disputantur. Nos autem naturam sequamur et ab omni, quod abhorret ab oculorum auriumque approbatione fugiamus; status, incessus, sessio, accubitio, vultus, oculi, manuum motus teneat illud decorum.
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traduzione
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128. E in verit? non bisogna dar retta ai Cinici, o a quegli Stoici che furono quasi Cinici, i quali ci riprendono e ci deridono perch? giudichiamo vergognose solo a nominarle certe cose che in realt? non sono vergognose, mentre chiamiamo coi loro nomi altre cose che in realt? sono veramente spregevoli. Per esempio, il rubare, il frodare, il falsificare, sono cose realmente spregevoli, ma si possono nominare senza dar nell'osceno; invece il dare alla luce figlioli, cosa in s? onesta, ? osceno chiamarla col suo nome; e parecchi altri argomenti adducono gli stessi filosofi in appoggio a tale opinione contro il cos? detto pregiudizio del pudore. No, noi dobbiamo prendere per guida la natura ed evitare tutto ci? che pu? offendere gli orecchi: lo stare in piedi e il camminare, il modo di star a tavola, il volto, lo sguardo, il gesto conservino il pi? dignitoso decoro.
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