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Mittente:
Bukowski
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Re: richiesta traduzioni
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Data:
26/05/2002 15.20.51
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Le tue versioni, evidentemente, presentano alcune differenze rispetto agli originali che ti invio. Nel caso tu voglia la traduzione aderente ai tuoi testi, devi digitarmeli per intero. Saluti.
Livio, Storia di Roma, I, 1 passim [la traduzione ? sotto il testo latino]
[Constat] Aeneam ab simili clade domo profugum sed ad maiora rerum initia ducentibus fatis, primo in Macedoniam venisse, inde in Siciliam quaerentem sedes delatum, ab Sicilia classe ad Laurentem agrum tenuisse. Troia et huic loco nomen est. Ibi egressi Troiani, ut quibus ab immenso prope errore nihil praeter arma et naues superesset, cum praedam ex agris agerent, Latinus rex Aboriginesque qui tum ea tenebant loca ad arcendam vim advenarum armati ex urbe atque agris concurrunt. Duplex inde fama est. Alii proelio victum Latinum pacem cum Aenea, deinde adfinitatem iunxisse tradunt: alii, cum instructae acies constitissent, priusquam signa canerent processisse Latinum inter primores ducemque advenarum euocasse ad conloquium; percontatum deinde qui mortales essent, unde aut quo casu profecti domo quidue quaerentes in agrum Laurentinum exissent, postquam audierit multitudinem Troianos esse, ducem Aeneam filium Anchisae et Veneris, cremata patria domo profugos, sedem condendaeque urbi locum quaerere, et nobilitatem admiratum gentis virique et animum vel bello vel paci paratum, dextra data fidem futurae amicitiae sanxisse. Inde foedus ictum inter duces, inter exercitus salutationem factam. Aeneam apud Latinum fuisse in hospitio; ibi Latinum apud penates deos domesticum publico adiunxisse foedus filia Aeneae in matrimonium data. Ea res utique Troianis spem adfirmat tandem stabili certaque sede finiendi erroris. Oppidum condunt; Aeneas ab nomine uxoris Lavinium appellat. Brevi stirpis quoque virilis ex novo matrimonio fuit, cui Ascanium parentes dixere nomen.
Di Enea, invece, si sa che, esule dalla patria a s?guito dello stesso disastro, ma destinato per volont? del fato a dare il via a eventi di ben altra portata, arriv? in un primo tempo in Macedonia, quindi fu spinto verso la Sicilia sempre alla ricerca di una sede definitiva e dalla Sicilia approd? con la flotta nel territorio di Laurento. Anche a questo luogo viene dato il nome di Troia. I Troiani sbarcarono in quel punto. Privi com'erano, dopo il loro interminabile peregrinare, di tutto tranne che di armi e di navi, si misero a fare razzie nelle campagne e per questo motivo il re Latino e gli Aborigeni che allora regnavano su quelle terre accorsero armati dalle citt? e dai campi per respingere l'attacco degli stranieri. Del fatto si tramandano due versioni. Alcuni sostengono che Latino, vinto in battaglia, fece pace con Enea e strinse con lui legami di parentela. Altri, invece, raccontano che, una volta schieratisi gli eserciti in ordine di battaglia, prima che fosse dato il segnale di inizio, Latino avanz? tra i soldati delle prime file e invit? a un colloquio il comandante degli stranieri. Quindi si inform? sulla loro provenienza, chiese da dove o a s?guito di quale evento fossero partiti dal loro paese e cosa stessero cercando nel territorio di Laurento. Venne cos? a sapere che tutti quegli uomini erano Troiani, con a capo Enea figlio di Anchise e di Venere, esuli da una citt? finita nelle fiamme, e alla ricerca di una sede stabile per fondarvi la loro citt?. Quindi, pieno di ammirazione per la nobilt? d'animo di quel popolo e dell'uomo di fronte a lui e per la loro disposizione tanto alla guerra che alla pace, gli tese la mano destra e si impegn? per un'amicizia futura tra i due popoli. I due comandanti stipularono allora un trattato di alleanza, mentre i due eserciti si scambiarono un saluto. Enea fu ospitato presso Latino. L? questi aggiunse un patto privato a quello pubblico dando in moglie a Enea sua figlia. Questo accordo rinforz? la speranza dei Troiani di vedere finite una volta per tutte le loro infinite peregrinazioni grazie a una sede stabile e definitiva. Fondano una citt?. Enea la chiama Lavinio dal nome della moglie. Dopo poco tempo, dal nuovo matrimonio nacque anche un figlio maschio cui i genitori diedero il nome di Ascanio.
