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Mittente:
Bukowski
Re: traduzione institutio oratoria   stampa
Data:
22/06/2002 17.01.27




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Allora, ho suddiviso il tutto in paragrafi: di ogni paragrafo, ti ho fatto la costruzione con rilievo di costrutti per me significativi, nonch? la traduzione per me pi? letterale possibile. Alla fine, ti ho scritto una piccola nota di valutazione complessiva. Se incontri difficolt?, o se non sono stato chiaro in alcuni punti, contattami di nuovo. In bokka al lupo!!

125. Distuli Senecam in genere omni eloquentiae ex industria, propter opinionem vulgatam de me falso qua sum creditus damnare eum et habere invisum quoque. Quod accidit mihi dum contendo revocare genus dicendi - corruptum et fractum vitiis omnibus - ad iudicia severiora: autem tum hic fuit solus fere in manibus adulescentium.

125. Ho rimandato ["distuli" perf. di "differo"] di proposito [ex industria] (l'analisi di) Seneca in riferimento ad ogni genere di eloquenza [meno letteralmente: in riferimento a tutti i generi letterari] a causa [propter; regge acc.] della calunnia infondata [opinionem falso (avv.); lett. dell'opinione falsamente?] diffusa sul mio conto [de me; de + abl. argomento] secondo la quale [qua] si crede che io [lett. sono creduto?] lo condanni e lo abbia pure [quoque] in antipatia [invisum; habere invisum ? espressione idiomatica]. Questo mi ? successo quando mi battevo [contendo] per ricondurre a uno stile pi? severo [ad iudicia severiora] l'oratoria [genus dicendi], che era corrotta e rovinata da ogni tipo di difetto: ma in quel momento Seneca [hic, questo, e dunque appunto Seneca] era quasi l'unico (autore) che si trovava fra le mani dei giovani.

126. Equidem non conabar excutere quem omnino, sed non sinebam praeferri potioribus, quos ille non destiterat incessere: conscius sibi [questa espressione "conscius sibi", idiomatica, regge il genitivo] generis diversi cum diffideret posse placere se in dicendo quibus illi placerent. Autem amabant eum magis quam imitabantur, tantumque defluebant ab illo quantum ille descenderat ab antiquis.

126. Per quanto mi riguarda [equidem], io non tentavo affatto [omnino] di toglierlo (dalle mani dei giovani), ma non tolleravo che fosse preferito a(d autori che erano) migliori (di lui) e che egli non aveva (mai) smesso di criticare (violentemente) [incessere]: consapevole della diversit? del suo stile [lett. del suo stile diverso], aveva paura di non [diffideret] riuscire [posse] a piacere, per il suo modo di scrivere [in dicendo], a coloro ai quali erano graditi quegli (altri autori) [illi]. Ma (i giovani; in effetti il sogg. ? sempre "illi") lo amavano pi? di quanto lo imitassero, e tanto (pi?) si distaccavano da lui quanto egli si era allontanato dagli antichi.

127. Enim fieri pares ac proximos saltem viro illi foret optandum. Sed placebat propter sola vitia, et quisque dirigebat se ad effingenda ea [ad + acc. genrundivo; costruzione finale] quae poterat: deinde cum iactaret se dicere eodem modo, infamabat Senecam.

127. Sarebbe stato [foret] infatti un desiderio apprezzabile [optandum, lett. da preferire; perifrastico] essere pari o, almeno [saltem, avv.], vicinissimi a quell'uomo. Ma piaceva soltanto per i suoi difetti, e ciascuno cercava [dirigebat] di imitare [ad effingenda] quelli che poteva: e poi, vantandosi di parlare allo stesso modo, finiva per screditare [lett. screditava] (lo stesso) Seneca.

128. alioqui virtutes et multae et magnae fuerunt cuius, ingenium facile et copiosum, plurimum studii, multa cognitio rerum, in qua tamen deceptus est aliquando ab iis quibus mandabat inquirenda quaedam. Etiam tractavit fere omnem materiam studiorum:

128. Eppure [alioqui] egli ebbe molti pregi, e di grande qualit? [lett. del quale furono = al quale (Seneca) appartennero]: un talento [ingenium] facile e fecondo, moltissimo studio, una grande cultura - nella quale per? fu talvolta [aliquando] ingannato da coloro ai quali affidava l'indagine [mandabat inquirenda] su determinati argomenti [quaedam, lett. certe cose]. Si ? anche occupato di quasi ogni settore della conoscenza [studiorum]:
129. nam et orationes eius et poemata et epistulae et dialogi feruntur. Parum diligens in philosophia, tamen fuit insectator egregius vitiorum. Sententiae multae claraeque in eo, multa legenda etiam gratia morum, sed corrupta pleraque in eloquendo, atque eo perniciosissima quod abundant vitiis dulcibus.

