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Bukowski
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Data:
02/06/2002 17.43.42




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Cicerone, Pro Archia, 18-19

[18] Quotiens ego hunc Archiam vidi, iudices, --utar enim vestra benignitate, quoniam me in hoc novo genere dicendi tam diligenter attenditis,--quotiens ego hunc vidi, cum litteram scripsisset nullam, magnum numerum optimorum versuum de eis ipsis rebus quae tum agerentur dicere ex tempore! Quotiens revocatum eandem rem dicere, commutatis verbis atque sententiis! Quae vero adcurate cogitateque scripsisset, ea sic vidi probari, ut ad veterum scriptorum laudem perveniret. Hunc ego non diligam? non admirer? non omni ratione defendendum putem! Atque sic a summis hominibus eruditissimisque accepimus, ceterarum rerum studia et doctrina et praeceptis et arte constare: poetam natura ipsa valere, et mentis viribus excitari, et quasi divino quodam spiritu inflari. Qua re suo iure noster ille Ennius sanctos appellat poetas, quod quasi deorum aliquo dono atque munere commendati nobis esse videantur.
[19] Sit igitur, iudices, sanctum apud vos, humanissimos homines, hoc poetae nomen, quod nulla umquam barbaria violavit. Saxa et solitudines voci repondent, bestiae saepe immanes cantu flectuntur atque consistunt: nos, instituti rebus optimis, non poetarum voce moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum, Chii suum vindicant, Salaminii repetunt, Smyrnaei vero suum esse confirmant, itaque etiam delubrum eius in oppido dedicaverunt: permulti alii praeterea pugnant inter se atque contendunt. Ergo illi alienum, quia poeta fuit, post mortem etiam expetunt: nos hunc vivum, qui et voluntate et legibus noster est, repudiabimus? praesertim cum omne olim studium atque omne ingenium contulerit Archias ad populi Romani gloriam laudemque celebrandam? Nam et Cimbricas res adulescens attigit, et ipsi illi C. Mario, qui durior ad haec studia videbatur, iucundus fuit.

18 Quante volte io ho visto Archia, qui presente, o giudici - e considerando che mi ascoltate con tanta attenzione mentre sperimento una nuova tecnica oratoria, approfitter? della vostra benevolenza - quante volte, dicevo, l'ho visto improvvisare un gran numero di versi incredibilmente belli su vari argomenti d'attualit?, senza aver scritto una sola riga! E quante volte l'ho sentito ripetere lo stesso discorso con parole ed espressioni completamente differenti! Inoltre, ho potuto constatare che le poesie da lui messe per iscritto dopo attenta riflessione, sono giudicate degne di essere equiparate alle pi? famose e lodate opere degli antichi scrittori. Quindi, non dovrei apprezzare quest'uomo? Non dovrei ammirarlo e ritenere che lo si deve difendere a ogni costo? Inoltre, noi siamo venuti a conoscenza dal pensiero di personalit? autorevoli e di grandissima cultura che l'apprendimento di qualunque altra disciplina si fonda sulla teoria, sugli insegnamenti e sul talento personale; il poeta invece si avvale del suo stesso modo di essere ed ? spinto a comporre dalle forti capacit? della sua mente, come animato da una sorta di ispirazione divina. Per questo motivo ben a ragione il nostro Ennio definisce ?sacri? i poeti, in quanto sembra che ci siano stati concessi quasi come un prezioso dono degli d?i.
19 Quindi, o giudici, poich? siete estremamente civili, considerate sacrosanto questo titolo di poeta, che mai nessun uomo, neanche barbaro, os? profanare. Le montagne e i deserti rispondono alla sua voce, persino gli animali pi? feroci diventano mansueti e si fermano al suo canto: e noi, che siamo stati educati esemplarmente, non dovremmo essere colpiti dalle parole dei poeti? Gli abitanti di Colofone sostengono che Omero sia loro compatriota, quelli di Chio lo rivendicano a s?, i cittadini di Salamina insistono di avergli dato i natali; quelli di Smirne, poi, ne sono cos? convinti che gli hanno persino dedicato un tempietto in citt?; numerosi altri se lo contendono con accanimento.
IX Dunque tante persone reclamano, anche dopo la morte, uno straniero, per il semplice fatto che fu un poeta; e noi rifiuteremo Archia, che ? vivo e gi? ci appartiene, per sua scelta e per la legge? Non dimentichiamo che Archia ha messo pi? volte la sua arte e il suo talento al servizio del popolo romano, per celebrarne la grandezza e il prestigio. Quando infatti era ancora un ragazzo, tratt? delle campagne contro i Cimbri e piacque persino a Caio Mario, che pure sembrava alquanto insensibile alla poesia.

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