Data:
13/06/2002 21.14.03
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Sallustio, Storie, Estratti, Oratio Lepidi Consvlis Ad Popvlvm Romanvm, passim
Bisogna agire! Bisogna reagire, cittadini, se non volete che le vostre spoglie restino in mano loro! Non bisogna rimandare, non bisogna cercare aiuto negli d?i. Vi illudete forse che Silla ormai provi noia o vergogna della sua tirannide, e che rinunci pi? pericolosamente a ci? che scelleratamente ha arraffato?: egli si ? spinto tanto avanti, che niente ormai ritiene glorioso se non ci? che sia sicuro; e considera onorevole solo tutto ci? che vale a conservargli il dispotismo. Perci?, di quella famosa tranquillit? e pace, congiunta a libert?, che molte persone per bene preferivano ad una vita faticosa, accompagnata per? da onori, non c'? proprio traccia. E un momento, questo, cittadini, in cui bisogna o servire o dominare, o aver paura o incuterla. Che altro si aspetta? Quali leggi umane sopravvivono? quali divine non sono state violate? Il Popolo Romano, sino a poco fa signore delle genti, ora, spogliato della sua sovranit?, della sua gloria, dei suoi diritti, messo nell'impossibilit? di un'autentica vita, oggetto di disprezzo, non ha pi? neppure ci? di cui si nutrono gli schiavi. A gran parte dei nostri associati, a gran parte del Lazio, per il capriccio di un solo uomo viene tolto quel diritto di cittadinanza che voi avevate dato loro in cambio di molte e straordinarie benemerenze. Un pugno di satelliti, in compenso dei suoi crimini, ha occupato le dimore di una plebe innocente. Nelle mani di un sol uomo stanno le leggi, i tribunali, le casse dello Stato, le province, i regni, persino il libero arbitrio di vita e di morte sui cittadini.
Trad. Newton
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