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Mittente:
Bukowski
Re: Seneca,Consolazione a Polibio, VIII paragrafo   stampa
Data:
10/07/2002 13.35.02




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Seneca, Consolazione a Polibio, VIII

Inoltre, ti indicher? un (altro) rimedio, forse non [non quidem] pi? valido, ma (certamente a te) pi? consono [familiarius]. Se qualche volta [si quando] ti rinserrerai [lett. fut. anteriore; ma ? in atto la "legge dell'anteriorit?"] in casa, giocoforza temerai [lett. dovrai temere] la malinconia; e infatti, per tutto il tempo che [quam diu] volgerai il pensiero [intueri (in) aliquem, idiomatico] al tuo dio, essa [illa, la "tristitia"] non avr? modo di insidiarti [inveniet nullum accessum (entrata) in te], (dato che) Cesare occuper? (appunto) ogni tuo pensiero [lett. tenebit omnia in te]; ma quando da lui distoglierai (il pensiero), (ecco che) allora il dolore, quasi (velut) a cogliere l'occasione [occasione data], esacerber? [insidiabitur] la tua solitudine e passo passo [paulatim] s'insinuer? nel tuo animo indolenzito [lett. requiescenti, che riposa].
E dunque, non c'? ragione per cui [non est quod] tu interrompa, anche per breve tempo, i tuoi studi [lett. patiaris ullum tempus vacare a studiis]: e allora [segue una serie correlata di "tunc" che, nel seguito, preferisco omettere], i tuoi studi letterari [tuae litterae], (da te) tanto a lungo e con tanta costanza [fideliter] amati, ricambino (questo) tuo amore [gratiam; lett. a te?], ti riconoscano [riconoscere nel senso di "rivendicare"] (effettivamente) loro primo sacerdote [antistitem] e cultore, e Omero e Virgilio, tanto benemeriti del genere umano, quanto tu di loro e di tutti - (autori) che hai desiderato fossero conosciuti a pi? persone rispetto (a quante per le quali) essi avevano scritto [la traduzione ? un po' involuta, perch? involuta la costruzione; il senso ? che Polibio si era dato da fare a che le opere di Omero e Virgilio, al di l? dei loro effettivi destinatari (ovvero gli uomini del loro tempo, ad es.) conoscessero, nel tempo, ben pi? larga "fortuna"] - s'intrattengano a lungo [multum] con te; tutti i momenti [omne tempus] che affiderai [commiseris; ancora "legge dell'anteriorit?"] alla loro protezione [lett. illis tuendum] saranno al sicuro [tutum].
E allora, mettiti sotto a comporre [lett. compone], per quanto ti ? possibile, le gesta del tuo Cesare, tal che siano narrate, nel corso di tutti i secoli, per mezzo di un banditore [praeconio] ch'? "di casa" (con Cesare stesso) [domestico]: egli stesso, a sua volta, ti dar? materiale e modello per "strutturare" (in opera) [formandi condendique], al meglio [optime], le (sue) imprese. Non oso invogliarti addirittura a [lett. eo usque ut, fino al punto di?] fare una silloge [lett. connectas; legare insieme], con la finezza che ti ? solita, anche di favolette e raccontini di stampo esopico, genere (finora) insondato [lett. non tentato] dal "genio" romano [e Fedro ? ;)]; del resto ? difficile che un animo cos? duramente provato [perculsus] possa dedicarsi cos? in fretta [cito] ad un tal genere di studi decisamente "allegri": purtuttavia, considera ci? [habeto; ti ricordo che alcuni verbi, tra cui appunto "habeo", esprimono il comando solo ed esclusivamente con l'imperativo futuro] una prova [argomentum] di un animo irrobustito e restituito a se stesso [cio?, che ? tornato nel pieno delle sue facolt?], se riuscir? [ancora? anteriorit?] a procedere da scritti pi? austeri a scritti pi? "leggeri". La stessa austerit? degli argomenti, che (esso) [l'animo] tratter?, lo avvincer? infatti in essi [ovvero, negli argomenti stessi], per quanto (l'animo sia) ancora indolente e riluttante con se stesso; (esso) [l'animo] non sopporter? [feret] questi (argomenti), che sono da affrontarsi con fronte corrucciata [remissa], a meno che [nisi] non sia di gi?, completamente [ab omni parte], tornata in salute [constiterit sibi]. Insomma, dovrai innanzitutto tornirlo [exercere eum; l'ogg. ? sempre l'animo] con studi [materia] pi? austeri, e (solo) in seguito rilassarlo con (studi) pi? leggeri.

Trad. Bukowski
  Seneca,Consolazione a Polibio, VIII paragrafo
      Re: Seneca,Consolazione a Polibio, VIII paragrafo
 

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