Data:
03/06/2002 17.10.34
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Caro Paolo, purtroppo non son riuscito a trovare latraduzione del De herediolo, e dunque - come promesso - mi sono ritagliato un po' di tempo per fornirtene una mia personale. Devi fidarti di questa :)). Saluti.
P.S.: fammi sapere in email se la presente ti ? giunta.
Salve, herediolum, maiorum regna meorum, quod proavus, quod avus, quod pater excolui, quod mihi iam senior properata morte reliquit: eheu nolueram tam cito posse frui!
Salute a te, (mio) piccolo podere, propriet? [regna] dei miei antenati, che il mio bisavolo, mio nonno, e mio padre hanno coltivato [il verbo ? al sing. perch? riferito all'ultimo sogg.]. (Mio padre), in punto di morte - (una morte) prematura [properata] - me lo lasci? (in eredit?). Ahim?, non avrei voluto poter usufruire (di te, poderetto) tanto presto [tam cito].
Iusta quidem series patri succedere, verum esse simul dominos gratior ordo piis. Nunc labor et curae mea sunt: sola ante voluptas partibus in nostris, cetera patris erant.
(In effetti) succedere ad un padre (nell'ordine delle generazioni) ? cosa normale/regolare [ovvero, che rientra nelle leggi umane e naturali], senza dubbio. Tuttavia, a coloro che provano amore [parafrasi per "piis"] ? cosa pi? bella esser, allo stesso tempo/insieme, padroni (di qualcosa) [credo che semplicemente Ausonio voglia dire che ? poca cosa possedere, in unica persona, un'eredit? da una persona che abbiamo cara e purtroppo ci ha lasciato]. Ora mi appartiene ogni fatica ed ogni lavoro; prima (che mio padre morisse) solo il piacere era riservato alla mia parte; tutto il resto perteneva (mio) padre [ovvero: quando lui era vivo, io godevo dei frutti del suo lavoro e della sua fatica; morto lui, ho ereditato anche quel lavoro e quella fatica].
Parvum herediolum, fateor: set nulla fuit res parva umquam aequanimis, adde etiam unanimis. Ex animo rem stare aequum puto, non animum ex re. Cuncta cupit Croesus, Diogenes nihilum. Spargit Aristippus mediis in Syrtibus aurum, aurea non satis est Lydia tota Midae. E' un podere piccolo, me ne rendo conto; ma nulla ? mai stato (veramente) poca cosa per chi sta bene con se stesso [aequanimis], e figurarsi poi [lett. adde, aggiungi] in accordo con gli altri [ovvero, come dire, bene comune, doppio gaudio ;)]. Io credo che una cosa abbia un suo valore (che le proviene) dall'animo (di chi la possiede), e non viceversa [non animum ex re, cio? un animo, una persona non deve essere valutata in base a ci? che ha]. Creso desidera tutto, Diogene (invece) alcunch?. Aristippo sparge in mezzo alle Sirti [mediis in Syrtibus] il (suo) oro, mentre a Mida non basta [non satis est] tutto l'oro della Lidia [lett. tutta la Lidia dorata, ovvero piena d'oro]
Cui nullus finis cupiendi, est nullus habendi. Ille opibus modus est, quem statuas animo. Verum ager iste meus quantus sit, nosce: etiam me noveris et noris te quoque, si potis es. Quamquam difficile est se noscere: gnothi seauton quam propere legimus, tam cito neclegimus. Chi non smette mai di desiderare, non si accontenta mai di quello che ha [trad. legg. libera, ma il senso ? chiaro]. C'? un limite alle ricchezze: quello che stabilisci con la tua sensibilit?. E dunque, devi renderti conto [nosce, conosci, sappi] di quanto questo mio campicello valga (per il mio animo): in questo modo, potrai valutare me [cio?, in riferimento a sopra, la grandezza del mio animo, capace di dare gran valore ad una cosa minima] e conoscerai te, se lo puoi. Sebbene (in verit?) sia una cosa molto difficile conoscere se stessi: leggiamo con premura "conosci te stesso", ma altrettanto ce ne dimentichiamo.
Agri bis centum colo iugera, vinea centum iugeribus colitur prataque dimidio. Silva supra duplum, quam prata et vinea et arvum. Cultor agri nobis nec superest nec abest. Fons propter puteusque brevis, tum purus et amnis; naviger hic refluus me vehit ac revehit. Coltivo 200 iugeri di terreno, 100 ne vien coltivato in vigneto, la met? in prati. I boschi ricoprono pressappoco il doppio (di terreno) rispetti i prati, i vigneti e i campi (di cui sopra). La manovalanza [rendo cos? "cultor agri"] non ci abbonda, ma neanche ci manca [ovvero, c'? un giusto numero di lavoratori]. Nei pressi, (c'?) una fonte, un pozzo poco profondo [brevis] e un fiume dalle limpide acque [parafrasi per "purus"]: un fiume, navigabile, che, col refluire, mi permette di andare e tornare [credo che intenda il refluire delle acque in marea, che permette di attraversarlo].
Conduntur fructus geminum mihi semper in annum. Cui non longa penus, huic quoque prompta fames. Haec mihi nec procul urbe sita est, nec prorsus ad urbem, ne patiar turbas utque bonis potiar. Et quotiens mutare locum fastidia cogunt, transeo et alternis rure vel urbe fruor. Riesco a cogliere frutti che mi bastano (in dispensa) per (almeno) due anni. Chi non riesce a metter da parte un'adeguata provvista di viveri, pu? esser sorpreso da improvvisa fame [trad. legg. libera, ma di facile senso]. Ci? che posseggo non dista molto dalla citt?, n? vi ? (troppo) vicino, tal che io non sia costretto a subire [lett. non subisca] (la pressione del)la folla (cittadina) e (allo stesso tempo) possa goderne i vantaggi. E tutte le volte che l'indolenza [fastidia] mi spinge a cambiare residenza, passo, in alternanza, dalla campagna alla citt? (e viceversa), riuscendo a godere (i vantaggi e le comodit? di entrambe) [trad. leggermente libera, ma di facile senso].
Bukowski
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