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Mittente:
Bukowski
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Data:
05/07/2002 11.23.57




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Ovidio, Tristia, III, 4/4b [le traduzioni sono sotto gli originali latini]

IV
O mihi care quidem semper, sed tempore duro
cognite, res postquam procubuere meae:
usibus edocto si quicquam credis amico,
uiue tibi et longe nomina magna fuge.
Viue tibi, quantumque potes praelustria uita:
saeuum praelustri fulmen ab arce uenit.
Nam quamquam soli possunt prodesse potentes,
non prosit potius, siquis obesse potest.
Effugit hibernas demissa antemna procellas,
lataque plus paruis uela timoris habent.
Aspicis, ut summa cortex leuis innatet unda,
cum graue nexa simul retia mergat onus.
Haec ego si monitor monitus prius ipse fuissem,
in qua debebam forsitan urbe forem.
Dum tecum uixi, dum me leuis aura ferebat,
haec mea per placidas cumba cucurrit aquas.
Qui cadit in plano (uix hoc tamen euenit ipsum)
sic cadit, ut tacta surgere possit humo.
At miser Elpenor tecto delapsus ab alto
occurrit regi debilis umbra suo.
Quid fuit, ut tutas agitaret Daedalus alas,
Icarus inmensas nomine signet aquas?
Nempe quod hic alte, demissius ille uolabat:
nam pennas ambo non habuere suas.
Crede mihi, bene qui latuit bene uixit, et intra
fortunam debet quisque manere suam.
Non foret Eumedes orbus, si filius eius
stultus Achilleos non adamasset equos:
nec natum in flamma uidisset, in arbore natas,
cepisset genitor si Phaethonta Merops.
Tu quoque formida nimium sublimia semper,
propositique, precor, contrahe uela tui.
Nam pede inoffenso spatium decurrere uitae
dignus es et fato candidiore frui.
Quae pro te ut uoueam, miti pietate mereris
haesuraque fide tempus in omne mihi.
Vidi ego te tali uultu mea fata gementem,
qualem credibile est ore fuisse meo.
Nostra tuas uidi lacrimas super ora cadentes,
tempore quas uno fidaque uerba bibi.
Nunc quoque summotum studio defendis amicum,
et mala uix ulla parte leuanda leuas.
Viue sine inuidia, mollesque inglorius annos
exige, amicitias et tibi iunge pares,
Nasonisque tui, quod adhuc non exulat unum,
nomen ama: Scythicus cetera Pontus habet.


O a me caro davvero sempre, ma che solo nell'avversit?
ho conosciuto, dopo il crollo della mia fortuna,
se tu credi qualche poco a un amico fatto esperto dai casi
vivi per te solo e fuggi lontano dai grandi nomi!
Vivi per te solo, e quanto puoi, evita ci? che pi? splende:
? da un fuoco abbagliante che viene il fulmine crudele.
Infatti bench? solo i potenti possano esserti utili
? meglio che non giovi chi ha il potere di nuocere!
Le antenne abbassate scampano alle procelle invernali
e le ampie vele hanno pi? da temere che le piccole vele.
Vedi come il sughero leggero galleggia sulla sommit? dell'onda
mentre il grave peso sommerge le reti intrecciate!
Se l'avvertimento che ti do avessi ricevuto prima io stesso,
forse sarei ancora nella citt? in cui avrei dovuto essere.
Finch? vissi con te, finch? lieve il vento mi sospingeva,
questa mia navicella corse per placide acque.
Chi cade nel piano - anche questo avviene
di rado- cade in modo che pu? alzarsi dal suolo che ha toccato;
ma l'infelice Elpenore caduto gi? da un alto tetto
and? incontro, vana ombra, al suo sovrano.
Come avvenne che Dedalo muovesse sicure le ali
mentre Icaro d? il suo nome a onde senza numero?
Certamente perch? questo volava alto, l'altro pi? basso;
poich? ambedue non avevano loro proprie ali.
Credi a me, vive bene chi vive appartato, e ciascuno
deve tenersi entro il limite della propria fortuna.
Non sarebbe Eumede privo di suo figlio, se lo stolto
non si fosse invaghito dei cavalli di Achille,
e Merops non avrebbe visto il figlio tra le fiamme e le figlie
mutate in alberi, se avesse riconosciuto come figlio Fetonte.
Tu pure abbi sempre timore di arrivare troppo in alto,
e non aprire troppo, ti prego, le vele della tua ambizione!
Sei degno di percorrere il cammino della vita senza ferite
al tuo piede e di godere di un destino pi? felice del mio.
Questi voti che faccio per te li meriti per il tuo dolce affetto
e per la fedelt? che non mi verr? meno per il resto del tempo.
Ti ho visto piangere sulla mia disgrazia con un tale volto
come si pu? credere che fosse allora il mio stesso volto;
ho visto sul mio viso cadere le tue lacrime
che ho bevuto insieme alle parole di amico fedele.
Anche ora difendi con zelo l'amico esiliato e addolcisci
dei mali che a stento in parte si possono addolcire.
Vivi senza invidia e passa senza gloria placidi anni
e stringi amicizie che siano pari al tuo grado
e ama del tuo Nasone il nome, la sola cosa finora
che non ? in esilio; il resto ce l'ha il Ponto Scitico.

