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Mittente:
Bukowski
Re: Claudiano, Apuleio ed Ausonio   stampa
Data:
30/05/2002 19.56.25




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In effetti, quello dei classici "minori" ? davvero un problema. Gli editori non si decidono a ristampare Cicerone, figurarsi i suddetti? Ti invio, per ora, due testi di Claudiano, cui ne seguiranno altri, come di Ausonio. Saluti.
P.S. Grazie mille per il tuo contributo in email :)), che per ora "allego" al Forum.

Claudiano, dal De bello Gothico

Praefatio
Post resides annos longo velut excita somno Romanis fruitur nostra Thalia choris. Optatos renovant eadem mihi culmina coetus personat et noto Pythia vate domus. 5 Consulis hic fasces cecini Libyamque receptam, hic mihi prostratis bella canenda Getis. Sed prior effigiem tribuit successus aenam, oraque patricius nostra dicavit honos. adnuit hunc princeps titulum poscente senatu; 10 respice iudicium quam grave, Musa, subis! Ingenio minuit merces properata favorem: carminibus veniam praemia tanta negant, et magis intento studium censore laborat quod legimur medio conspicimurque foro. 15 Materies tamen ipsa iuvat solitumque timorem dicturo magna sedula parte levat, nam mihi conciliat grates inpensius aures vel meritum belli vel Stilichonis amor.

Prefazione.
Dopo anni d'ozio, come ridesta da un lungo sonno, la mia Talia torna a godere dei cori Romani. Lo stesso uditorio che era nei miei auspici mi ? nuovamente offerto da questa alta dimora e il tempio d'Apollo risuona dei carmi di un poeta ben noto. Qui ho cantato i fasci consolari che hanno riconquistato l'Africa: qui m'accingo a cantare la guerra che ha messo in ginocchio i Geti. Ma il precedente successo m'? valso una statua di bronzo; ? un onore concessomi dal Senato il vedere riprodotte le mie fattezze. Qui il principe alle richieste senatorie ha acconsentito a questa onorificenza: guarda, Musa, quanto grave giudizio affronti! Un premio prematuramente accordato all'ingegno ne diminuisce il favore; una cosi grande ricompensa non pu? permettere indulgenza verso i miei lavori, e la mia attivit? letteraria s'affatica con ben pi? attenta critica, dal momento che nel Foro si leggono le mie opere, nel Foro si vede la mia effigie. Tuttavia l'argomento stesso m'? d'aiuto e si prende cura d'alleviarmi, mentre m'accingo a cantare, il consueto timore, gi? che pu? rendermi l'uditorio pi? ampiamente benevolo vuoi la gloria di questa guerra, vuoi l'affetto che circonda Stilicone.

Trad. D. De Venuto.

Claudiano, De raptu proserpinae, vv. 88 segg.

Dixerat; ille novo madidantes nectare pinnas concutit et glaebas fecundo rore maritat, 90 quaque volat vernus sequitur rubor; omnis in herbas turget humus medioque patent convexa sereno. Sanguineo splendore rosas, vaccinia nigro induit et dulci violas ferrugine pingit. Parthica quae tantis variantur cingula gemmis 95 regales vinctura sinus? Quae vellera tantum ditibus Assyrii spumis fuscantur aeni? Non tales volucer pandit Iunonius alas, nec sic innumeros arcu mutante colores incipiens redimitur hiemps, cum tramite flexo 100 semita discretis interviret umida nimbis. Forma loci superat flores: curvata tumore parvo planities et mollibus edita clivis creverat in collem; vivo de pumice fontes roscida mobilibus lambebant gramina rivis, 105 silvaque torrentes ramorum frigore soles temperat et medio brumam sibi vindicat aestu: apta fretis abies, bellis accommoda cornus, quercus amica Iovi, tumulos tectura cupressus, ilex plena favis, venturi praescia laurus; 110 fluctuat hic denso crispata cacumine buxus, hic hederae serpunt, hic pampinus induit ulmos. Haud procul inde lacus (Pergum dixere Sicani) panditur et nemorum frondoso margine cinctus vicinis pallescit aquis: admittit in altum 115 cernentes oculos et late pervius humor ducit inoffensos liquido sub flumine visus imaque perspicui prodit secreta profundi.

Cos? [Enna, madre dei fiori] dice e quello [Zefiro] scuote le penne grondanti nettare novello e impregna le zolle di feconda rugiada; per dove egli passa, al suo volo s'accendono i colori della primavera. Tutta la terra effonde erbe dal turgido seno, serena si stende la volta del cielo; purpurea veste e splendida egli conferisce alle rose, di nero tinge i giacinti, d'un bel turchino le viole. Quali cinture partiche, destinate a cingere fianchi regali, sono tempestate di gemme s? fulgide e varie? Quali velli prendono s? vivo colore dalle pregiate spume del vaso sirio? N? l'uccello sacro a Giunone dispiega ali cos? variopinte, n? l'incipiente tempesta s'incorona d'un arcobaleno che cambi cos? innumerevoli colori, quando in mezzo alle nubi, separandole con una linea ricurva, s'apre un varco splendente tra la pioggia.
La bellezza del luogo ? superiore a quella dei fiori: la pianura, incurvatasi a mo' di tenue gibba ed elevandosi con molle declivio, va crescendo sino a formare un colle. Le fonti, scaturendo dalla roccia viva, lambiscono l'erbe irrorandole coi mobili rivi, e la selva, temperando la bruciante calura con la fresca ombra dei suoi rami, rivendica a s? le brume nel mezzo della canicola: l'abete atto alla fabbricazione delle navi, il corniolo a quella delle armi, la quercia cara a Giove, il cipresso che ombreggia i sepolcri, l'elce che ospita i favi, l'alloro che predice il futuro. Qui il bosso scuote la sua folta chioma, l'edera serpeggia e i pampini rivestono gli olmi. Non lungi si stende un laghetto - Pergusa lo chiamano i Sicani -, sulle cui rive cresce frondosa una selva, che rende oscure le acque vicine alla sponda, mentre quelle lontane non solo lasciano penetrare gli sguardi, ma sono tanto trasparenti che, lungi dall'ostacolare la vista, l'attraggono sotto la limpida corrente, svelando i pi? riposti segreti dello scrutabile fondo.

Trad. Paladini
  Claudiano, Apuleio ed Ausonio
      Re: Claudiano, Apuleio ed Ausonio
 

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