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Mittente:
Bukowski
Re: Livio, Ab urbe condita libro 1, capitoli 10-11   stampa
Data:
30/05/2002 2.44.22




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Spiacente, ma come da avviso, oggi ero assente.

Livio, Storia di Roma, I, 10-11

[10] Iam admodum mitigati animi raptis erant; at raptarum parentes tum maxime sordida ueste lacrimisque et querellis civitates concitabant. Nec domi tantum indignationes continebant sed congregabantur undique ad T. Tatium regem Sabinorum, et legationes eo quod maximum Tati nomen in iis regionibus erat conveniebant. Caeninenses Crustuminique et Antemnates erant ad quos eius iniuriae pars pertinebat. Lente agere his Tatius Sabinique visi sunt: ipsi inter se tres populi communiter bellum parant. Ne Crustumini quidem atque Antemnates pro ardore iraque Caeninensium satis se impigre movent; ita per se ipsum nomen Caeninum in agrum Romanum impetum facit. Sed effuse uastantibus fit obuius cum exercitu Romulus levique certamine docet uanam sine viribus iram esse. Exercitum fundit fugatque, fusum persequitur: regem in proelio obtruncat et spoliat: duce hostium occiso urbem primo impetu capit. Inde exercitu victore reducto, ipse cum factis vir magnificus tum factorum ostentator haud minor, spolia ducis hostium caesi suspensa fabricato ad id apte ferculo gerens in Capitolium escendit; ibique ea cum ad quercum pastoribus sacram deposuisset, simul cum dono designavit templo Iovis fines cognomenque addidit deo: "Iuppiter Feretri" inquit, "haec tibi victor Romulus rex regia arma fero, templumque his regionibus quas modo animo metatus sum dedico, sedem opimis spoliis quae regibus ducibusque hostium caesis me auctorem sequentes posteri ferent." Haec templi est origo quod primum omnium Romae sacratum est. Ita deinde dis visum nec inritam conditoris templi vocem esse qua laturos eo spolia posteros nuncupavit nec multitudine compotum eius doni volgari laudem. Bina postea, inter tot annos, tot bella, opima parta sunt spolia: adeo rara eius fortuna decoris fuit.
[11] Dum ea ibi Romani gerunt, Antemnatium exercitus per occasionem ac solitudinem hostiliter in fines Romanos incursionem facit. Raptim et ad hos Romana legio ducta palatos in agris oppressit. Fusi igitur primo impetu et clamore hostes, oppidum captum; duplicique victoria ouantem Romulum Hersilia coniunx precibus raptarum fatigata orat ut parentibus earum det veniam et in civitatem accipiat: ita rem coalescere concordia posse. Facile impetratum. Inde contra Crustuminos profectus bellum inferentes. Ibi minus etiam quod alienis cladibus ceciderant animi certaminis fuit. Vtroque coloniae missae: plures inventi qui propter ubertatem terrae in Crustuminum nomina darent. Et Romam inde frequenter migratum est, a parentibus maxime ac propinquis raptarum.
Nouissimum ab Sabinis bellum ortum multoque id maximum fuit; nihil enim per iram aut cupiditatem actum est, nec ostenderunt bellum prius quam intulerunt. Consilio etiam additus dolus. Sp. Tarpeius Romanae praeerat arci. Huius filiam virginem auro corrumpit Tatius ut armatos in arcem accipiat; aquam forte ea tum sacris extra moenia petitum ierat. Accepti obrutam armis necavere, seu ut vi capta potius arx videretur seu prodendi exempli causa ne quid usquam fidum proditori esset. Additur fabula, quod volgo Sabini aureas armillas magni ponderis brachio laevo gemmatosque magna specie anulos habuerint, pepigisse eam quod in sinistris manibus haberent; eo scuta illi pro aureis donis congesta. Sunt qui eam ex pacto tradendi quod in sinistris manibus esset derecto arma petisse dicant et fraude visam agere sua ipsam peremptam mercede.

