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Mittente:
Bukowski
Re: Urgente!!!   stampa
Data:
03/06/2002 19.17.18




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Seneca, La tranquillit? dell'animo, 16 [la traduzione ? sotto il testo latino]

XVI. 1 Sequetur pars quae solet non immerito contristare et in sollicitudinem adducere. Vbi bonorum exitus mali sunt, ubi Socrates cogitur in carcere mori, Rutilius in exsilio uiuere, Pompeius et Cicero clientibus suis praebere ceruicem, Cato ille, uirtutum uiua imago, incumbens gladio, simul de se ac de re publica palam facere, necesse est torqueri tam iniqua praemia fortunam persoluere. Et quid sibi quisque tunc speret, cum uideat pessima optimos pati? 2 Quid ergo est? Vide quomodo quisque illorum tulerit et, si fortes fuerunt, ipsorum illos animo desidera, si muliebriter et ignaue perierunt, nihil periit. Aut digni sunt quorum uirtus tibi placeat, aut indigni quorum desideretur ignauia. Quid enim est turpius quam si maximi uiri timidos fortiter moriendo faciunt? 3 Laudemus totiens dignum laudibus et dicamus: "Tanto fortior! tanto felicior! Omnes effugisti casus, liuorem, morbum; existi ex custodia; non tu dignus mala fortuna diis nisus es, sed indignus in quem iam aliquid fortuna posset." Subducentibus uero se et in ipsa morte ad uitam respectantibus manus iniciendae sunt. 4 Neminem flebo laetum, neminem flentem: ille lacrimas meas ipse abstersit, hic suis lacrimis effecit ne ullis dignus sit. Ego Herculem fleam quod uiuus uritur, aut Regulum quod tot clauis configitur, aut Catonem quod uulnera iterat sua? Omnes isti leui temporis impensa inuenerunt quomodo aeterni fierent, et ad immortalitatem moriendo uenerunt.

16,1. Segue la parte che non a torto suole rattristare e condurre alla preoccupazione. Quando cattiva ? la fine dei buoni, quando Socrate viene costretto a morire in carcere, Rutilio a vivere in esilio, Pompeo e Cicerone ad offrire il collo ai loro clienti, quel Catone, immagine vivente delle virt?, gettandosi sulla spada, a dare pubblica testimonianza sulle condizioni sue e dello Stato, necessariamente ci si tormenta, perch? la fortuna paga premi tanto ingiusti. Che si aspetter? per s? ciascuno, quando vede che le persone migliori subiscono le sorti peggiori? e che dunque? Guarda come ciascuno di loro lo abbia sopportato e, se furono forti, sentine la nostalgia con la stessa forza dell'animo loro; se invece morirono in modo muliebre ed ignavo, nulla ? andato perduto: o sono degni che la loro virt? ti soddisfi o indegni che della loro ignavia si senta nostalgia. Che c'? di pi? turpe, se gli uomini pi? grandi con la loro morte coraggiosa rendono gli altri vili? 3. Lodiamo chi ? tante volte degno di lode e diciamo: ?Tanto pi? forte, tanto pi? felice! sei sfuggito a tutte le vicende, al livore dell'invidia, alla malattia; sei uscito dal carcere: agli dei non apparisti degno di una cattiva fortuna, ma indegno che ormai contro di te la fortuna avesse qualche potere?. A chi cerca di sottrarsi, a chi proprio nella morte si volge a guardare la vita, bisogna mettere addosso le mani! 4. Non pianger? nessuno che sia lieto, nessuno che pianga: l'uno ha asciugato lui le mie lacrime, l'altro, con le lacrime sue, fece in modo di non esserne degno di alcuna. Dovrei io piangere Ercole, perch? viene bruciato vivo, oppure Regolo perch? viene trafitto da tanti chiodi, oppure Catone perch? < ferisce> le sue stesse ferite? tutti costoro, con poca spesa di tempo, trovarono il modo di diventare eterni e all'immortalit? giunsero morendo.

Trad. Mondadori
  Urgente!!!
      Re: Urgente!!!
 

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