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Bukowski
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Re: Val.Max.2.7.15!
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Data:
06/07/2002 18.40.59
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Infatti, tornava loro in mente [succurrebat] quanto accanita [animosa] severit? i loro antenati avessero adoperato [usi fuissent; utor regge l'abl.] durante la guerra tarantina, nel corso della quale - pur essendo le risorse dello Stato sfibrate e logore - quando ricevettero, restituito [missum] spontaneamente [ultro] dal re Pirro, un gran numero di prigionieri - propri concittadini - decretarono che quelli di loro [ex iis; partitivo] che avevano militato nella cavalleria, passassero nel novero della fanteria, e quelli che avevano militato nella fanteria [qui pedites fuerant] fossero (invece) assegnati alle schiere ausiliarie dei frombolieri; e (decretarono) che nessuno di loro si stabilisse nell'accampamento [intra castra tenderet], o cingesse il luogo - assegnato(gli) fuori del campo - con un fossato o con una trincea, o (infine) disponesse di una tenda in pellame [sono punizioni che segnano la "degradazione" di questi prigionieri restituiti ai Romani]. Di contro, disposero che chi avesse riportato duplici spoglie del nemico [cio? l'avesse sconfitto almeno due volte] fosse reintegrato [recursum ad pristinum] nel proprio reparto (di competenza). Umiliati da tali degradazioni, (questi prigionieri tornati tra le schiere amiche) da ignobili donativi di Pirro divennero nemici acerrimi. Il senato sfoder? [destrinxit] pari severit? [iram] contro coloro i quali, a Canne, avevano voltato le spalle alla Repubblica [avevano, cio?, disertato]; in effetti, pur avendoli (il senato) ridotti (dal punto di vista dei diritti) alla stregua di pi? che morti [potremmo dire, come si usa oggi: avendone sancito la "morte sociale": insomma, i prigionieri militari, i disertori, i traditori perdevano ogni diritto e considerazione], con un'estrema presa di posizione [grauitate decreti], dopo aver ricevuto un dispaccio da M. Marcello, che avanzava il permesso di farne uso nell'assedio di Siracusa, (il senato stesso) rispose che quelli non erano degni d'esser riammessi [reciperentur] nei ranghi militari [in castra]; tuttavia, concedeva che quello [Marcello] facesse ci? che ritenesse giovare [expedire] allo Stato, ma a condizione che nessuno di loro ricevesse licenze [vacaret munere; lett. fosse sollevato dall'incarico] o premi o tornasse in Italia fino a quando vi erano nemici. Fino a tal punto [sic; lett. in questo modo] il valore suole avere in odio i deboli [animos enervis --- -es]. Suvvia, quanto di cattivo grado [graviter] il senato toller? il fatto che i soldati avessero permesso [passi essent, da "patior"] che il console Q. Petilio cadesse ucciso mentre combatteva, con grande valore, contro i Liguri. (Il senato) dispose che a quella legione fosse interdetto il soldo di un anno [ho reso un po' liberamente e sinteticamente: legioni neque stipendium anni procedere neque aera dari uoluit], dato che (quei soldati) non avevano osato esporsi [lett. non si erano?] al fuoco nemico [telis hostium] per salvare il comandante [pro salute imperatoris]. E cos?, la decisione dell'ordine in assoluto pi? importante [amplissimi; il senato, appunto] si erse a splendido ed eterno monumento (alla memoria) di Petilio, sotto il quale (monumento) riposano le sue ceneri illustri sia per il sacrificio in battaglia [in acie morte] che per la vendetta (tributatagli) in senato (contro i soldati che lo avevano tradito). Con simile fermezza d'animo, quando Annibale gli [al Senato] offr? la possibilit? [fecisset potestatem] di riscattare [redimendorum] seimila Romani, che teneva prigionieri nel (suo) accampamento, (il senato) sdegn? l'offerta, consapevole [memor] che una tal moltitudine di giovani armati, se avesse (davvero) desiderato morire in modo degno [honeste], non avrebbe permesso d'esser catturata in modo (cos?) indegno. (Del resto francamente) non saprei se [nescio utrum? an?] deponesse a loro [dei soldati prigionieri] maggiore disonore [maius dedecus fuerit] il fatto che la patria li avesse considerati non meritevoli di riscatto o che il nemico (li avesse considerati) del tutto innocui [trad. legg. libera per " maius dedecus fuerit quod patria spei an quod hostis metus nihil in his reposuerit "], --- crux ---: questa [la patria] considerando [ducendo] di poco conto [parvi] (il fatto) che combattessero a suo favore, quello [Annibale] (il fatto che combattessero) contro di s?. Tuttavia, pur avendo pi? volte il Senato vigilato con severit? a vantaggio della disciplina militare, non saprei se (mai) cos? tanto [praecipue], (come) quando fece mettere in carcere quei soldati che avevano occupato Reggio con una guerra scorretta [iniusto], e - morto il comandante Iubellio - avevano fatto generale, di proprio arbitrio [sua sponte], il suo scriba M. Cesio; e - nonostante il tribuno della plebe M. Fulvio Flacco intimasse di non [denuntiante ne] infierire contro [animadvertere in] cittadini di Roma, ignorando la tradizione degli avi [aduersus morem maiorum], ciononostante la disposizione (punitiva) [propositum] ebbe luogo. Del resto, affinch? [quo + cong. valore finale, si usa generalmente in presenza di comparativi] essa [la disposizione di cui sopra] fosse condotta con minore ostentazione d'ostilit?, (il senato) ordin? che (di quei soldati) ne fossero frustati [percuti virgis] e decapitati [caesos securi; uccisi con la scure] cinquanta al giorno [per singulos dies], e non permise che i loro corpi fossero degnati degli onori funebri [trad. legg. libera di "eorumque corpora sepulturae mandari mortemque lugeri uetuit": fossero mandati a sepoltura e la morte pianta].
Trad. Bukowski
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• Val.Max.2.7.15! Re: Val.Max.2.7.15!
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