10 Ormai l'ira delle ragazze rapite si era del tutto placata. Fu per? proprio in quel momento che i loro genitori, vestiti a lutto, cercavano di sensibilizzare i concittadini piangendo e lamentandosi dell'accaduto. E non si limitavano a manifestare in patria il proprio sdegno, ma da ogni parte si presentarono in gruppi di delegazioni a Tito Tazio, re dei Sabini, perch? il suo prestigio in quelle zone era enorme. Quell'affronto riguardava in parte Ceninensi, Crustumini e Antemnati. Sembr? loro che Tito Tazio e i Sabini agissero con eccessiva flemma: perci? questi tre popoli si prepararono a combattere da soli. Ma, a giudicare dall'animosit? e dall'ira dei Ceninensi, neppure Crustumini e Antemnati si muovevano con sufficiente prontezza. Cos? i Ceninensi invadono da soli il territorio romano. Ma mentre stavano devastando disordinatamente la zona, gli va incontro Romolo con l'esercito e, dopo una ridicola scaramuccia, dimostra loro la vanit? dell'ira non sorretta da forze adeguate. Sbaraglia la schiera nemica, la mette in fuga e ne insegue i resti sbandati; quindi si scontra in duello col re, lo uccide e ne spoglia il cadavere. Dopo aver eliminato il comandante dei nemici, si impossessa della loro citt? al primo assalto. Ricondotto indietro l'esercito vincitore, dimostr? che il suo eroismo nel compiere le imprese non era inferiore alla capacit? di valorizzarle: portando le spoglie del comandante nemico ucciso su una barella costruita all'occorrenza, sal? sul Campidoglio. L?, dopo averle deposte presso una quercia sacra ai pastori, insieme con l'offerta tracci? i confini del tempio di Giove e aggiunse un epiteto al nome del dio: ?Io, Romolo, re vittorioso, offro a te, Giove Feretrio, queste armi di re, e consacro il tempio entro questi limiti che ho or ora tracciato secondo la mia volont?, in modo tale che diventi un luogo demandato alle spoglie opime che quanti verranno dopo di me, seguendo il mio esempio, porteranno qui dopo averle strappate a re e comandanti nemici uccisi in battaglia.? Questa ? l'origine del primo tempio consacrato a Roma. Cos?, da quel giorno in poi, piacque agli d?i che fosse legge la parola del fondatore del tempio (e cio? che i posteri avrebbero dovuto portare l? le spoglie), e che la gloria di un tale dono non fosse svilita dal numero elevatissimo di chi la poteva ottenere. Da allora tanti anni sono passati e tante guerre sono state combattute. Ci? nonostante, altre due volte soltanto si presero spoglie opime: cos? rara fu la fortuna di quell'onore.
11 Mentre i Romani si stavano occupando di queste cose, gli Antemnati, cogliendo al volo l'occasione offerta dalla loro assenza, compiono un'incursione armata nel nostro territorio. Ma le truppe romane, spinte a marce forzate anche in quella direzione, piombano loro addosso trovandoli sparpagliati nei campi. Fu cos? che bast? il primo urto accompagnato dall'urlo di guerra per sbaragliarli e conquistarne la citt?. Mentre Romolo era nel pieno dell'ovazione per il doppio trionfo, la moglie Ersilia, cedendo alle preghiere incessanti delle donne rapite, lo prega di perdonarne i genitori e di ammetterli all'interno della citt? (la cui potenza sarebbe cos? aumentata proprio grazie alla concordia interna). Egli acconsente facilmente. Quindi marcia contro i Crustumini che erano in procinto di attaccare. Ma la loro resistenza dur? ancora meno di quella degli alleati: di fronte a disfatte del genere, non era rimasto troppo coraggio. In entrambi i paesi sottomessi furono inviati coloni. La maggior parte di essi, per?, si iscrissero per Crustumino a causa della fertilit? della terra. Dall'altra parte, invece, molte persone, soprattutto genitori e parenti delle donne rapite, vennero a stabilirsi a Roma.
L'ultimo attacco Roma lo sub? dai Sabini, e questa fu di gran lunga la pi? importante tra le guerre combattute fino a quel punto. Essi, infatti, non agirono sotto l'impulso del risentimento e dell'ambizione, n? si lasciarono andare a dimostrazioni militari prima di dare il via alla guerra. Unirono la fraudolenza al sangue freddo. Spurio Tarpeio comandava la cittadella romana. Sua figlia, vergine vestale, viene corrotta con dell'oro da Tazio e costretta a fare entrare un drappello di armati nella fortezza. In quel preciso momento la ragazza era andata oltre le mura ad attingere acqua per i culti rituali. Dopo averla catturata, la schiacciarono sotto il peso delle loro armi e la uccisero, sia per dare l'idea che la cittadella era stata conquistata pi? con la forza che con qualsiasi altro mezzo, sia per fornire un esempio in modo che pi? nessun delatore potesse contare sulla parola data. La leggenda riguardante questi fatti vuole che, siccome i Sabini di solito portavano al braccio sinistro braccialetti d'oro massiccio e giravano con anelli tempestati di gemme di rara bellezza, la ragazza avesse pattuito come prezzo del suo tradimento ci? che essi portavano al braccio sinistro; e che al posto dell'oro promesso fosse rimasta schiacciata dal peso dei loro scudi. Alcuni sostengono che, avendo lei chiesto di scegliere come ricompensa quello che essi portavano al braccio sinistro, opt? espressamente per gli scudi e che i Sabini, credendo li volesse tradire, l'uccisero proprio col compenso che aveva richiesto.

Trad. database progettovidio
  Livio, Ab urbe condita libro 1, capitoli 10-11
      Re: Livio, Ab urbe condita libro 1, capitoli 10-11
 

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