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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 112
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originale
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112 Atque in Sibyllinis ex primo versu cuiusque sententiae primis litteris illius sententiae carmen omne praetexitur. Hoc scriptoris est, non furentis, adhibentis diligentiam, non insani. Quam ob rem Sibyllam quidem sepositam et conditam habeamus, ut, id quod proditum est a maioribus, iniussu senatus ne legantur quidem libri valeantque ad deponendas potius quam ad suscipiendas religiones; cum antistitibus agamus, ut quidvis potius ex illis libris quam regem proferant, quem Romae posthac nec di nec homines esse patientur.
"At multi saepe vera vaticinati, ut Cassandra:
"iamque mari magno..."
eademque paulo post:
'eheu videte!"
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traduzione
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112 E nei libri sibillini, l'intero carme risulta dal primo verso di ciascuna frase, mettendo di s?guito le prime lettere di quella frase. Questo ? il modo di procedere di uno scrittore, non di un invasato; di uno che lavora con minuta accuratezza, non di un folle. Perci? teniamo ben appartata e segregata la Sibilla, in modo che, come ci ? stato tramandato dai nostri antenati, senza un ordine esplicito del senato non vengano nemmeno letti i suoi libri, e servano a far abbandonare i timori superstiziosi anzich? a farli sorgere. Coi sacerdoti addetti all'interpretazione di quei carmi facciamo un patto: che da quei libri tirino fuori qualsiasi cosa tranne un re, poich? d'ora in poi n? gli d?i n? gli uomini permetteranno che un re vi sia a Roma.
"Ma" obietterai, "molti hanno spesso vaticinato il vero, come Cassandra: 'E gi? nel vasto mare...', e poco dopo: 'Ahim?, guardate!'"
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