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Mittente:
Bukowski
Re: L'ultimo sforzo   stampa
Data:
01/07/2002 15.35.30




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In bokka al lupo, allora. Vai tranquilla, che sei in gamba.
Se c'? qualche punto in cui non sono stato chiaro, fammi sapere.

Costruzione, costrutti notevoli, traduzione.

Tacito, Annali, XIII, 16

[16] Mos habebatur [habebatur corrisponde, praticamente, ad "erat": si aveva l'abitudine = c'era l'abitudine] liberos principum vesci [inf. di "vescor", mangiare] sedentes cum nobilibus ceteris idem aetatis in adspectu [idiomatico: sotto gli occhi, lo sguardo] propinquorum [dei parenti] mensa propria et parciore [maggioranza assoluta]. Illic [avv. luogo] Britannico epulante [abl. assoluto; epulante ? part. pres. di "epulor, aris" I dep.], quia delectus ex ministris [lett. uno scelto (da deligo) tra i servi; ex ministris ? dunque partitivo] explorabat cibos atque potus [acc. pl. 4a] eius gustu [explorare gustu epulas (qui, cibos) ? espressione idiomatica; gustu son portato ad intenderlo come abl. di limitazione], ne institutum omitteretur aut scelus proderetur morte utriusque, dolus talis repertus est. Potio innoxia adhuc ac praecalida et libata gustu traditur Britannico; dein, postquam aspernabatur fervore, venenum adfunditur in aqua frigida, quod [il quale (veleno)] pervasit artus cunctos eius ita, ut vox et spiritus [eius] raperentur pariter. Trepidatur [nota il passaggio al presente narrativo, per rendere pi? vivace il racconto] a circumsedentibus, imprudentes diffugiunt: at intellectus altior quibus [la costruzione ? quella del dativo di possesso, col verbo essere sottinteso], resistunt defixi et intuentes [l'endiadi - fissi e "guardanti" Nerone, in italiano, elegantemente si unisce: fissi a guardare?]Neronem. Ille [Nerone] erat reclinis et similis nescio [lett. simile a colui che non sa; similis regge, qui, il dat. e infatti "nescio" ? dativo di "nescius" e NON I pers. pres. sing. dell'omonimo verbo] ut, ita ait per [nota questa costruzione di per + acc., oscillante tra causale e strumentale] morbum comitialem [= epilessia] solitum, quo Britannicus adflictaretur ab infantia prima, et visus sensusque redituros [futuro, qui l'intenderei perifrastico] paulatim. at is pavor ea consternatio mentis Agrippina[e] [l'integrazione fa capire ch'? un genitivo] emicuit quamvis premeretur vultu, ut constiterit [da "consto"] perinde fuisse ignaram [quam] Octaviam sororem Britannici: quippe intellegebat auxilium supremum ereptum sibi et exemplum parricidii. Octavia quoque didicerat [piucch. di "disco"; ricordati che generalmente regge l'acc. della cosa che si impara e l'e-ex o a-ab + abl. della persona da cui s'impara; qui regge l'infinitiva] abscondere dolorem caritatem adfectus [acc. pl. di 4a] omnes, quamvis annis rudibus. Ita laetitia convivii repetita [est] post silentium breve.

16. Era usanza che i figli dei principi sedessero a banchetto con altri coetanei di nobile famiglia, sotto gli occhi dei parenti, a una mensa particolare e pi? sobria. Vi presenziava Britannico e, poich? un servo appositamente addetto assaggiava i suoi cibi e le sue bevande, per non alterare la consuetudine o non far trasparire il delitto con la morte di entrambi, si ricorse a questo trucco. Si serve a Britannico una bevanda ancora innocua ma caldissima, che sub? l'assaggio di verifica; quando poi Britannico la respinse, perch? troppo calda, gli fu versato, in acqua fredda, il veleno, che si diffuse in tutte le membra, al punto da togliergli insieme la parola e la vita. S'agitano i commensali e i meno accorti s'allontanano; ma quelli in grado di capire pi? a fondo, restano immobili a guardare Nerone. Ed egli se ne stava sdraiato, senza scomporsi, facendo finta di nulla, e diceva trattarsi del solito attacco di epilessia, di cui Britannico soffriva fin da bambino, e che poi, poco alla volta, sarebbero ritornati la vista e i sensi. Ma il terrore e la costernazione di Agrippina, bench? si sforzasse di nasconderli, si delinearono cos? evidenti che la sua estraneit? risult? pari a quella di Ottavia, sorella di Britannico. Cap? infatti che le veniva tolta l'ultima risorsa e che era la prova generale del matricidio. Anche Ottavia, per quanto ancor giovane d'anni, aveva imparato a dissimulare il dolore, l'affetto e ogni sentimento. Cos?, dopo breve silenzio, riprese l'allegria del banchetto.


