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Mittente:
Bukowski
Re: valerio massimo(credo). grazie ;D   stampa
Data:
04/07/2002 6.42.52




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Eh s?, ci hai azzeccato. E' Valerio Massimo, purtroppo. Dico purtroppo, perch? Valerio Massimo ? mia croce e delizia. Comunque fai bene ad esercitarti, e a farmi esercitare, traducendo i suoi testi ;). E questo non ? davvero male. Salutoni.

2.2.1 D'altra parte [autem] (i Romani) [? il sogg. sottinteso che si evince dal seguito del testo, a mio parere] erano legati [tenebantur] da un amore [caritate] per la patria (tanto) grande al punto [adeo?] che [? ut] nessun senatore - (e ci? avvenne) per molti secoli - avrebbe (mai) rivelato [enuntiaverit] le segrete disposizioni dei "padri coscritti".
Soltanto [= tantummodo] Q. Fabio Massimo - (ma) lui stesso (in effetti, solo) per imprudenza - confid? [narravit], (una volta) mentre raggiungeva [petens] la (propria) villa, a P. Crasso - che (a sua volta) stava tornando a casa - durante il tragitto [in itinere], ci? che [quod] era stato sancito [actum erat], in Curia, nella massima riservatezza [secreto, avv.], a riguardo della necessit? di dichiarare [ = indicendo; de + abl. argomento] la III guerra punica. (Fabio Massimo) ricordava [memor (erat)] che quello [Crasso] era stato questore tre anni prima, (ma) non era al corrente del fatto che [ignarus (erat)] (lo stesso Crasso) non era stato ancora ammesso [allectum; da "allego"] nell'ordine senatorio dai Censori: soltanto attraverso quella procedura (infatti) si garantiva l'accesso [aditus dabatur] alla Curia anche per coloro i quali (pur) avevano gi? ricoperto (delle) magistrature [insomma, l' "imprudentia" di Fabio Massimo ? semplicemente frutto di un equivoco, e fatta dunque in buona fede, come sottolinea lo scrittore: egli supponeva che Crasso fosse di gi? autorizzato a certe "confidenze" politiche].
Tuttavia, bench? l'imprudenza [error] di Fabio fosse (commessa) in buona fede [honestus], ciononostante (ne) venne duramente rimproverato dai consoli: (questi) giammai tolleravano, infatti, che la segretezza (delle decisioni) ne riuscisse incrinata [labefactari], (segretezza che ?) la condizione [vinculum] in assoluto migliore e pi? sicura da adottare per la gestione del potere [administrandarum rerum, genitivo di pertinenza]. E cos?, quando il re d'Asia Eumene - alleato fedelissimo di Roma [nostrae urbis] - ebbe rivelato [nuntiasset = nuntiavisset] al senato che da Perseo, (proprio) contro Roma [lett. contro il popolo?], si preparava la guerra, non si riusc? a sapere ci? che quello [Eumene] aveva rivelato, o i senatori risposto, prima che [ante? ut] si assod? [cognitum est] che Perseo era stato catturato [il periodo lo trovo un po' ostico, ma di senso semplice: acqua in bocca, fino a quando i giochi non sono fatti].
(Insomma) la Curia era (in Roma) il cuore profondamente devoto [ho legato cos? l'endiadi "fidus et altus"] allo Stato [dat. vantaggio], (cuore) custodito e protetto, per ogni dove, da una salutare cortina di silenzio: chi ne varcava la soglia [intrantes limen cuius], messo da parte ogni personale interesse [lett. affetto], abbracciava (esclusivamente) (quello) dello Stato [publicam]. Tal che, che dico uno!, ma (decisamente) nessuno - e c'? da crederlo [lett. crederes, "tu" generico, (lo) crederesti, (lo) potresti credere = congiuntivo potenziale] - (mai) avrebbe potuto udire [mantengo il valore "potenziale"] ci? che era stato rivelato ad orecchie cos? numerose [quelle dei senatori: i quali, pur numerosi, non si lasciarono sfuggir niente, nessuno di loro].

2.2.2 D'altronde, fino a qual punto [quantopere] gli antichi magistrati s'adoperarono [se gesserint] a tutelare [retinentes] la propria autorit? e (quella) del popolo romano ? possibile evincerlo da ci? [hinc, avv. luogo]: (ovvero dal fatto) che [quod], tra le altre attenzioni [indicia] atte a preservare [obtinendae; lett. ovv. genitivo] il (proprio) prestigio, praticavano [ho reso piuttosto liberamente "custodiebant"], con certosina perseveranza, questa: di non inoltrare comunicati [darent responsa] ai Greci se non in lingua latina. Al punto che [quin etiam] - bandita [excussa, da "excutio"] la speditezza [volubilitate] di parola [linguae; l'espressione, in questa traduzione, ? presa pari pari da IL], per la quale soprattutto [plurimum] (i Greci) si distinguono [valent] - costrinsero gli stessi [ipsos] (Greci) ad esprimersi [loqui] per mezzo di un interprete [per + acc. strumento animato], (e ci?) non solo nella nostra citt?, ma anche nella (stessa) Grecia ed Asia, al fine [quo, affinch?; quest'uso finale viene assunto, generalmente, in presenza di un comparativo] cio? [scilicet] che il calibro [honos] dell'eloquio latino si diffondesse tra tutti i popoli degno di assoluta venerazione [venerabilior; ecco il comparativo!; ? legato ad "honos", ch'? maschile]. (In effetti) non ? che (gli antichi magistrati) fossero privi di cultura, tuttavia erano d'avviso [arbitrabantur] che, sempre e comunque [lett. in re non nulla; ma due negazioni affermano], il pallio [abito greco] dovesse prostrarsi [subici] alla toga, valutando (di converso) cosa indegna che il prestigio [pondus] e l'autorit? dell'impero fossero sacrificate [donari] alle false, piacevoli lusinghe della cultura [nella fattispecie, della cultura greca].

Trad. Bukowski
  valerio massimo(credo). grazie ;D
      Re: valerio massimo(credo). grazie ;D
 

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