Data:
07/06/2002 0.39.00
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Orazio, Epistole, I, 2 [la traduzione ? sotto l'originale]
Troiani belli scriptorem, Maxime Lolli, dum tu declamas Romae, Praeneste relegi; qui, quid sit pulchrum, quid turpe, quid utile, quid non, plenius ac melius Chrysippo et Crantore dicit. 5 Cur ita crediderim, nisi quid te distinet, audi. Fabula, qua Paridis propter narratur amorem Graecia barbariae lento conlisa duello, stultorum regum et populorum continet aestum. Antenor censet belli praecidere causam; 10 quid Paris? Vt saluus regnet uiuatque beatus cogi posse negat. Nestor componere litis inter Pelidem festinat et inter Atriden; hunc amor, ira quidem communiter urit utrumque. Qucquid delirant reges, plectuntur Achiui. 15 Seditione, dolis, scelere atque libidine et ira Iliacos intra muros peccatur et extra. Rursus, quid uirtus et quid sapientia possit, utile proposuit nobis exemplar Vlixen, qui domitor Troiae multorum prouidus urbes, 20 et mores hominum inspexit, latumque per aequor, dum sibi, dum sociis reditum parat, aspera multa pertulit, aduersis rerum inmersabilis undis. Sirenum uoces et Circae pocula nosti; quae si cum sociis stultus cupidusque bibisset, 25 sub domina meretrice fuisset turpis et excors, uixisset canis inmundus uel amica luto sus. Nos numerus sumus et fruges consumere nati, sponsi Penelopae nebulones Alcinoique in cute curanda plus aequo operata iuuentus, 30 cui pulchrum fuit in medios dormire dies et ad strepitum citharae cessatum ducere curam. Vt iugulent hominem surgunt de nocte latrones; ut te ipsum serues, non expergisceris? Atqui si noles sanus, curres hydropicus; et ni 35 posces ante diem librum cum lumine, si non intendes animum studiis et rebus honestis, inuidia uel amore uigil torquebere. Nam cur, quae laedunt oculum, festinas demere, siquid est animum, differs curandi tempus in annum? 40 Dimidium facti, qui coepit, habet; sapere aude, incipe. Viuendi qui recte prorogat horam, rusticus expectat dum defluat amnis; at ille labitur et labetur in omne uolubilis aeuum. Quaeritur argentum puerisque beata creandis 45 uxor, et incultae pacantur uomere siluae; quod satis est cui contingit, nil amplius optet. Non domus et fundus, non aeris aceruus et auri aegroto domini deduxit corpore febris, non animo curas; ualeat possessor oportet, 50 si comportatis rebus bene cogitat uti. Qui cupit aut metuit, iuuat illum sic domus et res ut lippum pictae tabulae, fomenta podagram, auriculas citharae collecta sorde dolentis. Sincerum est nisi uas, quodcumque infundis acescit. 55 Sperne uoluptates; nocet empta dolore uoluptas. Semper auarus eget; certum uoto pete finem. Inuidus alterius macrescit rebus opimis; inuidia Siculi non inuenere tyranni maius tormentum. Qui non moderabitur irae, 60 infectum uolet esse, dolor quod suaserit et mens, dum poenas odio per uim festinat inulto. Ira furor breuis est; animum rege, qui nisi paret, imperat, hunc frenis, hunc tu compesce catena. Fingit equum tenera docilem ceruice magister 65 ire uiam qua monstret eques; uenaticus, ex quo tempore ceruinam pellem latrauit in aula, militat in siluis catulus. Nunc adbibe puro pectore uerba puer, nunc te melioribus offer; quo semel est imbuta recens, seruabit odorem 70 testa diu. Quodsi cessas aut strenuus anteis, nec tardum opperior nec praecedentibus insto.
