Data:
29/04/2002 1.53.52
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Cicerone, De officiis, I, 82-83 passim
[82] [De evertendis autem diripiendisque urbibus valde considerandum est, ne quid temere, ne quid crudeliter. Idque est viri magni rebus agitatis punire sontes, multitudinem conservare, in omni fortuna recta atque honesta retinere.] Ut enim sunt, quemadmodum supra dixi, qui urbanis rebus bellicas anteponant, sic reperias multos, quibus periculosa et calida consilia quietis et cogitatis splendidiora et maiora videantur. [83] Numquam omnino periculi fuga committendum est, ut inbelles timidique videamur, sed fugiendum illud etiam, ne offeramus nos periculis sine causa, quo esse nihil potest stultius. Quapropter in adeundis periculis consuetudo imitanda medicorum est, qui leviter aegrotantes leniter curant, gravioribus autem morbis periculosas curationes et ancipites adhibere coguntur. Quare in tranquillo tempestatem adversam optare dementis est, subvenire autem tempestati quavis ratione sapientis, eoque magis, si plus adipiscare re explicata boni quam addubitata mali.
82. [Quando la necessit? impone di distruggere o di saccheggiare una citt?, si osservino scrupolosamente due cose: nessun atto temerario, nessuna crudelt?. Nei rivolgimenti politici e sociali, ? stretto dovere dell'uomo magnanimo punire i sobillatori, preservare il popolo; in ogni momento e in ogni evento, rispettare la giustizia e l'onest?]. Come ci sono alcuni (ne ho parlato pi? sopra), i quali alle opere civili antepongono le imprese militari, cos? si trovano molti, a cui le decisioni rischiose e precipitose appaiono pi? splendide e pi? nobili di quelle tranquille e meditate. 83. E' ben vero che noi, col fuggire il pericolo, non dobbiamo mai correre il rischio di passar da imbelli e da codardi; ma ? anche vero che dobbiamo rifuggire dal buttarci allo sbaraglio senza ragione, che ? la cosa pi? dissennata del mondo. Perci?, nell'affrontare i pericoli, dobbiamo seguire il metodo dei medici, che, ai malati leggeri, porgono blandi rimedi, riservando di necessit? alle malattie pi? gravi le cure pericolose e incerte. Nella bonaccia pertanto, invocare la tempesta ? grande follia; ma superare la tempesta in qualunque modo, ? vera saggezza, tanto pi? se il vantaggio di una pronta decisione supera il danno di un'incerta esecuzione!
Trad. database progettovidio
Cicerone, De imperio cn. pompei ad qvirites oratio, 29-30 [29] iam vero virtuti Cn. Pompei quae potest oratio par inveniri? Quid est quod quisquam aut illo dignum aut vobis novum aut cuiquam inauditum possit adferre? Neque enim illae sunt solae virtutes imperatoriae, quae volgo existimantur,--labor in negotiis, fortitudo in periculis, industria in agendo, celeritas in conficiendo, consilium in providiendo: quae tanta sunt in hoc uno, quanta in omnibus reliquis imperatoribus, quos aut vidimus aut audivimus, non fuerunt. [30] Testis est Italia, quam ille ipse victor L. Sulla huius virtute et subsidio confessus est liberata. Testis est Sicilia, quam multis undique cinctam periculis non terrore belli, sed consili celeritate explicavit. Testis est Africa, quae, magnis oppressa hostium copiis, eorum ipsorum sanguine redundavit. Testis est Gallia, per quam legionibus nostris iter in Hispaniam Gallorum internecione patefactum est. Testis est Hispania, quae saepissime plurimos hostis ab hoc superatos prostratosque conspexit. Testis est iterum et saepius Italia, quae cum servili bello taetro periculosoque premeretur, ab hoc auxilium absente expetivit: quod bellum exspectatione eius attentuatum atque imminutum est, adventu sublatum ac sepultum.
Ma, diciamo la verit?, quali parole [quae oratio] ? possibile escogitare [lett. esser trovate] degne del valore di Pompeo [ovvero, che riescano a descrivere adeguatamente?]? Cosa c'? da aggiungere [lett. che qualcuno possa aggiungere] per accrescere il suo valore [lett. di degno per lui], (cosa c'? da aggiungere) che voi o altri non sappiate gi? [lett. nuovo per voi e inaudito per chiunque]? E non si tratta soltanto di attitudine al comando [virtutes imperatoriae], attitudine (molto) apprezzata dal popolo - (ovvero) impegno costante nell'attivit? pubblica, risolutezza nelle situazioni di pericolo, buona capacit? di gestione [industria in agendo], tempestivit? nello sbrigare (situazioni complicate), discreta lungimiranza: tante qualit? racchiuse in un unico individuo, quante non ? possibile riscontrare [lett. non furono] in tutti gli altri [ceteris] condottieri, che abbiamo conosciuto [lett. visto] e di cui abbiamo avuto notizia [audivimus]. (Chiamo a miei) testimoni (di ci?) [testis est? testis est?; testimone ?? e cos? via]: l'Italia, che lo stesso Silla, vittorioso, confess? d'aver liberata puntando sul suo [di Pompeo] valore e sul suo aiuto - fu liberata (dal pericolo delle partigianerie mariane); la Sicilia, che - attanagliata da insidie provenienti d'ogni dove - (egli da esse, ovvero dalle insidie) liber? non ricorrendo alla brutalit? dello scontro armato, bens? con la prontezza della sua decisione; l'Africa, che pullulante di nemici, fin? col grondare del loro sangue [immagine cruda di Cicerone: il senso ? che l'Africa s'impregn? del sangue dei nemici che la attanagliavano, uccisi da Pompeo]; la Gallia, il cui attraversamento - (necessario) per (giungere) in Spagna - alle nostre legioni, fu garantito dopo una carneficina di Galli [operata appunto da Pompeo]; la Spagna, che vide, (e le capit?) molto spesso (di vedere), la stragrande maggioranza dei (nostri) nemici sconfitti ed umiliati da costui [Pompeo]. Testimone, di nuovo e pi? spesso, l'Italia che - oppressa dall'abominevole e dal pericolosa guerra servile, (spesso) lo reclam? in aiuto, mentre era (impegnato in missione) altrove [lett. absente, assente]: furore guerresco che, nella timorosa attesa del suo arrivo [lett. di lui], and? scemando e indebolendosi, e (fu definitivamente) morto e sepolto col (suo) arrivo.
Trad. Bukowski
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