129. si dice infatti che abbia scritto orazioni, poesie, lettere e dialoghi [lett. si tramandano/dicono di lui, ovvero scritte da lui]. Poco scrupoloso nella filosofia, tuttavia fu un eccellente persecutore dei vizi. Le sue frasi sentenziose sono molte e famose, e molte sono anche le opere che devono essere lette per la loro moralit? [costruzione di gratia + gen. per indicare il fine; ricordati che lo lo stesso succede per "causa"]; ma per lo pi? corrotte nello stile, e per questo (motivo) [eo, abl. di is con valore avverbiale di causa] molto pi? pericolose (proprio) perch? abbondano [abundo regge, appunto, l'abl. di abbondanza] di difetti attraenti [dulcibus].

130. Velles eum dixisse suo ingenio, alieno iudicio: nam si contempsisset aliqua, si +parum+ non concupisset, si non amasset omnia sua, si non fregisset pondera rerum sententiis minutissimis, comprobaretur consensu potius eruditorum quam amore puerorum.

130. Vorresti che avesse parlato con la sua testa [suo ingenio], (ma) con gusto stilistico [iudicio] di un'altra persona [lett. altrui]: se avesse disprezzato [periodo ipotetico dell'irrealt?, III tipo, piuccheperf. nella protasi, condizionale passato nell'apodosi] qualcosa, se non avesse desiderato [protasi] ci? che era disonesto, se non avesse amato tutte le sue (inclinazioni), se non avesse spezzettato [protasi] argomenti complessi [pondera rerum; lett. le complessit?/i pesi/ le gravit? delle cose/argomenti] in frasi brevissime [l'abl. oscilla tra mezzo e modo], si sarebbe guadagnato [apodosi] [comprobaretur; regge abl.] piuttosto il consenso degli eruditi, che (non soltanto) l'amore dei ragazzi.

131. Verum sic legendus [est] quoque iam robustis et satis firmatis genere severiore, vel ideo quod potest exercere iudicium utrimque. Enim multa probanda - multa etiam admiranda sunt - in eo, ut dixi, modo sit curae eligere; utinam ipse fecisset quod: enim illa natura - quae vellet meliora - fuit digna; effecit quod voluit.

131. Ma anche cos? deve essere letto da (quelli che sono) gi? adulti [robustis, dativo d'agente] e abbastanza consolidati [firmatis, dativo d'agente] con uno stile sufficientemente severo [maggioranza assoluta]: in questo modo pu? stimolare lo spirito critico in un senso e nell'altro [utrimque, avv.]. Molti sono infatti, come ho gi? detto, i particolari che meritano l'approvazione, e ce ne sono molti che meritano anche ammirazione, purch? [modo] si abbia cura nello scegliere. Certo, sarebbe stato meglio [utinam] (se) fosse stato lui a farlo: la sua natura meritava infatti di volere il meglio - e quello che lui ha voluto, lo ha ottenuto.

Trad. Bukowski; testo di riferimento: Mondadori


Nota: Seneca nel giudizio di Quintiliano.
Seneca ? uno degli avversari preferiti da Quintiliano, anche se tra i pi? rispettati. Secondo Quintiliano, infatti - come del resto si evince dal brano che mi hai proposto - lo stile del filosofo abundat vitiis dulcibus, abbonda, cio?, di difetti tanto seducenti quanto speciosi e pericolosi, e dunque corrotto e motivo di corruzione per la giovent? romana, che sembra non leggere altro che gli scritti senecani appunto.
Ma in che cosa consisteva questa corruzione? La corruzione, secondo Quintiliano, non era soltanto "stilistica", ma anche morale: Seneca, con le sue opere, insinua il dubbio, abbatte le certezze [e la civilt? romana, geneticamente, si fondava su tante certezze], lusinga con alti ideali "filosofici" tanto lontani dal "pragmatismo" romano.
Qual era, allora, il modello alternativo? Cicerone, naturalmente. Anche qui, la concinnitas ciceroniana non era soltanto un modello di stile oratorio, ma, come dire, anche una sorta di "stile di vita". Insomma, l'ideologia di Quintiliano ? fortemente "classicistica" e, volendo, "reazionaria" (e dunque, antistorica) mirando a tornare alla prisca posizione romana addirittura risalente a Catone: l'oratore ? vir bonus [risvolto etico] dicendi peritus [risvolto stilistico]. La cosa particolare ? che quasi mai - o comunque non sempre - Quintiliano nella pratica stilistica della sua Institutio segue il tanto ventilato modello ciceroniano.

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