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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 70
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originale
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[70] Nam quanti verba illa: UTI NE PROPTER TE FIDEMVE TUAM CAPTUS FRAUDATUSVE SIM! quam illa aurea: UT INTER BONOS BENE AGIER OPORTET ET SINE FRAUDATIONE!Sed, qui sint "boni" et quid sit "bene agi," magna quaestio est. Q. quidem Scaevola, pontifex maximus, summam vim esse dicebat in omnibus iis arbitriis, in quibus adderetur EX FIDE BONA, fideique bonae nomen existimabat manare latissime, idque versari in tutelis, societatibus, fiduciis, mandatis, rebus emptis, venditis, conductis, locatis, quibus vitae societas contineretur; in iis magni esse iudicis statuere, praesertim cum in plerisque essent iudicia contraria, quid quemque cuique praestare oporteret.
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traduzione
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70. Quanto valgono quelle parole "che io non sia preso e ingannato per causa tua e della fiducia in te riposta"! Quanto quell'aureo detto "come tra persone dabbene conviene agire bene e senza inganno"! Ma ? grossa questione definire quali siano i buoni e che cosa significhi agire bene. Quinto Scevola, pontefice massimo, diceva che hanno grandissima importanza tutti quei giudizi arbitrali, in cui s'aggiunge la clausola "in buona coscienza", e credeva che il significato della 'buona coscienza' avesse una grandissima estensione, e riguardasse le tutele, le associazioni, le procure, i mandati, le compravendita, gli appalti, le locazioni, in cui consiste la vita sociale. In essi riteneva che fosse compito di un giudice valente stabilire di che cosa ciascuno deve rispondere verso ciascuno, specialmente perch? in parecchi casi vi sono delle controquerele.
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