IV B
Proxima sideribus tellus Erymanthidos Vrsae
me tenet, adstricto terra perusta gelu.
Bosporos et Tanais superant Scythiaeque paludes
uix satis et noti nomina pauca loci.
ulterius nihil est nisi non habitabile frigus.
Heu quam uicina est ultima terra mihi!
At longe patria est, longe carissima coniunx,
quicquid et haec nobis post duo dulce fuit.
Sic tamen haec adsunt, ut quae contingere non est
corpore: sunt animo cuncta uidenda meo.
Ante oculos errant domus, urbsque et forma locorum,
acceduntque suis singula facta locis.
Coniugis ante oculos, sicut praesentis, imago est.
Illa meos casus ingrauat, illa leuat:
ingrauat hoc, quod abest; leuat hoc, quod praestat amorem
inpositumque sibi firma tuetur onus.
Vos quoque pectoribus nostris haeretis, amici,
dicere quos cupio nomine quemque suo.
Sed timor officium cautus compescit, et ipsos
in nostro poni carmine nolle puto.
Ante uolebatis, gratique erat instar honoris,
uersibus in nostris nomina uestra legi.
Quod quoniam est anceps, intra mea pectora quemque
alloquar, et nulli causa timoris ero.
Nec meus indicio latitantes uersus amicos
protrahit. Occulte siquis amabat, amet.
Scite tamen, quamuis longe regione remotus
absim, uos animo semper adesse meo.
Et qua quisque potest, aliqua mala nostra leuate,
fidam proiecto neue negate manum.
Prospera sic maneat uobis fortuna, nec umquam
contacti simili sorte rogetis idem.

Una regione prossima agli astri dell'Orsa Erimantide
mi tiene, un paese bruciato dalla morsa del gelo.
Oltre non resta che il Bosforo, il Tanai e la scitica palude
e pochi nomi di localit? appena note.
Pi? avanti nulla vi ? se non l'inabitabile freddo.
Ahim?, come mi ? vicino l'ultimo lembo del mondo!
Lontana invece ? la patria, lontana la carissima consorte,
e tutto ci? che, dopo di loro, mi era dolce.
Queste cose tuttavia sono cos? presenti, che se non posso
toccarle col corpo, tutte le posso contemplare con l'animo.
Dinanzi ai miei occhi vagano la casa, la citt?, le forme
dei luoghi e ogni luogo ha con s? i suoi avvenimenti.
Dinanzi agli occhi mi sta l'immagine della sposa, come fosse
presente; lei fa pi? gravi i miei casi, lei li fa pi? lievi:
pi? gravi perch? ? lontana, pi? lievi perch? mi ama
e con fermezza ? ligia al pesante fardello che si ? imposta.
Voi pure siete radicati nel mio cuore, o amici,
che io vorrei citare ciascuno col proprio nome;
ma un timore prudente frena questo dovere e penso
che voi stessi non vogliate aver posto nella mia poesia.
Prima s?, lo volevate, ed era come un gradito onore
che nei miei versi si leggessero i vostri nomi.
Ma poich? questo ? rischioso, dentro al mio cuore a ciascuno
parler?, e a nessuno di voi sar? causa di timore.
N? il mio verso con qualche indizio far? uscire dall'ombra
gli amici che vi si nascondono: in segreto, chi mi ha amato, mi ami.
Sappiate tuttavia che, sebbene io sia lontano, esiliato
in una regione sperduta, vi ho sempre presenti nel mio animo;
e, nel modo che ciascuno pu?, alleggerite le mie pene
e non negate una mano fedele a chi ? stato bandito.
Cos? si mantenga a voi propizia la fortuna n? mai abbiate
a chiedere, toccati dalla medesima sorte, quello che io chiedo.

Trad. database progettovidio
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