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15/05/2002 20.25.10
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Orazio, Odi, I, 9 [traduzione sotto originale latino]
IX Vides ut alta stet niue candidum Soracte nec iam sustineant onus siluae laborantes geluque flumina constiterint acuto? 5 Dissolue frigus ligna super foco large reponens atque benignius deprome quadrimum Sabina, o Thaliarche, merum diota. Permitte diuis cetera, qui simul 10 strauere uentos aequore feruido deproeliantis, nec cupressi nec ueteres agitantur orni. Quid si futurum cras, fuge quaerere, et quem fors dierum cumque dabit, lucro 15 adpone nec dulcis amores sperne, puer, neque tu choreas, donec uirenti canities abest morosa. Nunc et Campus et areae lenesque sub noctem susurri 20 composita repetantur hora, nunc et latentis proditor intumo gratus puellae risus ab angulo pignusque dereptum lacertis aut digito male pertinaci.
a Taliarco Guarda la neve che imbianca tutto il Soratte e gli alberi che gemono al suo peso, i fiumi rappresi nella morsa del gelo. Sciogli questo freddo, Taliarco, e legna, legna aggiungi al focolare; poi senza calcolo versa vino vecchio da un'anfora sabina. Lascia il resto agli dei: quando placano sul mare in burrasca la furia dei venti, non trema pi? nemmeno un cipresso, un frassino cadente. Smettila di chiederti cosa sar? domani, e qualunque giorno la fortuna ti conceda segnalo tra gli utili. Se ancora lontana ? la vecchiaia fastidiosa dalla tua verde et?, non disprezzare, ragazzo, gli amori teneri e le danze. Ora ti chiamano l'arena, le piazze e i sussurri lievi di un convegno alla sera, il riso soffocato che ti rivela l'angolo segreto dove si nasconde il tuo amore, il pegno strappato da un braccio o da un dito che resiste appena.
Trad. database progettovidio
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