Plauto, Mostellaria, 115-155

Si quid potest sarciri nummo, 115 neque faciunt id usque mantant, donicum [cong. arcaica = donec, finch?] parietes ruont: aedes totae aedificantur denuo [avv.]. ego dixi argumenta haec aedificiis; nunc etiam volo dicere, ut arbitremini [da "arbitror", dep. tr., cong. pres. 2a pers. pl.] homines esse similis [= similes; qui regge genitivo] aedium. primumdum parentes sunt fabri liberum: 120 ei [nom. pl.] substruont fundamentum liberorum; extollunt, parant in firmitatem sedulo et ut sint boni in usum et in speciem~ poplo sibique [dat. vantaggio], haud reparcunt materiae nec ducunt sumptus esse sumptui ibi; 125 expoliunt: docent litteras, iura leges, nituntur sumptu suo et labore, ut alii expetant esse similis sibi illorum. cum < mittunt paratos >ad legionem ita, danunt [arcaico = dant] adminiclum [= amiculum] eis tum iam, aliquem cognatum suom. 130 eatenus [avv.] abeunt a fabris [a + abl. separazione]. ubi stipendium emeritum est unum, igitur cernitur tum specimen, quo aedificatio eveniat. dum fui in potestate fabrorum, nam ego usque fui frugi [in effetti, ? dat. di frux, ma qui viene usato come aggettivo indeclinabile di persona] et probus ad illud. postea quom [= cum] immigravi in ingenium meum, 135 perdidi operam fabrorum ilico oppido. ignavia venit, ea fuit tempestas mihi, attulit grandinem [imbremque] mi [=mihi] adventu suo; deturbavit detexitque verecundiam haec mi et modum virtutis a me ilico; 140 post[-]illa optigere [=obtigerunt] me fui neglegens. continuo amor advenit [in cor meum] pro imbre [pro + abl. scambio/sostituzione], usque is permanavit in pectus, permadefecit cor meum. nunc simul res, fides, fama, virtus, decus deseruerunt: ego factus sum nimio nequior [comp. di nequam]in usu. 145 atque edepol [formula di giuramento: per Polluce!] ita tigna haec putent umide <iam>: non videor mihi posse sarcire aedes meas, quin totae perpetuae ruant, cum perierint fundamento nec quisquam queat [potere; usato in frasi negative] esse auxilio. cor dolet, cum scio ut sum nunc atque ut fui, quo neque <quisquam> de iuventute [de + abl. partitivo] erat industrior 150 < nec clarior > arte gymnastica [abl. di limitazione]: victitabam disco, hastis, pila, cursu, armis, equo volup [avv.], eram discipulinae [gen. qualit?] aliis parsimonia et duritia [abll. limitazione], quique optumi expetebant [regge acc. della cosa che si chiede e a/ab + abl. della persona cui si chiede] doctrinam a me sibi [dat. vantaggio]. 155

Troppa gente segue questo andazzo, che se pu? farsi un lavoretto da due soldi, loro aspettano, loro, non muovono un dito, sinch? i muri crollano. E allora la casa va rifatta di bel nuovo. Questi discorsi, io li ho fatti per la casa, ma ora voglio dirvi come e perch? sono convinto che gli uomini sono come le case. Punto primo: i genitori sono gli architetti dei figli. Gli danno le fondamenta, li fan crescere, curano che vengano su belli e robusti e non stanno a lesinare sui materiali purch? nell'apparenza e nella sostanza siano buoni per s? e per la gente. Le spese che fanno, mica le considerano spese. Li educano, li indottrinano in lettere e leggi e diritto. Si dan da fare, spendendo e faticando perch? nasca negli altri il desiderio di aver figli simili. Sotto le armi, poi, gli danno [...] come scorta e sostegno qualcuno di casa. Ed ecco che, a questo punto, cominciano a staccarsi dagli architetti, i figli. E, dopo appena un anno di servizio, si scopre il primo indizio di ci? che sar? della casa.
Sinch? io rimasi presso gli architetti, io mi dimostrai onesto e bravo; ma poi, non appena fui libero di seguire le mie inclinazioni, mandai in rovina tutte le loro fatiche. Venne l'ignavia, e per me fu come la tempesta, e, con l'arrivo suo, mi inond? di grandine e pioggia. Verecondia, virt?, se le port? via. Fatto e disfatto. E dopo, non mi curai di rimediare. E dopo, al posto della pioggia, si present? l'amore, nel mio petto. E mentre ci restava, nel petto, alluvion? il mio cuore. E ora, tutti insieme, beni e fiducia, fama e virt? e decoro m'hanno piantato in asso. In realt? sono diventato un buono a nulla. Per Polluce, queste travi trasudano, puzzano di marcio. No, non credo che la mia casa possa venir riparata, non credo che si possa salvarla dal crollo totale. Quando le fondamenta non reggono pi?, non c'? nessuno che possa darti aiuto. Mi fa male il cuore al pensiero di quel che sono e di quel che ero, quando nella ginnastica, [...] tra i giovani, nessuno era pi? svelto di me. Disco, asta, palla, corsa ed armi, equitazione, riempivano la mia vita, l'appagavano. Per frugalit? e resistenza ero di esempio agli altri. Anche i migliori mi prendevano come modello di vita. E ora, ora che son diventato uno straccio, a chi lo debbo? Solo alla mia testaccia.
  L'ultimo sforzo
      Re: L'ultimo sforzo
 

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