Livio, Storia di Roma, V, 13 passim [la traduzione ? sotto il testo latino]
Tristem hiemem siue ex intemperie caeli, raptim mutatione in contrarium facta, siue alia qua de causa grauis pestilensque omnibus animalibus aestas excepit; cuius insanabili perniciei quando nec causa nec finis inueniebatur, libri Sibyllini ex senatus consulto aditi sunt. Duumuiri sacris faciundis, lectisternio tunc primum in urbe Romana facto, per dies octo Apollinem Latonamque et Dianam, Herculem, Mercurium atque Neptunum tribus quam amplissime tum apparari poterat stratis lectis placauere. priuatim quoque id sacrum celebratum est. Tota urbe patentibus ianuis promiscuoque usu rerum omnium in propatulo posito, notos ignotosque passim aduenas in hospitium ductos ferunt, et cum inimicis quoque benigne ac comiter sermones habitos; iurgiis ac litibus temperatum; uinctis quoque dempta in eos dies uincula; religioni deinde fuisse quibus eam opem di tulissent uinciri. Interim ad Veios terror multiplex fuit tribus in unum bellis conlatis. Namque eodem quo antea modo circa munimenta cum repente Capenates Faliscique subsidio uenissent, aduersus tres exercitus ancipiti proelio pugnatum est. Ante omnia adiuuit memoria damnationis Sergi ac Vergini. Itaque [e] maioribus castris, unde antea cessatum fuerat, breui spatio circumductae copiae Capenates in uallum Romanum uersos ab tergo adgrediuntur; inde pugna coepta et Faliscis intulit terrorem, trepidantesque eruptio ex castris opportune facta auertit. Repulsos deinde insecuti uictores ingentem ediderunt caedem; nec ita multo post iam [palantes ueluti] forte oblati populatores Capenatis agri reliquias pugnae absumpsere. Et Veientium refugientes in urbem multi ante portas caesi, dum prae metu, ne simul Romanus inrumperet, obiectis foribus extremos suorum exclusere.
A quell'inverno cos? rigido tenne dietro - vuoi per il repentino cambiamento di clima passato dal gelo al suo estremo opposto, vuoi per qualche altro motivo - un'estate opprimente e pestilenziale per uomini e animali. Siccome risult? impossibile risalire alle cause di questo insanabile flagello (o almeno a trovare una via d'uscita), per decreto del senato vennero consultati i libri sibillini. Allora, per la prima volta nella storia di Roma, i duumviri preposti ai riti sacri celebrarono il rito del lettisternio e per otto giorni cercarono di riconciliarsi il favore di Apollo, Latona, Diana, Ercole, Mercurio e Nettuno imbandendo tre letti con il massimo di sontuosit? possibile per l'epoca. Questo rito fu celebrato anche privatamente. In tutta la citt? le porte rimasero aperte, nei cortili delle case vennero collocati tavoli con ogni genere di vivande destinate a chiunque passasse, gli estranei, noti e ignoti, erano (stando a quanto si racconta) dovunque i benvenuti, la gente scambiava parole cortesi anche con i nemici personali e ci si astenne dalle liti e dai diverbi. In quei giorni vennero tolte le catene ai prigionieri e in s?guito ci si fece scrupolo di rimetterle a coloro a cui gli d?i avevano concesso quell'aiuto. Ma nel frattempo a Veio si moltiplicarono gli allarmi dovuti a tre guerre contemporanee confluite in un unico conflitto generale. Com'era infatti gi? successo in precedenza, Capenati e Falisci arrivarono all'improvviso a dare manforte ai Veienti e cos? i Romani combatterono con esito incerto, intorno alle fortificazioni, contro tre eserciti contemporaneamente. Pi? di ogni altra cosa giov? il ricordo della condanna inflitta a Sergio e a Verginio. Cos?, dall'accampamento principale (proprio dove nella precedente occasione si era verificato il fatale ritardo) vennero inviati dei rinforzi che, con una rapida manovra di accerchiamento, aggredirono alle spalle i Capenati schierati di fronte alla trincea dei Romani. L'inizio della battaglia da quel punto semin? il panico anche tra i Falisci e bast? una sortita tempestiva dall'accampamento per metterli in fuga nel pieno dello spavento. E mentre si ritiravano, vennero raggiunti dai vincitori che li massacrarono senza piet?. Poco tempo dopo, i Romani che stavano devastando il territorio di Capena si imbatterono quasi per caso nei superstiti sbandati e li sterminarono. Quanto ai Veienti, molti tentarono di rifugiarsi in citt?, ma vennero uccisi davanti alle porte quando, per paura che i Romani potessero riversarsi all'interno insieme a loro, da dentro sbarrarono gli ingressi tagliando cos? fuori i compagni rimasti pi? indietro.
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