2, a Massimo Lollio A Preneste, Massimo Lollio mio, mentre tu declamavi a Roma, ho riletto il poeta della guerra troiana, che meglio e con maggior chiarezza di Cr?ntore e Crisippo, ci parla del bene e del male, di ci? che ? utile o non ?. Se non hai altro a cui pensare, ti dir? il perch? di questa opinione. Quel racconto, la lunga guerra che combatt? la Grecia contro i barbari per l'amore di Paride, contiene tutte le passioni di re insensati e dei popoli loro. Antenore propone di rimuovere la causa della guerra; ma Paride? no, non si pu? costringerlo a regnare fuor di ventura e vivere felice. Nestore si affanna a comporre la lite fra Agamennone e Achille, l'uno contro l'altro infiammati d'odio e il primo anche d'amore. Impazziti i re, soffrono gli achei. Sedizioni frodi delitti, dissolutezze e ira, le ignominie che si commettono e dentro e fuori le mura troiane. Di contro si propone Ulisse, esempio e simbolo di ci? che possono virt? e saggezza, Ulisse, che dopo aver vinto Troia, si preoccup? di conoscere le citt? e i costumi di molte genti, e che sull'ampia distesa del mare, in cerca del ritorno per s? e per i suoi, sub? travagli d'ogni genere, senza lasciarsi mai sommergere dai marosi dell'avversa fortuna. Tu ricordi il canto delle Sirene e gli infusi di Circe: se mai, insieme ai suoi compagni, avesse ceduto alla voglia folle di berli, sfigurato e incosciente, sarebbe caduto in balia della volont? di una meretrice e avrebbe passato la vita come un cane randagio o un porco che sguazza nel fango. Noi non siamo che numero, nati per vivere da bruti, siamo noi i pretendenti di Penelope, quei fannulloni, noi la giovent? alla corte di Alcinoo, tutta occupata a curarsi la pelle, per cui ? bene dormire sino a mezzogiorno e assopire gli affanni al suono della cetra. Per uccidere un uomo di notte si alzano i banditi: e tu, per salvare te stesso, non hai coraggio di svegliarti? Eppure se non vuoi correre sano, dovrai correre idropico per forza; e se prima dell'alba non chiedi un libro e la lucerna, e con l'animo tuo non t'impegni a meditare per agire bene, senza poter prendere sonno, sarai tormentato da odio e amore. Perch? ti affretti a togliere quel granello che offende l'occhio, e per ci? che ti rode l'animo rimandi la cura di anno in anno? Chi bene incomincia ? a met? dell'opera. Coraggio, cerca di essere saggio: incomincia. Chi rimanda l'ora della saggezza ? il contadino in attesa che il fiume defluisca: ma il fiume scorre e scorrer? veloce per la notte dei tempi. Si cerca argento, e per i figli che verranno una moglie ricca di dote; col nostro aratro si dissodano le macchie incolte. Ma chi ha avuto in sorte quanto basta, non ha nient'altro da desiderare. La casa, il fondo e il suo patrimonio in denaro e oro non tolgono la febbre al padrone ammalato, non gli tolgono l'affanno dal cuore. Chi ha raccolto ricchezze smisurate deve stare in buona salute, se intende godersele in pace. Casa e ricchezze non servono a chi ha voglie senza fine o vive nel timore, come i dipinti a occhi malandati, i fomenti al gottoso e il suono della cetra a orecchie sorde per troppo cerume. Se un vaso non ? terso tutto ci? che vi versi inacidisce. Spregia i piaceri: quello che ottieni con dolore, nuoce. All'avaro manca sempre qualcosa: poni un limite fermo alle tue voglie. L'invidioso si consuma per la prosperit? altrui; i tiranni in Sicilia non seppero inventare un tormento peggiore dell'invidia. E chi non frena l'ira vorr? non aver fatto ci? che gli ha suggerito la passione o l'impazienza di appagare con la forza il suo odio senza pace. Breve follia ? l'ira: governa dunque quest'anima tua, che ti comanda, se non ubbidisce; trattienila col morso, costringila in catene. L'allevatore educa il cavallo, quando per la tenera et? ? ancora docile, a seguire la via che vuole il cavaliere; e il cucciolo da caccia, appena abbaia nel canile a una pelle di cervo, lo si porta nel bosco ad addestrarsi. Ora finch? sei giovane accogli nel tuo cuore immacolato le parole che ascolti, aff?dati ai migliori. Un'anfora nuova conserva a lungo il profumo del vino che riceve. E se indugi o mi superi di slancio, sappi, io non attendo chi ? lento e non rincorro chi mi sopravanza.
Trad. database progettovidio
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