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Bukowski
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Data:
08/07/2002 13.57.13
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Dagli antichi [lett. presso?] i poeti eran ritenuti, come dire [quasi], essere interpreti e messaggeri degli d?i, e dagli d?i stessi inviati agli uomini, non solo allo scopo di allietarne l'esistenza [lett. gli animi] con la dolcezza delle (loro) composizioni poetiche [carminum], ma anche (allo scopo di) invogliarne [excitarent] gli animi al culto divino, all'amor [caritatem] di patria, alla memoria degli eroi [fortium virorum]. Presso i Greci, per quanto si tramanda [traditum est], godevano di somma considerazione [lett. venivano soprattutto celebrati] Omero, Pindaro, Sofocle, Eschilo e (tutti) i tragediografi; tra i Romani (invece) vengon ritenuti poeti eccelsi Lucrezio, Catullo, Virgilio e Orazio. Si narra che Pindaro (a suo tempo) non solo venne considerato, dagli uomini, (come) il pi? grande dei poeti lirici, ma (che) addirittura [etiam] era molto caro allo stesso Apollo. Dicono, infatti, ch'egli veniva spesso invitato dai sacerdoti (di Apollo) al tempio di Delfi, per il (sacro) banchetto, e che a lui, (altrettanto) spesso, veniva tributata parte delle offerte [munerum], che di solito veniva? offerta ad Apollo da coloro che officiavano i sacrifici [ab sacrificantibus]. A quanto si dice, anche Pan - la divinit? (protettrice) delle greggi e dei pastori - traeva cos? grande [adeo?] piacere da(ll'ascolto de)lle dolci composizioni di Pindaro, che [? ut] (Pan stesso) le (ri)suonava, col proprio flauto, nei boschi. Per quanto tutto ci? appaia (a buon ragione) frutto di fantasie leggendarie [ficta; lett. cose finte, inventate], ciononostante [tamen] possiamo presumerne [conicere ex iis] che (effettivamente) Pindaro fu superiore [superavisse] a tutti i poeti greci in ragione della perfezione [sublimitate; abl. limitazione, come il successivo] dei contenuti [sententiarum] e dello splendore del linguaggio [verborum] (delle sue composizioni).
Trad. Bukowksi
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